"Gomorra al Nord", perquisizione a l’Espresso e a casa di tre giornalisti *
Perquisizione alla redazione de L’Espresso a Roma, per ordine della procura di Napoli. A denunciare l’accaduto è il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, che parla di una «azione invasiva grave e sconcertante». La perquisizione sarebbe motivata, spiega il segretario del sindacato dei giornalisti, dalla ricerca di prove sui responsabili di presunte fughe di notizie relative all’inchiesta con il titolo Gomorra al Nord pubblicata sul numero in edicola dai giornalisti Giuliano Di Feo ed Emiliano Fittipaldi.
«La gravità e lo sconcerto - dice Siddi - è data anche dal fatto che la perquisizione avviene a redazione chiusa in assenza dei colleghi nei confronti dei quali è condotta l’indagine. C’è da chiedersi -prosegue - cosa valgano a questo punto le ripetute sentenze della corte di cassazione , che formano giurisprudenza , che hanno giudicato illegittime azioni di questo tipo in quanto arrecano potenziali e reali limitazioni alla libertà di stampa».
Le ispezioni della Guardia di finanza sono in corso dalle 7 del mattino anche nelle abitazioni dei due cronisti e in quella di un collaboratore di Napoli dell’ Espresso, Claudio Papaianni, che non ha firmato tra l’altro nessun articolo dell’inchiesta. Di Feo però e fuori Roma e quindi gli investigatori, riferisce ancora Siddi, sono rimasti a piantonare la porta dell’appartamento.
Fittipaldi e Di Feo «sono indagati di pubblicazione di atti coperti dal segreto giudiziario e di favoreggiamento - dice il segretario Fnsi - ipotesi accusatoria che appare del tutto fuori luogo, fantasiosa e illogica, se non quasi una scusa per giustificare la gravità del provvedimento adottato». Per i due giornalisti de L’Espresso è la seconda perquisizione a distanza di una settimana (la prima era già avvenuta dopo la pubblicazione nel numero precedente del settimanale di un servizio di copertina sui rifiuti a Napoli dal titolo “Così ho avvelenato Napoli” ).
In casa di Fittipaldi, secondo quanto risulta a Siddi, gli uomini della finanza non avrebbero trovato «nulla di quanto cercavano, com’era ovvio». A Napoli, in casa di Papajanni, sarebbe stato sequestrato invece «persino il pc della moglie del collega, del tutto estranea all’inchiesta». «È paradossale e intollerabile - conclude Siddi - che nei giorni della mattanza di Castelvolturno e di drammatici episodi di criminalità sui quali la stampa è esposta ad ogni rischio per assicurare il diritto all’informazione, i delinquenti incalliti la facciano franca e i giornalisti siano trattati come i peggiori farabutti del Paese».
* l’Unità, Pubblicato il: 20.09.08, Modificato il: 20.09.08 alle ore 12.25