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Il Van - gélo di Costantino e dell’Oro, di "Mammona" (= Caritas)

IL CATTOLICESIMO CON LA CROCE UNCINATA. L’apertura degli archivi del vescovo filonazista Alois Hudal, rettore per decenni del Collegio pangermanico di Santa Maria dell’Anima a Roma ripropone la necessità di una analisi in profondità dei rapporti tra la gerarchia cattolica tedesca e l’ideologia hitleriana

venerdì 26 gennaio 2007 di Federico La Sala
[...] Ma da questo punto di vista è desolante constatare quanto superficiale sia stato finora, in generale, l’approccio analitico al fenomeno del consenso cattolico nei confronti dei regimi autoritari fioriti in mezza Europa tra le due guerre mondiali. Che non si sia compreso come il sostegno di Hudal al nazismo, lungi dal rappresentare il singolare esito patologico di una qualche deviazione individuale, riassuma in miniatura una intera stagione teologico-intellettuale, e forse persino (...)

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> IL CATTOLICESIMO CON LA CROCE UNCINATA. ---Alois Hudal. La fede del vescovo nel nazismo buono. Dario Fertilio ricostruisce in modo «critico» la storia controversa di questo servo del Vaticano (di Frediano Sessi)

sabato 30 maggio 2015

Il prelato tedesco Alois Hudal

La fede del vescovo nel nazismo buono

di Frediano Sessi (Corriere della Sera, 30.05.2015)

Nell’aprile del 1945, molti gerarchi nazisti, in fuga, trovarono a Roma, presso il Collegio teutonico di Santa Maria dell’Anima, un lembo di patria nazista, in cui ottenere aiuto, per sfuggire alla cattura. Grandi criminali di guerra, responsabili dello sterminio degli ebrei e di uccisioni sistematiche di civili, ebbero nel rettore dell’Anima, il vescovo Alois Hudal, un aiuto sicuro. Passaporti e identità immacolati, biglietti di viaggio e un imbarco dal porto di Genova, per l’espatrio, furono garantiti a tutti.

Il vescovo Hudal riuscì a nasconderli in case del Vaticano e a ottenere sui documenti il visto della Croce Rossa Internazionale. «Le anime degli uomini sono soggette solo al giudizio di Dio». Con questa ferma convinzione, il prelato tedesco Hudal, che pregava spesso per la salvezza dell’anima di Hitler e che vedeva in lui l’uomo mandato dalla provvidenza per combattere l’ateismo comunista e capitalista, e portare alla conquista l’Occidente cristiano, aiutò a nascondersi e a fuggire dagli Alleati: Joseph Mengele; Adolf Eichmann, l’organizzatore dei trasporti di ebrei verso lo sterminio; Gustav Wagner, comandante del Lager di eliminazione di Sobibor; Eduard Roschmann, lo spietato macellaio di Riga e molti altri ancora. Con il suo nuovo romanzo storico (L’anima del Fuhrer, Marsilio), Dario Fertilio ricostruisce in modo «critico» la storia controversa di questo servo del Vaticano, poco amato da Papa Pacelli, su cui, nel dopoguerra, è sceso il silenzio.

Il romanzo è costruito a partire da un materiale documentario e da fonti inedite (tra cui i libri e il diario scritti da Hudal) ed è sostenuto da una scrittura lucida e appassionata che conduce il lettore dentro la storia ma, insieme dentro le vite, i pensieri e i sentimenti dei protagonisti. Fertilio ricostruisce puntualmente i contesti in cui si svolgono i fatti e consente al lettore di entrare direttamente nei luoghi del racconto, di un’Europa distrutta dalla guerra, in cui era difficile sopravvivere anche se scampati al terrore dei bombardamenti o delle deportazioni.

Al tempo stesso si interroga sulle idee di Hudal, per il quale esisteva un nazismo buono, spirituale e uno malvagio. Per questo motivo, aiutando i gerarchi in fuga, restò coerente con la sua idea di convertire al cristianesimo i nazisti. E tuttavia, Fertilio, sottolinea come questa storia sia di per sé ambigua: chi aveva interesse a che Hudal agisse in tal modo? Il Vaticano e gli americani per continuare la lotta contro il comunismo? I sovietici che cercavano tra i nazisti scienziati per la loro nuova guerra contro l’occidente? Alla fine, restano aperti interrogativi inquietanti, su una storia non ancora risolta.


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