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Il Van - gélo di Costantino e dell’Oro, di "Mammona" (= Caritas)

IL CATTOLICESIMO CON LA CROCE UNCINATA. L’apertura degli archivi del vescovo filonazista Alois Hudal, rettore per decenni del Collegio pangermanico di Santa Maria dell’Anima a Roma ripropone la necessità di una analisi in profondità dei rapporti tra la gerarchia cattolica tedesca e l’ideologia hitleriana

venerdì 26 gennaio 2007 di Federico La Sala
[...] Ma da questo punto di vista è desolante constatare quanto superficiale sia stato finora, in generale, l’approccio analitico al fenomeno del consenso cattolico nei confronti dei regimi autoritari fioriti in mezza Europa tra le due guerre mondiali. Che non si sia compreso come il sostegno di Hudal al nazismo, lungi dal rappresentare il singolare esito patologico di una qualche deviazione individuale, riassuma in miniatura una intera stagione teologico-intellettuale, e forse persino (...)

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> IL CATTOLICESIMO CON LA CROCE UNCINATA. --- CHIESA CATTOLICA E TERZO REICH (1933-1934). Affinità elettive in nome dell’ordine (di Alessandra Marani)

sabato 20 settembre 2008


-  Affinità elettive in nome dell’ordine

-  I rapporti tra chiesa cattolica e nazismo

-  di Alessandra Marani (il manifesto, 19.09.2008)

LIBRI :
-  MARTINO PATTI,
-  CHIESA CATTOLICA E TERZO REICH (1933-1934),
-  MORCELLIANA, PP. 368, EURO 25

Risalgono a poco più di un anno fa le tensioni fra il Vaticano e Israele per la didascalia posta sotto la foto di Pio XII nel museo dell’Olocausto a Gerusalemme che attribuisce al pontefice pesanti responsabilità per non avere condannato esplicitamente il nazismo. La posizione della chiesa cattolica nei confronti del Terzo Reich continua infatti a costituire un nodo problematico non risolto.

Anche la produzione storiografica è divisa tra chi sottolinea la netta contrapposizione dell’istituzione ecclesiastica al nazismo e chi mette in evidenza le radici profonde del consenso cattolico al nazionalsocialismo, come testimoniano il saggio di Giovanni Miccoli I dilemmi e i silenzi di Pio XII (Rizzoli, 2000) e la miscellanea Cattolicesimo e totalitarismo curata da Daniele Menozzi e Renato Moro (Morcelliana, 2004).

In Chiesa cattolica e terzo reich (1933-1934) Martino Patti pubblica adesso cinque saggi editi tra il 1933 e il 1934 dall’editore Aschendorff ad opera di altrettanti intellettuali cattolici tedeschi. Gli scritti dimostrano il solido fondarsi di questi studiosi in una stessa cultura che usava riferimenti filosofici, categorie di lettura del presente e del recente passato, modelli di relazione tra chiesa e società uniformi. Ma ognuno degli autori coniuga quei dati comuni con altre suggestioni provenienti dalla cultura filosofica tedesca e dà così un apporto specifico alla precisazione delle affinità tra cattolicesimo e nazionalsocialismo.

Nel saggio di Michael Schmaus - professore di dogmatica all’Università di Münster - sono presenti gli elementi propri di una cultura cattolica intransigente che si è opposta all’Illuminismo, al processo di laicizzazione dello stato, di secolarizzazione della società, che ha giudicato l’età moderna come l’età del «soggettivismo esasperato» e della scienza «priva di premesse morali fondate apriori» e che ha condannato il liberalismo, origine di tutti i mali successivi. Schmaus giudica il nazionalsocialismo la grande occasione per combattere il bolscevismo, per rigettare «l’inganno secondo cui la sapienza umana potrebbe forgiare da sé le leggi che regolano l’economia e la società» e per ricreare una società rispettosa dell’ordine naturale voluto a Dio: organica, fondata sui principi di autorità, ordine gerarchico, rispetto delle «differenze ontologiche» degli individui e che ripudia sia la concezione democratica che la pretesa di eguaglianza tra uomo e donna.

Nelle pagine del teologo, poi docente all’università di Monaco dal 1946 al 1956 e perito straordinario al Concilio Vaticano II, è presente anche la convinzione, derivata dalla filosofia di San Tommaso, che stato e chiesa si devono armonizzare per condurre gli uomini al conseguimento dei loro fini. Questa visione, unita all’affermazione che il bene dello stato viene prima del bene del singolo, spiega la necessità della limitazione della libertà individuale, giudicata tra l’altro in linea con la dottrina cattolica del peccato originale «che giustifica la diffidenza verso la libertà».

Infine il concetto di Volk (comunanza di «lingua, di sangue, di terra, di destino e di dovere») diventa il punto di incontro della concezione organicistica antiliberale con una concezione di Dio contaminata con categorie hegeliane, da cui deriva la convinzione che ad ogni Volk spetti una specifica missione e a quello tedesco «uno dei compiti più significativi».

Nel suo saggio Joseph Lortz - professore all’Accademia di Braunsberg e autore della Storia della Chiesa in una prospettiva di storia delle idee , che nel 1960 raggiunse la sua ventesima edizione tedesca - individua nel nazionalsocialismo ciò che permette alla chiesa di portare a compimento la sua evoluzione storica: il superamento della sua politicizzazione (necessaria nell’età liberale in cui lo stato laico non accettava più i fondamenti dell’ordine naturale), la diffusione capillare dell’etica cattolica e la realizzazione dell’unità ecclesiale dopo la spaccatura introdotta dalla Riforma di Lutero.

Il testo di Franz G. Taeschner, professore di storia orientale all’Università di Münster fino al 1956, consente poi di evidenziare come l’affermazione che il cristianesimo è portatore di una concezione totalitaria, alla quale corrisponde la conduzione autoritaria della chiesa, sia strettamente connessa con l’accettazione della dimensione totalitaria del nazionalsocialismo. L’autore afferma che il Terzo Reich si conforma alle leggi di natura proprio grazie alla concezione della nazione come «organismo vivente», basata sul fondamento razziale e in cui il singolo è un tassello della Volkgemeinschaft e alla concezione autoritaria dello stato. Per Taeschner, cattolicesimo e nazionalsocialismo sono allora due realtà assolutamente complementari.

Infine il saggio di Josef Pieper, dal 1959 professore di antropologia filosofica all’Università di Münster, sottolinea le concordanze tra i contenuti dell’enciclica di Pio XI del 15 maggio 1931 - che, condannando la lotta di classe, proponeva un modello di società organicistico e valutava positivamente il corporativismo - e il diritto del lavoro dello stato nazionalsocialista.

Il volume di Patti permette dunque importanti precisazioni circa i complessi sedimenti filosofici, teologici, ecclesiologici, economico-sociali che hanno condotto questo gruppo di intellettuali cattolici a interpretare il fenomeno del nazionalsocialismo come l’evento provvidenziale che consentiva il superamento degli errori della modernità e la via attraverso cui ristabilire l’ordine naturale voluto da Dio, di cui la chiesa cattolica si riteneva depositaria.


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