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Al di là della “concezione edipica del tempo”(Vattimo).

LA FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO DEI "DUE SOLI". Con la morte di Giovanni Paolo II, il Libro è stato chiuso. Si ri-apre la DIVINA COMMEDIA, finalmente!!! DANTE "corre" fortissimo, supera i secoli, e oltrepassa HEGEL - Ratzinger e Habermas!!! MARX, come VIRGILIO, gli fa strada e lo segue. Contro il disfattismo, un’indicazione e un’ipotesi di ri-lettura. AUGURI ITALIA!!!

Solo con Giuseppe, Maria è Maria e Gesù è Gesù. Questa la fine della "tragedia", e l’inizio della " Divina Commedia"!!! LA "SACRA FAMIGLIA" DELLA GERARCHIA CATTOLICO-ROMANA E’ ZOPPA E CIECA: IL FIGLIO HA PRESO IL POSTO DEL PADRE "GIUSEPPE" E DELLO STESSO "PADRE NOSTRO" ... E CONTINUA A "GIRARE" IL SUO FILM PRE-ISTORICO PREFERITO, "IL PADRINO"!!!
domenica 24 giugno 2007 di Federico La Sala
[...] Per chi è diventato come Cristo, un nuovo re di giustizia e un nuovo sacerdote, non resta che denunciare tutta la falsità (non della donazione, ma) delle fondamenta stesse dell’intera costruzione teologico-politica della Chiesa di Costantino - e re-indicare la direzione eu-angélica a tutti gli esseri umani, a tutta l’umanità!!! Per sé e per tutti gli esseri umani, Dante ha ri-trovato la strada: ha saputo valicare Scilla e Cariddi, andare oltre le colonne d’Ercole ... e non restare (...)

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> Con la morte di Giovanni Paolo II, il Libro è stato chiuso. Si ri-apre la COMMEDIA, quella DIVINA: la Fenomenologia dello "Spirito" dei "Due Soli". DANTE ’corre’ fortissimo - supera i secoli, e oltrepassa HEGEL - e RATZINGER !!! Un’ipotesi di ri-lettura

mercoledì 20 giugno 2007

Esce il libro di Peluffo sul Presidente. Ecco il racconto della visita al Pontefice il quale gli disse: «Lei è stato eletto il giorno della Madonna di Fatima e del mio attentato»

Ciampi e Karol, uniti dal 13 maggio

Wojtyla amava l’Italia, era cosciente della crisi etica della politica italiana e vedeva con simpatia il patriottismo del Capo dello Stato. Ad Assisi lo invitò ad accendere una lucerna per la pace, assieme ai capi delle grandi religioni

di Paolo Peluffo (Avvenire, 20.06.2007)

L’uscita allo scoperto avvenne per caso, il 19 ottobre del 1999 al termine della prima udienza ufficiale da Giovanni Paolo II. In realtà si trattava già della quarta volta che Ciampi e Karol Wojtyla avevano occasione di incontrarsi dopo l’elezione del Presidente. La prima volta era stata il 17 giugno, all’imbrunire di una giornata straordinariamente luminosa d’inizio estate, il Santo Padre era di rientro dal suo viaggio in Polonia, durante il quale aveva avuto una caduta in bagno, ferendosi alla fronte. L’incidente aveva destato preoccupazione sulla salute del Papa.

Ciampi aveva deciso di essere lui ad accoglierlo a Ciampino. Avevano fatto insieme duecento metri sulla pista, tra l’aereo di Stato e l’elicottero presidenziale che lo attendeva per riportarlo in Vaticano. Aveva il suo bastone. Parlò a lungo con il Presidente. Venimmo presentati anche noi, uno per uno. Karol Wojtyla ebbe una parola per ciascuno. Si erano poi visti anche con donna Franca dieci giorni dopo, nella cappella privata del pontefice, in Vaticano, dove avevano partecipato alla Messa del Santo Padre e poi alla prima colazione, con latte e marmellata. Lì scattò la grande simpatia anche verso la signora, per la sua straordinaria umanità e per il ruolo della sposa che interpretava in modo così forte.

