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Mafia in San Giovanni in Fiore: sul dibattito aperto da Emiliano Morrone e "puntualizzato" da Domenico Barberio il punto di vista di Vincenzo Tiano

lunedì 23 ottobre 2006 di Vincenzo Tiano
Sull’analisi fatta da Emiliano Morrone e “puntualizzata” da Domenico Barberio vorrei considerare quanto segue. Il primo dei due riconduce il degrado politico, sociale, economico a un sistema mafioso ben definito, il secondo in opposizione alla responsabilità (meglio irresponsabilità) individuale e politica dei sangiovannesi. Premettendo che le due visioni non sono affatto disgiunte - il sodalizio mafioso suppone l’irresponsabilità di cui parla Barberio - ritengo che occorra (...)

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sabato 28 ottobre 2006

Caro Mele,

purtroppo lei prosegue sulla via del tradimento, spostando (volutamente?) l’attenzione su un problema, semmai possa definirsi tale, vecchio e superato. Allora, giusto per chiudere, proverò a darle un chiarimento. Vattimo si candidò per diventare sindaco, sapendo che poteva non farcela. Marco Militerno si candidò per diventare consigliere comunale, sapendo che poteva non farcela. Quali sono, mi dica, i poteri (pubblici) d’un sindaco e quali quelli d’un consigliere comunale? Il consiglio comunale si riunisce, più o meno, cinque volte all’anno. Due consigli sono dedicati per legge al bilancio. Gli altri tre, di solito, mi dica se sbaglio, passano fra baccani, proteste e accuse per i torti ai disoccupati. Lo stesso Militerno propose l’istituzione del difensore civico, in uno di questi consigli, senza che la discussione giungesse a compimento, per causa delle perenni agitazioni popolari in loco. Vattimo avrebbe potuto assumersi delle responsabilità come assessore, cosa che avrebbe fatto volentieri e senza prendere quattrini. Non fu chiamato dal primo cittadino, Antonio Nicoletti, che gli preferì Giovanni Spadafora, per dichiarate questioni di coerenza partitico-ontologica. Più avanti, Vattimo partecipò da relatore e in modo fattivo al Primo festival internazionale della Filosofia in Sila, organizzato dal Comune di Serra Pedace. Questo con la convinzione che eventi culturali di grande importanza possono risultare estremamente utili al territorio silano. Oggi, il professor Vattimo è persuaso che l’unica via per l’emancipazione della nostra - e sua, essendo calabrese - terra sia quella della cultura. Mi risponda su questo, per piacere. Poi, mi dica se la situazione locale è così rosea o può lasciarci tranquilli come suggerisce nei suoi commenti. Io le ho posto delle domande. Lei ha deviato. Parliamo dell’ospedale, parliamo partitamente del Psu, mi dica lei. In ultimo, la prego di non usare espressioni come "preso per il culo" e analoghe. Per due ordini di motivi. Lei ha votato Vattimo, se è vero, come sindaco, non come consigliere. Se poi non s’accorge che quel movimento che dice d’aver sostenuto sta esercitando un’azione per la difesa dei diritti e dei più deboli a tutto spiano, cosa che dipende dalla scelta e dal ruolo, anche attuale, di Vattimo, devo concludere che il suo voto era meglio non avercelo. Si vota, infatti, liberamente e aderendo a un programma e a un indirizzo politico. Non me ne abbia, i suoi discorsi sono profondamente contraddittori e non sono caratterizzati dall’eroico furore giovanile. Mi pare, nel caso, che ella sia preso da eroico torpore. Un consiglio. In atropologia ci fu un dibattito importante in seguito alla comparsa del filone interpretativo, di Geertz. Qualcuno scrisse un testo intitolato "Oltre Geertz". Sappia scrivere, con obiettività, un "Oltre Vattimo". Io la vedo così: Vattimo venne da Torino per spronare in primo luogo i giovani, perché si coalizzzassero e attivassero; alcuni proseguono; altri s’avvitano, invece, per pigrizia?

Molto cordialmente.

Emiliano Morrone


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