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Il Van - gélo di Costantino e dell’Oro, di "Mammona" (= Caritas)

IL CATTOLICESIMO CON LA CROCE UNCINATA. L’apertura degli archivi del vescovo filonazista Alois Hudal, rettore per decenni del Collegio pangermanico di Santa Maria dell’Anima a Roma ripropone la necessità di una analisi in profondità dei rapporti tra la gerarchia cattolica tedesca e l’ideologia hitleriana

venerdì 26 gennaio 2007 di Federico La Sala
[...] Ma da questo punto di vista è desolante constatare quanto superficiale sia stato finora, in generale, l’approccio analitico al fenomeno del consenso cattolico nei confronti dei regimi autoritari fioriti in mezza Europa tra le due guerre mondiali. Che non si sia compreso come il sostegno di Hudal al nazismo, lungi dal rappresentare il singolare esito patologico di una qualche deviazione individuale, riassuma in miniatura una intera stagione teologico-intellettuale, e forse persino (...)

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> IL CATTOLICESIMO CON LA CROCE UNCINATA. ---- Un prete in camicia nera (e Priebke). «Non mollare mai» (di Luca Kocci)

mercoledì 16 ottobre 2013


-  Un prete in camicia nera
-  «Non mollare mai»

-  di Luca Kocci (il manifesto, 15 ottobre 2013)

«Niemals aufgeben», ovvero «Non mollare mai». Ma forse, visto il destinatario dell’esortazione, la traduzione più appropriata sarebbe «Boia chi molla». Lo scriveva pochi mesi fa sul suo sito internet - dove è ancora leggibile - don Curzio Nitoglia, confessore e consigliere spirituale di Erich Priebke, che così augurava buon compleanno al boia delle Fosse Ardeatine, in occasione dei suoi cento anni, il 29 luglio 2013.

Insomma se il Vicariato di Roma ha negato il funerale religioso pubblico in una chiesa della capitale autorizzando solo una preghiera «in forma strettamente privata nella casa che ospitava le spoglie del defunto», qualche esponente dei settori più tradizionalisti del clero - in questo caso che gravita nella galassia dei lefebvriani - non solo non è d’accordo con la decisione del cardinal Vallini, ma continua ad esaltare Priebke.

Don Nitoglia infatti, all’indomani della morte dell’ex capitano della SS, ha ripubblicato sul suo sito la versione integrale dell’ultima intervista di Priebke, risalente allo scorso luglio. «La sua pubblicazione è al solo scopo informativo, per avere una piú ampia conoscenza del suo pensiero, occultato o distorto dalla maggior parte dei media», mette le mani avanti il prete, che però poi colloca in grande evidenza quella che probabilmente reputa essere il nucleo centrale dell’intervista: «Domanda: Sig. Priebke anni addietro lei ha dichiarato che non rinnegava il suo passato. Con i suoi cento anni di età lo pensa ancora? Risposta: Sì».

Intervista che è un condensato delle tesi razziste, negazioniste (le camere a gas? «Una falsificazione vergognosa») e antisemite (la Shoah? «Propaganda») della destra neofascista e del cattolicesimo integralista di cui Nitoglia non è che uno dei suoi esponenti sparsi per l’Italia: dalle riviste come Cristianità a personaggi come don Giulio Tam che, prima di essere sospeso a divinis e poi scomunicato, diceva «la mia tonaca è una camicia nera taglia XXL» (data anche la sua corporatura da peso massimo).

Don Nitoglia, dopo un percorso piuttosto accidentato sempre nell’orbita del tradizionalismo cattolico, è ora vicino alla Fraternità Sacerdotale San Pio X fondata da mons. Lefebvre, ai cui vertici nel 2009 papa Ratzinger ha revocato la scomunica (mentre è ancora aperto il confronto con la Santa Sede sul Concilio Vaticano II, che i lefebvriani non riconoscono: si vedrà cosa deciderà Bergoglio). Risiede a Velletri, presso le Discepole del Cenacolo - una delle comunità italiane della Fraternità - dove organizza ritiri spirituali sul Catechismo della Chiesa (il prossimo sarà il 10 novembre). Gira l’Italia tenendo conferenze sui “poteri forti contro la famiglia”, sulla Chiesa preconciliare e su Priebke, suo “figlio spirituale”, che difende fino ed oltre la morte. L’eccidio delle Fosse Ardeatine, una «crudele necessità di guerra», ha seguito equi criteri di «proporzionalità» rispetto all’«illegittimo attentato di via Rasella», scrive Nitoglia. «Quindi Priebke è vittima di una ingiustizia giuridica»


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