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SCIOPERO DEI GIORNALISTI ...LIBERTA’ DI STAMPA E DEMOCRAZIA IN PERICOLO. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Il rinnovo del contratto dei giornalisti è un diritto primario”. Serventi Longhi: "Parole come pietre". Siddi: "Viva gratitudine al Capo dello Stato". E il grido d’allarme di Furio Colombo.

giovedì 16 novembre 2006 di Federico La Sala
[...] Se i titolari dell’imprese editoriali continueranno a negare non solo il diritto alla contrattazione ma anche il diritto al confronto tra parti sociali, anche a fronte dell’alto messaggio del Presidente della Repubblica, vorrà dire che occorrerà aprire una seria e severa riflessione nel Paese sul venir meno di una funzione fondamentale degli editori che, in tal caso sarebbero avviati verso la via, pubblicamente insostenibile, dell’irresponsabilità sociale.
La tutela di un bene (...)

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> SCIOPERO DEI GIORNALISTI ... E DEMOCRAZIA IN PERICOLO. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Il rinnovo del contratto dei giornalisti è un diritto primario”. Serventi Longhi: "Parole come pietre". Siddi: "Viva gratitudine al Capo dello Stato". E il grido d’allarme di Furio Colombo.

lunedì 11 dicembre 2006

Giornalisti, la precarietà nero su bianco

di Paola Zanca *

Pensionati e giornalisti a tempo perso. La strada più fantasiosa per sfuggire alle norme contrattuali che regolamentano la professione giornalistica, l’ha trovata il gruppo editoriale proprietario de "La provincia" di Como e di altre tre testate locali. Un’ispezione dell’Inpgi, l’ente previdenziale dei giornalisti, aveva segnalato una quarantina d’irregolarità, cioè di collaboratori che di fatto svolgevano attività redazionale ma che non venivano riconosciuti come lavoratori subordinati. Insomma, l’annosa questione dei contratti a progetto per lavoratori che a progetto non sono. Lo stesso fenomeno che si verifica nei call center, per intenderci. Ma che se applicato ad un campo delicato come quello dell’informazione, per usare le parole del segretario della Fnsi, Paolo Serventi Longhi, «non può che disegnare un giornalismo meno libero, più condizionato dalla volontà delle imprese». Nel caso de "La provincia" di Como, infatti, gli editori, per evitare grane sindacali, hanno pensato bene di affidare tutti i rapporti di collaborazione solo a pensionati o a persone che svolgono già un’altra professione e fanno i giornalisti come secondo lavoro. In sostanza, la negazione della professionalità. E soprattutto, un lavoro redazionale quasi a costo zero.

Nel mondo del giornalismo, ormai, è quasi la regola. A partire dal grande business degli stage. Quella che dovrebbe essere un’attività formativa, che consente agli aspiranti giornalisti un primo approccio al lavoro di una redazione, è diventata ormai una vera e propria fucina di lavoratori volontari. Sì, perché lo stage è gratuito, migliaia di studenti delle 19 scuole di giornalismo attualmente riconosciute dall’Ordine sono pronte, primavera, estate, autunno e inverno, a colmare i buchi nelle redazioni che gli editori non hanno più interesse a mantenere a livelli occupazionali adeguati. Il tutto senza poter nutrire troppe speranze per il proprio futuro lavorativo: nel 2005, 1400 candidati si sono presentati all’esame di iscrizione all’Albo dei professionisti. Il migliaio che l’ha superato, ora dovrà fare i conti con i risicati 225 posti che si stima vengano "liberati" in un anno. E con i 2500 giornalisti disoccupati che affollano le liste di collocamento.

Il professionismo, dunque, diventa un deterrente all’assunzione di un giornalista, e oggi, come insegna la vicenda del comasco, perfino a una semplice collaborazione esterna. È così che furoreggia quello che la Federazione Nazionale della Stampa chiama abusivato, e che in realtà è lavoro nero. Il libro bianco sul lavoro nero presentato lunedì dalla Fnsi disegna un quadro desolante. L’abusivato dura in media 2/3 anni, ma non sono rari i casi in cui la precarietà si prolunga fino a 6/7 anni. Situazioni che vanno da chi ha un contratto a tempo determinato, una collaborazione a progetto fino ai veri e propri cottimisti, giornalisti pagati ad articolo. Tutti uniti da uno stesso minimo comun denominatore: non godere di nessun tipo di tutela, né sanitaria, né previdenziale, né assicurativa. E senza nessun diritto alla contrattazione. Soldi pochi, e quando, non si sa. I prezzari delle testate vanno dai 3 euro di una breve notizia ai 20 euro scarsi per un articolo di apertura. La legge 231 del 2002, inoltre, imporrebbe il pagamento delle prestazioni giornalistiche a 30 giorni. In realtà, i dati raccolti dal sindacato della stampa, mostrano come i tempi per ricevere il compenso oscillano dai 60 ai 500 giorni.

L’idea in cantiere, intanto, è quella di un bollino blu agli editori che non abusano dei giornalisti, ovvero erogare finanziamenti pubblici solo alle testate che presentano questa sorta di certificazione etica. L’obiettivo è quello di arrivare ad una riforma della legge sull’editoria che tenga conto di tutti i pezzi del mosaico: i giornalisti, l’azienda, il prodotto, la pubblicità, la distribuzione, la normativa antitrust, i finanziamenti. L’editoria - ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Ricardo Franco Levi - «merita sostengo per il ruolo sociale e civile che esercita», ma non è «la respirazione bocca a bocca ad un settore che ha seri problemi di sopravvivenza ciò che le provvidenze pubbliche possono fare». «Dopo Natale - ha aggiunto - partiranno le audizioni per arrivare, in aprile, alla nuova legge che affronterà anche nuove responsabilità importanti, non solo per quanto riguarda il contributo all’informazione, ma anche nei confronti dei diritti delle persone». Al termine dell’incontro, l’intervento del presidente della Camera Fausto Bertinotti, che ha voluto sottolineare come la precarietà vada «in qualche modo accettata e inserita in un sistema di regole. Alla diffusione generalizzante del precariato bisognerebbe apporre una diversa coppia, che è la coppia lavoro stabile e riconosciuto e lavoro autonomo». Ma - ha concluso - «se un lavoro viene chiamato autonomo, autonomo deve essere, non può servire solo ad aggirare le regole di un contratto».

Nel frattempo, le giornate da qui alla fine dell’anno si preannunciano calde sul fronte degli scioperi. Il 18 e il 19 incroceranno le braccia gli operatori di radio e tv. La carta stampata, dopo le astensioni dalla firma dei giorni scorsi, minaccia scioperi a sopresa, in attesa del rinnovo del contratto scaduto da oltre 600 giorni.

* l’Unità, Pubblicato il: 11.12.06, Modificato il: 11.12.06 alle ore 17.53


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