Il ministro dell’Educazione di Minsk disponibile ad esaminare la richiesta dei Giusto. Dall’orfanotrofio di Vileika respinte le accuse di violenza pronunciate da Maria. Bambina bielorussia, governo possibilista: "Esamineremo la domanda di adozione" Dal pulpito della chiesa di Cogoleto il parroco guida un comitato a favore del rimpatrio. La Croce Rossa vuole incontrare Maria nella "casa del bambino" dov’è ricoverata. *
MOSCA - Il ministro bielorusso dell’Educazione Aleksandr Radkov parla di Maria, la bambina rimpatriata tre giorni fa dall’Italia dopo un lungo braccio di ferro con la famiglia affidataria: "Se i coniugi di Genova la rivogliono - dice il ministro - ne facciano richiesta e noi esamineremo la domanda in base alla legge". Dopo la rigida posizione mantenuta nei giorni scorsi davanti ai magistrati, l’apertura dell’esecutivo bielorusso arriva inaspettata e coglie di sorpresa anche l’avvocato della famiglia affidataria.
"E’ comunque un atto di umanità che ci fa grande piacere, ci rincuora moltissimo", ha detto Giovanni Ricco, legale dei coniugi Giusto. "Credo che sarà nell’interesse nostro e soprattutto della bambina cercare di riaprire tutti i canali possibili".
In questi giorni Maria è ricoverata in una struttura pubblica in Bielorussia, una "casa del bambino" come viene chiamata. E’ seguita, insieme all’équipe della struttura, anche da due psicologhe italiane dell’Asl che l’hanno accompagnata nel viaggio di ritorno in Patria.
L’opinione pubblica italiana è divisa sulla vicenda. C’è chi sostiene che nascondere la bambina alle autorità bielorusse sia stato un’illegalità che ha danneggiato non solo il futuro di Maria ma anche quello degli altri 40 mila bambini bielorussi che sperano di essere adottati dalle famiglie italiane che già li ospitano, e c’è chi invece è convinto che il rimpatrio della piccola sia stato un "tradimento".
Il parroco di Cogoleto dove abita la famiglia guida da giorno una battaglia a favore del rimpratrio della bambina. Dal pulpito della chiesa di Santa Maria ha invitato i fedeli ad esporre lenzuola bianche alle finestre per protestare contro la decisione di rimpatriare la piccola: "Continueremo a cercare Maria - ha detto don Danilo - perché in questo momento si sente tradita da noi". Ad ascoltare la predica, ieri mattina, c’erano anche le "nonne" che hanno nascosto la bambina venti giorni nel convento di Saint Oyen in Valle d’Aosta. "Siamo indignati: abbiamo dimostrato di essere forti con i deboli e deboli con i forti", ha detto il parroco denunciato per sottrazione di minore insieme alle due "nonne" e a don Francis Darbellay, priore della casa di accoglienza del Gran San Bernardo dove la bambina è rimasta ospite nei giorni di fuga.
Dalla Bielorussia, il direttore dell’istituto di Vileika dove la famiglia genovese sostiene che Maria sia stata vittima di gravi violenze, liquida come "menzogne" le accuse dei coniugi Giusto. Intervistato da un’emittente moscovita, Nikolai Volchkov respinge le accuse: "Lo ripeto: non c’è stato nessun abuso nell’orfanotrofio".
Ma i coniugi non demordono: Alberto Figone, uno degli avvocati della famiglia Giusto, ha predisposto un ricorso alla Corte di Strasburgo, mentre la CRI italiana chiede di incontrare Maria in Bielorussia: ’’Siamo pronti ad esercitare pressioni sul Governo bielorusso e su quello italiano", ha detto Massimo Barra, presidente della Croce Rossa. "Se ci sarà consentito, una nostra delegazione sarà presto in Bielorussia per incontrare la bambina’’. (2 ottobre 2006)
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www.repubblica.it, 02.10.2006