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"Gomorra" italica....

EMERGENZA RIFIUTI. PRODI sollecita pulizia. Decreto speciale per la CAMPANIA. A otto mesi di distanza dalla nomina, Bertolaso promette: "La soluzione in dieci giorni". Ma alla fine viene sostituito dal prefetto di Napoli Pansa - a cura di pfls

sabato 7 luglio 2007 di Federico La Sala
[...] "La Presidenza del Consiglio - spiega una nota - ha avviato la fase di uscita dall’emergenza rifiuti in Campania. In seguito all’approvazione e alla conversione del decreto legge n. 61 dell’11 maggio 2007 sugli interventi straordinari per lo smaltimento dei rifiuti nella Regione Campania per le cui finalità sono stati stanziati 80 milioni di euro, la Presidenza del Consiglio comunica che questa fase transitoria, in vista del passaggio alla gestione ordinaria della Regione Campania - (...)

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venerdì 10 agosto 2007

il caso impregilo

Chiusi nove siti di smaltimento su ordine del gip di Napoli. Nuove accuse a Bassolino *

Napoli Non si ferma l’inchiesta sulle irregolarità nello smaltimento dei rifiuti in Campania. E piovono anche nuove accuse per Antonio Bassolino. Sono stati sequestrati, infatti, due giorni fa nove siti di stoccaggio e ben 3 milioni di ecoballe nelle province di Napoli e Caserta. Le aree interessate si trovano nei territori dei Comuni di Villa Literno, Giugliano, Caivano, Marcianise, Piano D’Ardine, Casaduni, Capua.

Nell’ordinanza il gip, Rosanna Saraceno, ha ipotizzato violazioni delle norme ambientali e il reato di abuso d’ufficio. Tutte accuse che cadono adesso sulle spalle del governatore Bassolino e sui vertici dell’Impregilo. Il governatore sarebbe colpevole di aver autorizzato i siti di stoccaggio e l’attività di discarica a cielo aperto. Una pratica non solo non ecologica, ma anche dannosa per salute pubblica. Però vantaggiosa per chi la gestisce. In sintesi Antonio Bassolino, Pier Giorgio e Paolo Romiti dell’Impregilo vengono accusati di produrre balle di «tal quale», senza alcun valore energetico. Ovvero "eco" balle di rifiuti indifferenziati tritati, privi di potenziale combustibile, a causa del cattivo funzionamento degli impianti costruiti dalla Impregilo. In realtà, continua Saraceno, i nove siti sequestrati non erano aree ecologiche di gestione dei rifiuti, ma discariche a cielo aperto. Secondo il gip, le imprese affidatarie erano più interessate all’utile economico derivante dalla vendita dell’ energia elettrica ricavata bruciando il materiale stoccato. Un incasso da capogiro, circa 200 milioni all’anno. Con la corretta applicazione del contratto, scrive il gip, si sarebbe scongiurata l’emergenza sanitaria e ambientale in una regione già devastata dal problema dei rifiuti. Gli imputati, però, sono pronti a respingere ogni accusa.

* Avvenire, 10.08.2007


rapporto istat

E smaltirli costa 20 miliardi di euro all’anno

Da Roma Alessia Guerrieri (Avvenire, 10.08.2007)

L’Italia spende sempre di più per gestire i rifiuti. È quanto emerge dal primo studio organico dell’Istat relativo al periodo 1997-2006. Negli ultimi dieci anni la spesa dell’Italia per l’immondizia è aumentata del 78%. Un dato allarmante che diventa impressionante se convertito in cifre. Una somma che nel 2006 è vicina a 20 miliardi di euro, pari all’1,3% del Pil. Lo studio dell’Istituto di ricerca ha fornito dati sistematici anche per la gestione delle acque reflue (scarichi domestici e non) e per le risorse idriche. Nel decennio appena trascorso, la spesa complessiva per i tre servizi ecologici è aumentata del 60%. Una crescita generalizzata dei tre settori ambientali, con maggiore incidenza per i rifiuti. In Italia nel 2006, la spesa nazionale per i tre servizi è stata di oltre 31 milioni di euro, circa il 2,1% del prodotto nazionale.

I calcoli forniti dall’Istat sono basati sugli schemi del sistema ambientale Seriee, sviluppato in sede Eurostat. L’importanza di questo rapporto è dovuta all’utilizzo dei conti satellite che descrivono le risorse economiche utilizzate dal nostro Paese per proteggere l’ambiente dall’inquinamento e dal degrado. Stabiliscono, cioè, l’uso intelligente del denaro secondo i criteri di sostenibilità ambientale. Particolare interesse suscitano i dati relativi alla gestione dell’immondizia, cioè il settore che si occupa delle politiche dell’intero processo dei rifiuti, dalla raccolta, allo smaltimento ed infine al riutilizzo dei materiali di scarto.

In tutti i servizi ambientali la componente principale della spesa nazionale è rappresentata dai consumi, cioè da quanto sborsano i diversi utenti per la fruizione del servizio. Sono i consumatori intermedi, le famiglie e le piccole imprese, a rappresentare la quota maggiore di spesa. Per i rifiuti questi spendono poco più di 11 miliardi di euro, il 59% del totale. Nella gestione delle risorse idriche, la maggior parte di uscite è data invece dai consumi finali delle famiglie, della pubblica amministrazione (Pa) e delle istituzioni sociali senza scopo di lucro (Iss). A loro, infatti, va attribuito il 48% del totale, una cifra che si aggira intorno a 4 miliardi e mezzo di euro. I consumi delle Pa e delle Iss, però, fanno essenzialmente riferimento a servizi prodotti a favore della collettività. Sono, in definitiva, tutte quelle attività di regolamentazione dei servizi ambientali e l’attività di comunicazione a loro connesse.

Un dato significativo del rapporto, è la crescita decisa fino al 2001 e poi ridimensionata, degli investimenti per la realizzazione di servizi ambientali, soprattutto nel settore dei rifiuti. A registrare un aumento delle risorse impiegate sono soprattutto i produttori ausiliari, cioè coloro che realizzano servizi ambientali a proprio uso e consumo. Una crescita di circa il 20% , che dimostra la tendenza all’internalizzazione dei servizi ecologici. Ma gli investimenti sono soprattutto, nel 75% dei casi, in mano ad aziende private. Il dato fa riflettere. Non solo perché si assiste ad un progressivo processo di privatizzazione dei servizi ambientali, ma anche perché dimostra che i produttori privati sono sempre più orientati a investire in attività "verdi". Sono ancora le imprese (67%), seguite a lunga distanza dalle famiglie (27%), a finanziare la quota principale della spesa nazionale per i rifiuti. Risultano così in crescita i produttori specializzati privati, un settore che ha compreso prima l’attenzione alla tutela dell’ambiente.


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