Fu in quella occasione che il Papa ricordò al Presidente e alla signora che la sua elezione a larghissima maggioranza era avvenuta il 13 maggio, giorno della Madonna di Fatima: «Si ricordi, che Lei è stato eletto il giorno della Madonna di Fatima, il giorno dell’attentato contro di me e ha giurato fedeltà al suo Paese il giorno del mio compleanno... Ci chiamiamo Carlo tutti e due...».

Donna Franca s’inginocchiava sempre davanti al Papa che la tirava su con forza. Il protocollo stabilito da Ciampi prevedeva un inchino della testa, in segno di rispetto, senza inginocchiarsi, per segnalare la dignità repubblicana. La religione è per Ciampi un fatto intenso, ma privato.

Ricordo la sua arrabbiatura, la prima domenica dopo l’elezione a Presidente, perché un settimanale era riuscito a fotografarlo mentre prendeva l’ostia in una messa a Santa Severa, in maglione. Si arrabbiò terribilmente. Lo giudicava irriguardoso per il luogo, la Chiesa, per un atto al quale lui attribuiva un valore intimo, ma che non avrebbe mai ripetuto in pubblico. Infatti ogni volta che partecipava a una messa, in quanto Presidente rifiutava sempre la comunione. Si infastidiva se il sacerdote insisteva. Diceva al capo del Cerimoniale: «Diteglielo che non posso, non mi offrano l’ostia». La signora in questo senso seguiva il suo modo di essere più profondo: «Voi fate come volete - ci diceva - ma io di fronte a un uomo come il Papa, con quella carica umana, con quegli occhi, ma come si fa a non inginocchiarsi?». Venne poi la visita ufficiale. Era la prima volta che indossavamo il frac. Ci sembrò un tuffo nell’Ottocento, ma nell’insieme facevamo far bella figura alla Repubblica, con le nostre insegne verdi. Solo chi era già da tempo al Quirinale faceva bella mostra delle decorazioni pontificie. La salita verso il palazzo apostolico fu piacevole, eravamo accompagnati dai gentiluomini del Papa, c’era il principe Prospero Colonna, il principe Windisch Graetz e anche amici come Angelo Balducci e Luigi Roth.

L’incontro durò più del previsto. Ci furono i discorsi nella biblioteca. E poi il Presidente e la signora s’intrattennero a lungo in piedi con il Santo Padre. Lui li accompagnò fin fuori dallo studio. E lì, davanti alla porta, nel vano-finestra del corridoio era posizionata una telecamera fissa della tv vaticana che riprese, galeotta, la celebre frase di donna Franca: «Santità, la prego, non si strapazzi...». Quel Santità, non si strapazzi prese da solo la scena dell’incontro. L’incontro con il Papa ebbe al centro la difesa della famiglia, un punto sul quale il Presidente si trovava fortemente d’accordo.

Ma la discussione venne portata dai coniugi Ciampi sulla questione dei new media, che li angosci avano profondamente. «Questi ragazzi - diceva la signora - vengono lasciati per ore davanti alla televisione. I genitori hanno da fare. Lavorano. Escono la sera. Vanno a ballare; a cena con gli amici. I ragazzi a volte hanno una donna di servizio che non se ne occupa per niente. E poi con Internet? Ma chi li controlla? Con chi parlano?». Uscendo verso il corridoio, il Santo Padre prese Ciampi per il braccio e gli chiese: «Ma lei è davvero così preoccupato per le nuove tecnologie?». Il risultato di quell’incontro fu un ragionamento che il Presidente fece tre giorni dopo, nel discorso al Louvre, durante la sua prima visita a Parigi, il 21 ottobre 1999: «I media televisivi, le tecnologie satellitari e via cavo, Internet hanno allargato a dismisura le possibilità di accesso dei giovani a informazioni le più disparate. Ma hanno aperto altresì varchi non vigilati a messaggi negativi che mettono a rischio il percorso formativo dei giovani».

