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Per un’identità aperta e capace di dialogo: "il credente è membro della Chiesa cattolica e cittadino del mondo" (Tettamanzi),

VERONA 2006. RINASCITA DELLA CHIESA. IV Convegno della Chiesa - cattolica: "chiamata dunque a coinvolgere tutti, a raggiungere l’umanità intera" (Tettamanzi, Prolusione)!!! 39 SACERDOTI omosessuali HANNO GIA’ PRESO LA PAROLA ... E PARLATO IN UN NUOVO CONCILIO E IN UNA NUOVA CHIESA !!!

Coerenza: " [...] mettere in luce - con la parola e con la vita - la fondamentale e ineliminabile dimensione escatologica della fede cristiana" (Tettamanzi)..
mercoledì 18 ottobre 2006 di Federico La Sala
[...] La testimonianza, la “lettera aperta” dei 39 preti italiani, se ben vi riflettiamo, invita ad aprire le porte e le finestre del nostro presente storico, senza paura!!! E’ una indicazione e una premessa per modificare non solo la vecchia costituzione terrena della Istituzione Chiesa, ma anche la stessa vecchia costituzione celeste ... e aprire davvero a tutti gli esseri umani, nessuno escluso (l’art. 3 della nostra Costituzione, di chiara derivazione evangelica, è ben al (...)

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> VERONA 2006. RINASCITA DELLA CHIESA. 39 SACERDOTI omosessuali HANNO GIA’ PRESO LA PAROLA ... E PARLATO IN UN NUOVO CONCILIO E IN UNA NUOVA CHIESA !!! --- Reazioni positive all’articolo di Avvenire su clero e omosessualità (di Marco Politi).

venerdì 9 gennaio 2009

"Preti gay, per i fedeli non è più tabù"

Reazioni positive all’articolo di Avvenire su clero e omosessualità. "Giusto discuterne"

di m. pol. (la Repubblica, 9.1.2009)

Aprire la discussione su omosessualità e preti gay sulle pagine dell’Avvenire è stato come una scossa culturale, che sta attraversando l’opinione pubblica cattolica. Il giorno dopo il direttore Dino Boffo commenta sereno: «Ci è parso normale parlarne nei termini civili e documentati come ha fatto il professore Andreoli. Ho condiviso la sua intenzione di toccare anche situazioni dolorose e casi estremi». Però, precisa Boffo, l’articolo va inquadrato in un reportage di quarantotto puntate che sta affrontando tutti gli aspetti del sacerdozio: dai problemi in seminario ai rapporti tra clero e politica, dai preti operai ai sacerdoti presenti nei mass media.

Di fatto lo psichiatra - ponendo la questione del rapporto tra vocazione ed omosessualità - ha sfiorato la punta di un iceberg, che rimanda ad una realtà molto più sviluppata di quanto siano pronte ad ammettere le autorità ecclesiastiche. «Tranne casi di disperazione e di grande tormento interiore - commenta un prete omosessuale romano - una parte consistente del clero gay non si considera minimamente malata e c’è una giovane generazione che vive la propria vita senza paura di rappresaglie». Può anche accadere, spiega a Repubblica un sacerdote gay del settentrione, che un prete lo dica al proprio vescovo e non accada nulla, perché le autorità hanno soprattutto paura dello scandalo. «Io l’ho fatto e poi ho lasciato il mio ministero - racconta - ma ho rifiutato di firmare una lettera di richiesta di riduzione allo stato laicale. E non è stato aperto nessun procedimento canonico contro di me. Ufficialmente sono ancora prete».

Don Domenico Pezzini, professore emerito di Letteratura inglese medievale, fondatore e animatore di gruppi cattolici omosessuali, ritiene che vi siano parecchi preti gay che «vivono ormai serenamente la loro condizione e per i quali non ha più nemmeno importanza come si pronuncia l’istituzione ecclesiastica. Chi rimane nel ministero, che sia etero oppure omosessuale, ha la stessa fatica nel gestire il celibato e se incontra difficoltà le affronta a misura della sua saggezza e percezione di sé». Quanto ai credenti gay, afferma, c’è chi fa il sagrestano, l’organista, il cerimoniere o il membro del consiglio parrocchiale e il parroco lo sa e non obietta. Nelle parrocchie, peraltro, l’atteggiamento dei fedeli è diventato in genere molto più aperto. Toccherebbe all’episcopato, semmai, mandare finalmente un messaggio più «inclusivo» invece di ripetere tanti no.

Anche per padre Bartolomeo Sorge, gesuita, direttore della rivista Aggiornamenti Sociali, non bisogna avere nessuna paura di sviluppare una ricerca seria su temi che pongono anche interrogativi nuovi. Resta la domanda, soggiunge, se la massa dei fedeli sia pronta a recepire tutto. Perciò «ci vuole prudenza nella divulgazione».


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