Sguardi persiani
Le figlie di Shahrazad. Anna Vanzan racconta l’evoluzione del pensiero femminile iraniano: una finestra aperta sulla vita delle donne persiane tra le timide riforme dello scià, le restrizioni di Khomeini e le riaperture di Khatami
Sotto il velo c’è una testa per comandare
In «Figlie di Sharazad» l’autrice cita numerose scrittrici iraniane. Ecco una breve bibliografia
Di Sharnush Parsipur sono reperibili in italiano «Donne senza uomini» (Aiep, 2000) e «Tuba e il senso della notte» (Tranchida, 2000).
Le scrittrici citate da Anna Vanzan sono antologizzate nel volume «Parole svelate» (Imprimitur, 1998)
«Lo specchio e la rosa. Antologia di poetesse sufi», a cura di Anna Vanzan (San Marco dei Giustiniani, 2003).
di Elena Doni (l’Unità, 5.06.2009)
Un libro dopo l’altro - con in più qualche buon film - procede la scoperta del Vecchio Mondo, in particolare di quello islamico. E sgomenta la nostra ignoranza di un contesto culturale ricchissimo sul quale, fino a ora, abbiamo chiuso gli occhi. Né è mai stato possibile aprirli sulla metà femminile di quel mondo: che invece ha avuto scrittrici di rilievo, con il valore aggiunto di farci comprendere l’evoluzione di un paese che spesso ci è apparso incomprensibile.
A farci conoscere la straordinaria e antica vitalità della produzione letteraria delle donne iraniane è oggi Anna Vanzan, studiosa dell’università di Milano e della Iulm, con Figlie di Shahrazad (Mondadori, pag. 210, euro 18). Nome non casuale quello di Shahrazad: la mitica eroina delle Mille e una notte «aveva letto, libri, annali e leggende, imparato a memoria le opere dei poeti e studiato la filosofia e le scienze». Furono dunque intelligenza, cultura e fantasia a permetterle di sopravvivere notte dopo notte, salvando così anche centinaia di giovani donne dalla crudeltà del sultano.
La domanda di scolarizzazione è stata infatti la principale rivendicazione delle femministe iraniane del Novecento, attraverso giornali e riviste ma anche organizzando loro stesse corsi di alfabetizzazione. Oggi il numero delle studentesse universitarie iraniane supera quello dei maschi e i testi letterari scritti da donne sono più numerosi di quelli degli uomini. Il libro della Vanzan è una porta spalancata su un mondo che fino dal XIV secolo ha avuto letterate al tempo stesso anche donne di potere: Padeshah Khatun, governatrice di una regione, orgogliosamente dichiarava «sotto il mio velo ho una testa adatta al comando».
IL PENSIERO FEMMINILE
Più interessante per noi è l’evoluzione del pensiero femminile iraniano negli ultimi 40 anni: le donne iraniane parteciparono con entusiasmo ai moti contro lo scià, che aveva concesso il voto alle donne ma aveva anche abolito un gran numero di associazioni femminili indipendenti; aveva varato un diritto di famiglia più attento alle donne (un uomo non poteva prendere una seconda moglie senza il consenso della prima) ma conservava poi intatti molti privilegi maschili. Molte donne aderirono così in un primo momento alla rivoluzione islamica per poi sentirsene tradite: Khomeini reinstaurò la poligamia, escluse le donne alla carriera di giudice, proibì l’uso dei contraccettivi. Con l’avvento al potere di Khatami, prima ministro della Cultura e poi presidente della Repubblica islamica, i lacci del regime si allentarono. Negli anni ‘90 l’Iran si è trovato con una popolazione giovanissima, desiderosa di vivere come i coetanei occidentali, con ragazze altamente scolarizzata, e che pretende lavoro e riconoscimento dalla società. Nonostante l’alternarsi di relativa libertà e restrizioni la presenza delle donne sulla scena pubblica è oggi incontestabile: «È una nuova generazione che non rimane segregata in casa e cambia le regole col proprio comportamento», dice Anna Vanzan.
Tra gli strumenti di sopravvivenza c’è il «femminismo islamico», ora diffuso in tutti i paesi musulmani ma nato in Iran proprio all’inizio degli anni novanta. Consiste nell’affermare che il Corano contiene principi di equità di genere e di giustizia sociale permettendo alle donne di reclamare diritti senza uscire dalla cornice islamica. Da percorsi ideologici diversi è nata una straordinaria produzione femminile letteraria, ma anche teatrale e cinematografica, che non si può non ammirare.
Di questa vitalità, dal ribollire di iniziative delle figlie di Shahrazad - che appunto vinse la sua battaglia con l’intelligenza e la cultura - traccia un panorama Anna Vanzan. Includendo, tra l’altro, lodi per chi, come Marjane Satrapi autrice del fumetto (o graphic novel) Persepolis, percorre strade totalmente nuove.