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MAMMASANTISSIMA. Il grande ordine simbolico del "Che-rùbino" ... tutti e tutto!!!

lL "LOGO" DELLA SAPIENZA, L’UMANITA’, E L’ACQUA. PAESE IMPAZZITO: FORZA "CHE RùBINO" TUTTO E TUTTI !!! PER IL "logo" della "SAPIENZA" DI ROMA, UN APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA!!! Una nota, con articoli - a cura di Federico La Sala

sabato 12 luglio 2008
[...] Affinché il "cherubino" non diventi "un diavoletto"... che ha trovato una pietra "cara" e "preziosa" ed esclami: "che - rubìno!" ... Qui non capiscono il valore di un’"ACCA" - H, lo prendo Io: lo venderò a "caro-prezzo" ("caritas"); e fonderò un ’nuovo’ partito, una ’nuova’ chiesa [...]
ITALIA: LA NOSTRA PATRIA E’ LA LINGUA, NON LA TERRA NON IL SANGUE. Dante e Saussure insegnano.
EMERGENZA EDUCATIVA: TRADIMENTO DEGLI INTELLETTUALI.
 (...)

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> lL "LOGO" DELLA SAPIENZA, L’UMANITA’, E L’ACQUA. -- Il rettore del "La Sapienza", Eugenio Gaudio, sulll’offerta formativa dell’università (di Corrado Zunino)

lunedì 23 maggio 2016

Eugenio Gaudio, Rettore della Sapienza di Roma

“Colmare la distanza tra sapere e saper fare”

di Corrado Zunino (la Repubblica, 23.05.2016

Eugenio Gaudio, 60 anni, da ottobre 2014 è rettore dell’università La Sapienza di Roma, la più grande del Paese. Medico chirurgo, nel programma elettorale aveva, in gerarchia alta, il rapporto tra università e lavoro.

Rettore, ci spieghi in che modo l’offerta formativa della Sapienza sta rispondendo ai cambiamenti nel mondo del lavoro.

«Innanzitutto, stiamo aumentando l’offerta a livello internazionale e introducendo concorsi tenuti completamente in inglese per spingere i nostri all’estero e dall’estero attrarre. Poi, abbiamo istituito nuove lauree, direttamente ispirate dal mondo del lavoro. Un corso in inglese su fashion- moda, per esempio, pieno di storia, geografia, cultura del Paese, peculiarità artistiche. Si parte a settembre. Oggi un manager solo economico e giuridico è superato, dobbiamo formarli con competenze umanistiche, psicologiche, filosofiche. Più contaminati e adeguati al capitale umano che devono gestire».

Quali le novità nell’area medica?

«È stata la prima ad adeguarsi e oggi offre i risultati migliori. Due i pilastri: il numero programmato, non chiuso. Programmato in maniera democratica. Consente di studiare e non solo di iscriversi. E poi tutte le lauree di area medica sono professionalizzanti: clinici, tecnici di laboratorio, infermieri. Una novità è stata la riforma delle scuole di specializzazione, prima ancora l’esame unico nazionale. E 60 crediti assegnati per la pratica medica provano a chiudere quella distanza tra sapere e saper fare che è un limite dei nostri laureati. Presto arriveremo all’Esame di Stato consegnato insieme alla laurea e i nostri universitari non butteranno via un anno».

La formazione medica ha una lunga scia di concorsi fasulli, un rapporto non aperto tra insegnante e docente.

“La cultura del “mi metto dietro al professore e attendo” ha prodotto pessime cose, ma è frutto delle aperture senza investimenti degli anni Sessanta. Nel 1950 in Italia, a Medicina, c’erano 400 iscritti l’anno, dal 1969 sono diventati 4.500. E l’intaso di studenti senza sbocchi lavorativi ha creato le file, le lauree senza frequentare, il rapporto ottriato professore-discente. L’esame di specializzazione nazionale ha rotto un legame di scuola che è positivo, ma ha visto troppi abusi. E così l’introduzione di soglie minime nei concorsi. C’è ancora strada da fare».


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