Anche Karol Wojtyla amava davvero l’Italia. Se ne preoccupava. Seguiva ogni sera i dibattiti televisivi, insieme a monsignor Stanislao, oggi cardinale arcivescovo di Cracovia. A quanto mi raccontava il Presidente, lui si arrabbiava per le continue risse politiche, per una curiosa tentazione nichilistica che attraversava la classe dirigente italiana; la difficoltà di vivere il sentimento di appartenenza nazionale, l’interesse nazionale come un dovere. Esso era invece più diffuso nel popolo. Per questo, Karol Wojtyla aveva visto con simpatia il patriottismo di Ciampi. Ne seguiva in televisione ogni intervento, ogni discorso.

Il 24 gennaio 2002 si tenne ad Assisi la cerimonia interreligiosa, ideata tanti anni fa dalla Comunità di Sant’Egidio e dai frati della Basilica, che negli anni era diventata un evento fondamentale di preghiera per la pace tra i popoli. Quando giungemmo ad Assisi, già diluviava. Nella piazza antistante la Basilica Superiore, era stata costruita una grande tensostruttura che garantiva al pubblico una copertura parz iale. Il Papa assisteva seduto sul sagrato alla cerimonia delle preghiere delle diverse confessioni cristiane e delle altre religioni presenti. Al termine della preghiera, si svolse il rito, antico e commovente, della luce.

Ciascun rappresentante religioso, aveva in mano una lucerna a olio, accesa. Uno dopo l’altro ci si recava nel centro della piazza dove era posizionato un grande tripode, e vi si posizionava la lucerna che, insieme alle altre, veniva a costituire una sorta di unica fiamma che rappresentava l’umanità. La cerimonia volgeva al termine, quando Giovanni Paolo II, con un gesto chiamò monsignor Stanislao che, a sua volta, chiamò il capo del Cerimoniale vaticano, il quale chinò l’orecchio verso il Papa, e poi, sorridendo, si diresse dritto dritto verso Ciampi che sedeva in prima fila, tra il pubblico. «Il Santo Padre la prega di aggiungere anche Lei una lucerna al fuoco della pace» disse il monsignore al Presidente, mentre qualcuno portò l’ultima lucerna. Ciampi la prese in mano e, camminando lentamente, la ripose per ultimo sul tripode di Assisi.

Il Santo Padre spirò la sera del 2 aprile 2005, poco dopo le 9,45. Da giorni, il Presidente e donna Franca venivano informati direttamente dal Palazzo Apostolico, senza alcuna mediazione. Li chiamava monsignor Stanislao. Da lui seppero prima dell’estrema unzione, poi del coma. Nel pomeriggio del 2 aprile, si capiva che l’agonia del Papa volgeva al termine. Cominciò, con dolore, a scrivere un possibile messaggio che sentiva di dover fare per quell’uomo, quel suo coetaneo, che gli era stato così vicino in quegli anni. Non volle registrare nulla. Il suo messaggio è uno dei documenti più profondi delle convinzioni del Presidente Ciampi.

Stanislao volle che Ciampi e donna Franca fossero i primi laici a vedere la salma, che guardammo tutti in tv esattamente in quel momento che venne aperta la Sala Clementina. La salma così dimagrita per la sofferenza e la disidratazione, fece un’impressione enorme. Donna Franca si inginocchiò. Poi andò a parlare con le suore polacche che da anni assistevano il Papa e che lei salutava ogni volta che veniva invitata a pranzo in Vaticano irrompendo in cucina e trattenendosi a chiacchierare con loro. Le esequie del Santo Padre furono uno di quegli eventi mondiali che hanno scosso e fatto riflettere, ma forse non abbastanza. Il Presidente era in posizione d’onore, con donna Franca, accanto a Stanislao e al presidente polacco Kwasniewski, come uno di famiglia. Rimane in tutti l’immagine della folla immensa, l’immagine del vento che sfoglia all’impazzata le pagine del Vangelo sulla bara.


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