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Mafia in San Giovanni in Fiore: sul dibattito aperto da Emiliano Morrone e "puntualizzato" da Domenico Barberio il punto di vista di Vincenzo Tiano

lunedì 23 ottobre 2006 di Vincenzo Tiano
Sull’analisi fatta da Emiliano Morrone e “puntualizzata” da Domenico Barberio vorrei considerare quanto segue. Il primo dei due riconduce il degrado politico, sociale, economico a un sistema mafioso ben definito, il secondo in opposizione alla responsabilità (meglio irresponsabilità) individuale e politica dei sangiovannesi. Premettendo che le due visioni non sono affatto disgiunte - il sodalizio mafioso suppone l’irresponsabilità di cui parla Barberio - ritengo che occorra (...)

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> Mafia in San Giovanni in Fiore: sul dibattito aperto da Emiliano Morrone e "puntualizzato" da Domenico Barberio il punto di vista di Vincenzo Tiano

giovedì 26 ottobre 2006

Caro Mele,

leggendo m’accorgo che lei è fluido come il miele. Il suo dinamismo è doppio: da un lato lei è lesto a rispondermi, dall’altro, nel suo ragionamento, rispolvera sempre la storia del tradimento di Vattimo, mostrando chiara predilezione per l’antico e l’antiquariato. Ebbene, le farò un sunto. Gianteresio Vattimo, detto Gianni, fece un patto colgi elettori florensi, sottoscrivendo regolare contratto in tv, siglato dal notabile notaio Gabriele Piluso. Notabile nel senso che si poteva notare la sua presenza. Al che, dopo, per ordine dell’onorabile onorevole Mario Oliverio, onorabile nel senso che si può onorare in quanto ex deputato, mollò il determinante incarico di consigliere comunale preferendo la calma piatta dell’Università di Torino alle agitazioni e tumulti del popolo del reddito minimo. Il quale, noti bene, caro Mele, ha, seguendo Marx, la coscienza di rappresentare la classe operanda, su cui, cioè, si debbono dispiegare delle operazioni di carattere amministrativo con finalità assistenzialistico-clientelari. Innanzi a un simile atto di viltà, Vattimo deve essere ancor più mentovato di Celestino V, magari in una nuova e più esilarante Commedia dei Vanzina, e destinato non all’oblio ma alla memoria perpetua e punitiva della sagacia politicamente produttiva. Io, mio caro Mele, sono una sorta di menestrello postmoderno e postmodernista, munito d’una minima oratoria retorica. Compito personale è quello di far credere ai lettori che San Giovanni in Fiore va male quando, in vero, come lei acutamente sottolinea, tante e innumerevoli opere s’accingono a essere inaugurate, a significare degli ariostei onori dei nostri governanti. Pensi che una di queste opere venne lodata sulla stampa, parlo della cd. Piramide, senza che mai qualcuno c’abbia capito sul perché delle infiltrazioni d’acqua che ancora la rendono inagibile. Progetto dell’ing. Barberio (Ds) e controllo, in qualità d’assessore, dello stesso. In barba, o se vuole con costanziano baffo, al conflitto di interesse. Io intendo ch’ella non gironzola per le sezioni dei Ds. Proprio per questo la invito a scrutare, a scandagliare e addentrarsi. Il Psu è coordinato dal prof. Giuseppe De Luca, al quale dovrebbe domandare perché, fuori della logica del suo progetto, si costruì un meraviglioso teatro all’aperto dietro l’Abbazia florense. E poi, data la sua passione ispettiva, chieda al dottore Luigi Andrea Loria se la sua presenza nella Commissione regionale per i Beni culturali ha una qualche connessione col Palazzo in cui dormirono i Bandiera, di sua proprietà.

Assai infattamente.

Emiliano Morrone


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