poesia
Così le donne arabe musicano la parola
DI PIERANGELA ROSSI (Avvenire, 03.11.2007)
Dal Marocco all’Iraq, dalla Siria allo Yemen. Parlano del velo, certo, ma soprattutto d’amore e di non amore le poetesse arabe contemporanee. Proprio come se volessero - e alcune sono emigrate vestire abiti occidentali e liberare l’amore. In alcune zone del mondo arabo non possono firmare autografi in pubblico, e neppure recitare a voce alta un distico. Ad alcune è capitato di finire in carcere per gli scritti saggistici in favore della libertà e dell’emancipazione, altre sono fuggite, c’è chi ha perso il posto di lavoro in università dopo gli attacchi di un poeta islamico conservatore, alcune, come detto, sono in esilio in Occidente - Francia, Germania, Stati Uniti, Canada - , alcune hanno pubblicato in Paesi arabi - il Libano - più moderati.
Esce ora un’antologia a cura di Valentina Colombo, un’esperta, con una accurata introduzione, di poetesse arabe Non ho peccato abbastanza (citazione da Joumana Haddad), Piccola Biblioteca Oscar Mondadori. Scrive l’irachena Amal al-Juburi, emigrata negli Usa: «Oriente, che cosa mi hai fatto? / Ti ho amato ma mi hai portato solo vergogna, / mi hai sfigurato come un esercito di cieche Sharazad, / hai superato ogni limite danzando sul mio corpo, / mi hai nutrita del desiderio delle stelle / nei rapidi istanti del fulmine.../ ma tutto ciò da dietro un velo».
Della guerra scrive Dunya Mikhail, anch’essa irachena, anch’essa negli Stati Uniti: «La guerra / com’è / seria / attiva / e abile!» per poi elencarne le nefandezze, e concludere «La guerra lavora molto / non ha simili / ma nessuno la loda».
L’egiziana Iman Mersal, che vive in Canada, scrive una garbata poesia, «Ho un nome musicale»: «Forse la finestra alla quale mi sedevo / preannunciava una gloria straordinaria / Sui miei quaderni scrivevo: / Iman... / Iscritta alla scuola elementare ’Iman Mersal’ né la lunga bacchetta dell’insegnante / né le risate provenienti dai banchi in fondo potevano / farmi dimenticare la questione. // Pensavo di intitolarmi la nostra via / a condizione che le nostre case venissero ampliate» e via così.
Spesso si tratta di lunghi poemetti, ma non bisogna credere che la scrittura araba femminile sia cosa di oggi, viene da lontano, dall’antica Enheduanna, fino agli anni ’40 e ’70 del Novecento. Nel capitoletto «L’essenza femminile affiora dalle acque del Golfo», si fa notare, da Valentina Colombo, come anche nei paesi più refrattari alla poesia delle donne ora le poetesse crescano di numero. In altri Paesi sono giornaliste, insegnanti, direttrici di riviste, hanno un ruolo pubblico. Sono, comunque, molte.
A cura di Valentina Colombo
NON HO PECCATO ABBASTANZA
Oscar Mondadori. Pagine 292. Euro 9,00