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Al di là della “concezione edipica del tempo”(Vattimo).

LA FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO DEI "DUE SOLI". Con la morte di Giovanni Paolo II, il Libro è stato chiuso. Si ri-apre la DIVINA COMMEDIA, finalmente!!! DANTE "corre" fortissimo, supera i secoli, e oltrepassa HEGEL - Ratzinger e Habermas!!! MARX, come VIRGILIO, gli fa strada e lo segue. Contro il disfattismo, un’indicazione e un’ipotesi di ri-lettura. AUGURI ITALIA!!!

Solo con Giuseppe, Maria è Maria e Gesù è Gesù. Questa la fine della "tragedia", e l’inizio della " Divina Commedia"!!! LA "SACRA FAMIGLIA" DELLA GERARCHIA CATTOLICO-ROMANA E’ ZOPPA E CIECA: IL FIGLIO HA PRESO IL POSTO DEL PADRE "GIUSEPPE" E DELLO STESSO "PADRE NOSTRO" ... E CONTINUA A "GIRARE" IL SUO FILM PRE-ISTORICO PREFERITO, "IL PADRINO"!!!
domenica 24 giugno 2007 di Federico La Sala
[...] Per chi è diventato come Cristo, un nuovo re di giustizia e un nuovo sacerdote, non resta che denunciare tutta la falsità (non della donazione, ma) delle fondamenta stesse dell’intera costruzione teologico-politica della Chiesa di Costantino - e re-indicare la direzione eu-angélica a tutti gli esseri umani, a tutta l’umanità!!! Per sé e per tutti gli esseri umani, Dante ha ri-trovato la strada: ha saputo valicare Scilla e Cariddi, andare oltre le colonne d’Ercole ... e non restare (...)

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> LA FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO DEI "DUE SOLI". DANTE "corre" fortissimo, supera i secoli --- Per il "Dantedì". Accademici e ministri, fissate il giorno del «Dante pride». È giunto il momento di mettersi d’accordo (di Paolo Di Stefano)

domenica 12 maggio 2019

Accademici e ministri, fissate il giorno del «Dante pride»

È giunto il momento di mettersi d’accordo e fissare d’imperio una Giornata da dedicare al Sommo Poeta: «Vuolsi così colà dove si puote...».

di Paolo Di Stefano (Corriere della Sera, 23.04.2019)

Lo confesso. Questo è un articolo che ho scritto più volte (inascoltato) da quando siamo a cavallo tra un anniversario dantesco e l’altro: tra il 2015 (750 anni dalla nascita) e il 2021 (700 anni dalla morte). Lo confesso, ma ci sono casi in cui repetita juvant («et secant», scherzava il mio professore di latino). Ieri, 23 aprile, era la Giornata mondiale del libro, istituita il 7 ottobre 1926 per celebrare la nascita del padre del romanzo europeo, lo spagnolo Miguel de Cervantes. Dal 1930 si passò al 23 aprile in omaggio a Shakespeare e a Garcilaso de la Vega, che morirono lo stesso giorno di Cervantes nel 1616. Quel giorno, San Jordi, patrono di Barcellona, i librai catalani regalano una rosa per ogni libro acquistato.

È una festa a cui Inge Feltrinelli ha partecipato tante volte impazzando allegramente per le ramblas con il suo amico Manolo, Manuel Vázquez Montalbán. Ma questa è una semplice variante sul tema. La ripetizione sta nell’insistere perché anche Dante abbia una sua Giornata sul calendario, così come Cervantes, Shakespeare e Joyce, che a Dublino (e nel mondo) dal 1950 viene festeggiato ogni 16 giugno. Santificato San Remo, beatificati i nostri mille festival quotidiani, metabolizzato agevolmente il Black Friday, dopo sette secoli sembra giunto il momento di uno scatto d’orgoglio tutto italiano: per le università, per le accademie (Crusca, Lincei eccetera), per la benemerita Società Dante Alighieri, per la gloriosa Società Dantesca, per i dantisti e i dantologi, per gli infaticabili Istituti di Cultura, per gli illuminati ministri della cultura, dell’interno, degli esteri, della difesa, delle infrastrutture, dei trasporti...

È giunto il momento di mettersi d’accordo e fissare d’imperio una Giornata da dedicare al Sommo Poeta: «Vuolsi così colà dove si puote...». Un Dantedì o se preferite un “Dante Pride” per le strade, nelle piazze, nei teatri, nelle chiese, nelle scuole: ovunque, in Italia, in Europa, nel mondo, e se possibile (sarebbe un segno di eterna gratitudine) anche nell’aldilà. All’anno prossimo.


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