A causa del riscaldamento globale della Terra si sciolgono le strade ghiacchiate che li collegano al resto del mondo
Ontario, 20.000 verso l’isolamento sono i primi naufraghi del clima
Pronto un piano di emergenza per queste popolazioni delle foreste canadesi: rifornimento di viveri con gli aerei
di LUIGI BIGNAMI *
ROMA - Numerose comunità che vivono a Nord dell’Ontario stanno per diventare i primi naufraghi per l’aumento della temperatura terrestre. Nei prossimi mesi infatti, potrebbero ritrovarsi completamente isolate dal resto del mondo perché la temperatura è così elevata che le strade ghiacciate, tracciate sopra fiumi e laghi, solitamente utilizzate durante la stagione invernale per rifornire i vari villaggi, non offrono la garanzia di poter essere percorse.
"Il ghiaccio non ha il suo colore bluastro indice di consistenza. Assomiglia a polistirolo. E’ estremamente fragile", spiega Stan Beardy, il gran capo della Nishnawbe Aski Nation, che rappresenta il gruppo First Nation dell’Ontario. Questa situazione ha già causato gravi problemi negli scorsi anni, ma quest’anno sembra che la condizione sarà peggiore, perché le strade invernali che attraversano laghi e fiumi non saranno percorribili che per poche settimane. Le comunità infatti, attendono proprio l’inverno per fare rifornimenti di vario tipo, dai combustibili ai materiali per la costruzione di edifici, fino ai viveri di ogni genere. Attraversare le foreste infatti, in estate risulta molto difficile se non impossibile, perché le strade sono poche e i grossi camion da rifornimento non sono in grado di raggiungere tutti i villaggi. In inverno invece, la gente sfrutta i fiumi e i laghi ghiacciati sui quali tracciano anno dopo anno rotte ben precise.
Negli ultimi anni l’arco di tempo durante il quale era possibile tale tipo di trasporto si è via via ridotto, tanto che negli ultimi due anni si è ristretto a soli 2-3 mesi, quando in origine si estendeva anche per 5-6 mesi. Se le condizioni meteorologiche non dovessero cambiare entro poche settimane quest’anno il tempo per il trasporto si ridurrà ad uno o al massimo due mesi, insufficiente per poter rifornire le 34 comunità, composte da oltre 20,000 persone, che vivono disperse nelle foreste canadesi.
"Basta un grado di aumento della temperatura dell’area per perdere anche due mesi di possibili trasporti", spiega Beardy. Qualcuno ha pensato di comprare camion più leggeri, ma ciò non fa che aumentare il potenziale pericolo di finire annegati in un fiume o un lago, sottolinea il gran capo. Ora si sta pensando di rifornire le comunità per via aerea, ma questo permette di inviare loro solo viveri, non certo altri beni.
Stando ai dati dell’Environment Canada, l’organizzazione che studia il clima del Paese, negli ultimi 60 anni, la temperatura invernale del Paese è aumentata di 0,8° C, mentre quella primaverile di 1,3°C. Ma nelle regioni del nord, la temperatura è cresciuta di ben 4,4°C nell’arco dello stesso tempo. "In effetti, dal 1998 ad oggi la temperatura media del Canada è sempre stata al di sopra della media, tant’è che queste temperature anomale stanno diventando la noma", spiega Bob Whitewood, un climatologo dell’Environment Canada. Le conseguenze si possono ben vedere nella Baia di Hudson dove i ghiacci si sciolgono in media anche una settimana prima rispetto a soli 10 anni fa.
Ma se fino ad oggi questi dati erano solo elementi per allarmare il mondo intero ora sono diventati un’urgenza senza confronti per le comunità indigene del Canada, le cui popolazioni stanno diventando i primi naufraghi dei cambiamenti climatici.
* la Repubblica, 13 novembre 2006