CONSULTA: BOCCIATA LA NORMA ’ANTICASELLI’ *
ROMA - La Corte Costituzionale ha dichiarato l’ illegittimità costituzionale della cosiddetta norma ’anti Caselli’ introdotta dal centrodestra con la riforma dell’ordinamento giudiziario del 2005. La norma escludeva dal concorso per gli incarichi direttivi i magistrati che non assicuravano almeno quattro anni prima della pensione nel caso degli uffici di merito, e due anni per la Cassazione. Proprio a causa di questa norma varata nel 2005, Giancarlo Caselli fu escluso dalla corsa per la direzione della procura nazionale antimafia, perché aveva già compiuto 66 anni.
"La Corte Costituzionale - afferma Palazzo della Consulta in una nota - ha dichiarato l’ illegittimità costituzionale della norma che in tema di conferimento degli incarichi direttivi ai magistrati ordinari limitava la partecipazione alla procedura selettiva ai soli magistrati che avessero assicurato almeno quattro anni di servizio prima della data di ordinario collocamento a riposo per gli uffici di merito, o almeno due anni per gli uffici di legittimità, senza tener conto della normativa che consente ai magistrati di permanere in servizio fino al compimento del settantacinquesimo anno di età".
IL CONSIGLIO DI STATO DA’ RAGIONE A CARBONE
Il Consiglio di Stato ha dato ragione a Vincenzo Carbone, il presidente aggiunto della Cassazione la cui nomina a primo presidente della Suprema Corte era stata bocciata dal Csm. E ha ordinato a palazzo dei Marescialli di provvedere.
Carbone aveva già ottenuto una prima vittoria dal Tar del Lazio che aveva annullato la delibera con la quale il Csm nel dicembre scorso aveva bocciato la sua nomina a primo presidente della Cassazione, per un incarico di insegnamento svolto senza aver chiesto l’autorizzazione a Palazzo dei Marescialli. Un’autorizzazione che, invece, secondo il Tar del Lazio, non era necessaria.
Il Csm a sua volta aveva chiesto al Consiglio di Stato di annullare e di sospendere l’efficacia della sentenza del Tar del Lazio. Ma i giudici di Palazzo Spada hanno rigettato la richiesta di sospensiva del Csm, accompagnando la decisione con "un ordine all’amministrazione di provvedere", cioé di adeguarsi alla sentenza del Tar del Lazio. I giudici avrebbero deciso anche sul merito, ma hanno rinviato il deposito della sentenza, la cui stesura potrebbe richiedere diverso tempo. In sostanza, con la sua pronuncia il Consiglio di Stato ordina al Csm di provvedere a esprimersi con un nuovo voto sulla nomina di Carbone a primo presidente. E stavolta non può avere rilievo, ai fini della decisione del Csm, la mancata autorizzazione per l’incarico di insegnamento svolto dal magistrato.
* ANSA » 2007-06-20 19:32