40 milioni in meno ai giornali
di Maristella Iervasi *
Blitz del Tesoro sulle risorse per l’editoria. Quaranta milioni di euro in meno (contributo diretto) per le testate di partiti politici che hanno il proprio gruppo parlamentare in una delle Camere o che sono editi da cooperative di giornali. Una mossa quella del dicastero di Padoa-Schioppa che ha spiazzato tutti. A cominciare dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con delega all’editoria, Riccardo Levi, che a più riprese nelle settimane scorse aveva assicurato: «Il governo non farà tagli selvaggi». Anzi, era stato dato per certo un ripiano di risorse, per sopperire ai tagli previsti in precedenza: un emendamento alla Finanziaria 2007 di circa 40milioni di euro, a nome del deputato diessino relatore della manovra di bilancio Michele Ventura, avrebbe dovuto sanare tutto.
E invece il taglio c’è stato e pure corposo. Il contributo diretto dello Stato (tabella C) è stato per il 2005 di circa 140milioni di euro; con il taglio-blitz diminuisce di 40milioni di euro, del 22% in meno. E non finisce qui: nel maxi emendamento che accompagna la Finanziaria 2007, che verrà sottoposta oggi al voto di fiducia, ci sarebbero anche notevoli tagli ai contributi indiretti (telefoni, tariffe postali, ecc..).
Stupore e preoccupazione per il blitz hanno subito espresso Paolo Serventi Longhi, segretario della Federazione nazionale della Stampa e Franco Siddi, presidente della Fnsi e membro del Consiglio generale degli italiani all’estero. E in serata il sottosegretario Levi ha detto: «I conti sulle risorse per l’editoria vanno fatti dopo il passaggio della Finanziaria al Senato». Il responsabile del governo per l’editoria ammette di fatto il taglio dei 40 milioni di euro (e il mancato recepimento dell’emendamento Ventura) e precisa: «Sui fondi della Tabella C era stato chiesto un aumento che ancora non è stato accordato. È opportuno dunque - conclude Levi - attendere l’esame della manovra al Senato prima di trarre delle conclusioni».
L’Unità riceve all’anno circa 6 milioni di euro. Se questo taglio fosse confermato il contributo si ridurebbe di più di un milione e mezzo di euro all’anno, che con l’andamento attuale del mercato della carta stampata potrebbe significare un’isormontabile difficoltà. Se il Tesoro non avesse ostacolato l’emendamento Ventura, ci sarebbero stati tagli alle risorse per l’editoria ma si sarebbe privilegiato il criterio di assegnazione dell’importo complessivo. Salvaguardando i giornali con un struttura redazionale certa, un progetto industriale e di distribuzione importante sul territorio. In pratica, nessun piano regolatore dell’editoria ma la sicurezza di risorse pubbliche. Effettuando controlli e ritocchi alle storture del sistema, per evitare anomalie. Più o meno quello che aveva detto il sottosegretario Levi, nell’ottobre scorso, alla Commissione Affari Costituzionali del Senato: «Occorre lavorare sul settore dell’editoria usando le provvidenze pubbliche, gli aiuti dello Stato, per avere imprese editoriali più solide, che possono occupare più giornalisti e far fronte al rinnovamento delle tecnologie».
Paolo Serventi Longhi, segretario Fnsi, vuole capirne di più. «Prediamo atto con preoccupazione di questi mancati aumenti e di possibili ulteriori tagli all’editoria - ha detto -. Nei prossimi giorni cercheremo di leggere i testi. Non vorremmo che si tagliasse a chi fa informazione corretta, in condizioni difficili, rispettando le leggi e i contratti, e si premiassero le aziende ricche, che fanno utili e utilizzano il precariato per sostituire il lavoro dipendente».
* www.unita.it, Pubblicato il: 18.11.06 Modificato il: 18.11.06 alle ore 16.53