INCONTRO CON L’AUTORE
L’oratorio «Già eran gli occhi miei riflessi al volto» sarà eseguito per la prima volta il 2 settembre nella Basilica del Monastero della Santa Croce di Fonte Avellana
Un’opera su san Pier Damiani simbolo della musica per Dante
Il compositore Luciano Sampaoli: «Mi sono ispirato al canto XXI del Paradiso e per la musica a John Cage»
Di Laura Silvia Battaglia (Avvenire, 23.04.2007)
Dante lo elesse a simbolo della musica impareggiabile delle anime celesti. Ed è per questo che san Pier Damiani, già cardinale, vissuto nella contemplazione tra le mura del monastero di Fonte Avellana che anche Dante visitò, aveva bisogno di essere celebrato, nel millenario della nascita, proprio in musica. Una musica che, per restare fedeli al XXI canto del Paradiso, fosse confinante col silenzio e che solo un musicista, già avvezzo a creazioni di questo tipo, potesse comporre. Luciano Sampaoli, riminese, formatosi con Franco Donatoni, Sylvano Bussotti e Pierre Boulez, oggi docente all’università di Urbino, ma soprattutto forte di un sodalizio artistico, durato vent’anni, con il poeta Mario Luzi, si interroga da tempo sul rapporto silenzio-voce. Un rapporto già oggetto di ricerca insieme al poeta fiorentino (suoi i Lieder Torre delle ore, su testi di Luzi, e l’oratorio La lite) e che adesso Sampaoli sviluppa ulteriormente in questa occasione, come primo compositore a dedicare un’opera a Pier Damiani.
«Nel XXI canto del Paradiso - sottolinea Sampaoli - Dante sperimenta, attraverso Beatrice, che la bellezza che viene da Dio è sempre più difficilmente percepibile dagli umani; stessa cosa dicasi per la musica, che diventa sempre più un flusso sonoro confinante con il silenzio».
Per questa doppia ragione Sampaoli ha scelto le terzine dantesche come testo di riferimento per il suo oratorio, mentre il linguaggio musicale dell’opera si rifà esplicitamente a John Cage e alla sua "musica aleatoria" che sfrutta al massimo il concetto di silenzio come suono, silenzio come contrappunto al suono. In questo modo Sampaoli crea un flusso che, partendo da piccole cellule, si disgrega immediatamente in poche note, sostenute solo dalla voce umana.
Sampaoli: «Il canto XXI del Paradiso è già un piccolo libretto d’opera: ha una struttura dialogica fra tre personaggi (Beatrice, Dante, Pier Damiani) e un personaggio sonoro, il coro delle Anime Beate. Questo mi ha consentito di passare da una terzina all’altra senza intervenire nel tessuto del verso per spezzarne la struttura; in più, la musica-silenzio è il soggetto della conversazione e si manifesta attraverso una pulsazione costante, ottenuta usando la tecnica del contrappunto, tra le parti cantate (Beatrice e Coro) e quelle recitate (Dante e Pier Damiani)».
Il compositore riminese ama e usa la tradizione per darle nuovi significati (la chiama «avanguardia riflessiva»): nella sua ricerca, la scelta della forma dell’oratorio è quella che più si avvicina alla rappresentazione tragica, più del melodramma, e anche la più adatta a esprimere il rapporto dell’uomo con il sacro. Da Exemplum a Secondo il Padre, fino a quest’ultimo oratorio, Sampaoli vuole raccontare anche i luoghi del sacro: «Dove il silenzio, come nell’abbazia di Fonte Avellana, è un’esperienza spirituale, mentale, fisica. Musicale».