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KOYAANISQATSI. LA VITA SENZA EQUILIBRIO. Life out of Balance ...

ITALIA. ALLARME MALA-SANITA’: 90 MORTI AL GIORNO PER ERRORI DEI MEDICI O CATTIVA ORGANIZZAZIONE

lunedì 23 ottobre 2006 di Federico La Sala
[...] secondo Venturini, si sta affacciando un nuovo tipo di errore, imputabile questo ai recenti cambiamenti del sistema, che tende a risparmiare nelle spese: "E’ quello che gli anglosassoni chiamano ’quicker and sicker’, cioé il dimettere precocemente il paziente (troppo velocemente, quicker), quando é ancora non stabilizzato (più sofferente, sicker)". Altri errori - secondo un elenco del Tribunale dei diritti del malato - sono provocati dalla somministrazione di farmaci sbagliati per la (...)

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> ITALIA. ALLARME MALA-SANITA’ ----IL TRIBUNALE IN CORSIA. Troppi errori medici veri e presunti ma a rimetterci è la Sanità italiana (di Anna Rita Cillis e Valeria Pini)

martedì 31 luglio 2012

Troppi errori medici veri e presunti ma a rimetterci è la Sanità italiana

di ANNA RITA CILLIS e VALERIA PINI *

Il numero di contenziosi è cresciuto rapidamente. Le richieste di risarcimento sono lievitate del 250 per cento in 15 anni e i contenziosi sono del 30% l’anno, ma vengono quasi sempre archiviati. Secondo un’indagine della Commissione parlamentare d’inchiesta il 98,8% dei procedimenti per casi di lesione colposa e il 99,1% di quelli per omicidio colposo si concludono con l’archiviazione, mentre su 357 procedimenti le condanne sono state solo due

E’ come se alle spalle di un chirurgo in sala operatoria ci fosse un avvocato pronto a intervenire in caso di errore. Qualcuno potrebbe giudicarla un’immagine forte ma non lo è se a parlare sono i numeri. Ogni anno, infatti, partono dai tavoli dei legali 34.000 denunce contro i medici dopo un ricovero in ospedale o un intervento. E i contenziosi sono cresciuti rapidamente tant’è che le richieste di risarcimento sono lievitate del 250 per cento in 15 anni. Sempre più spesso i pazienti, vittime di presunti casi di malpractice, scendono in campo per far valere i loro diritti, anche se alla fine poche, anzi pochissime, sono le condanne per responsabilità in sede penale. Ma il tutto pesa sulle casse del Sistema sanitario nazionale e su quelle delle strutture private diversi milioni l’anno. Secondo l’Aiba, l’Associazione italiana dei broker di assicurazioni e riassicurazioni, il costo dei risarcimenti per malasanità oscilla tra 850 e 1400 milioni di euro. Una vera emergenza, tanto da essere uno dei nodi del decretone sanità che dovrebbe contenere nuove regole sulla responsabilità professionale dei camici bianchi. Decretone che è ancora al palo però.

Intanto i contenziosi lievitano del 30 per cento l’anno, ma i più vengono però archiviati. Secondo un’indagine della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario, è difficile che un professionista debba affrontare una condanna penale: il 98,8% dei procedimenti per casi di lesione colposa e il 99,1% di quelli per omicidio colposo si concludono con l’archiviazione, mentre su 357 procedimenti le condanne sono state solo due. "Si arriva all’archiviazione o perché la notizia di reato è infondata, quando, ad esempio, la perizia tecnica rivela che il medico ha agito in modo corretto, oppure quando la persona offesa viene risarcita prima della conclusione delle indagini preliminari - spiega Giuseppe Losappio, avvocato, professore di Diritto penale all’Università di Bari e consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori sanitari - . In questi casi è quasi sempre perché il professionista decide di pagare subito. Le assicurazioni intervengono raramente prima di una sentenza di condanna in primo grado".

Resta comunque difficile per la vittima di un presunto errore sanitario dimostrare di avere ragione. Anche perché "Il cittadino che vuole giustizia in sede penale deve dimostrare ’al di la di ogni ragionevole dubbio’ la colpa del medico. In sede civile, l’onere di dimostrare che l’evento dannoso è dipeso da fattori non prevedibili grava sul medico - spiega l’avvocato Francesco Lauri dell’Osservatorio di Sanità - . Questo si traduce in molte assoluzioni nelle cause penali, dove la responsabilità è personale. Mentre in sede civile le condanne arrivano al 60%: ma in questa sede il cittadino può citare in giudizio la sola struttura sanitaria".

In sede civile le richieste di risarcimento sono in crescita, non per un’impennata di imperizia da parte dei camici bianchi, ma per una maggiore sensibilizzazione sul tema. Secondo l’Ufficio del massimario della Suprema Corte, i fascicoli relativi a malpractice arrivati sul tavolo della Cassazione sono aumentati del 200% negli ultimi dieci anni. Si fa causa più facilmente, ma alla fine si aspetta anni per ottenere giustizia. "La conflittualità in ambito sanitario è cresciuta molto in questi anni - spiega Francesca Moccia, responsabile del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva -, ma noi scoraggiamo le cause inutili, che fanno perdere tempo e denaro, con un sistema di giustizia lento come il nostro. Puntiamo invece a sostenere i cittadini nelle azioni di autotutela e mettendo in mora le strutture sanitarie inadempienti oppure segnaliamo le violazioni dei diritti dei malati come, ad esempio, nel caso di infezioni contratte in ospedale".

E i fronti su la questione giustizia si dividono. I tempi lunghi dei processi sono uno smacco secondo le famiglie e pazienti che accusano la lobby dei medici di essere troppo forte e perdono fiducia nella giustizia. Dall’altra parte i camici bianchi lamentano di essere ostaggio di "avvocati senza scrupoli" e polizze assicurative costose. Un fenomeno che metterebbe a rischio non solo il medico, ma anche la salute del malato. Tanto otto chirurghi su 10 ammettono infatti di evitare interventi, andando oltre la normale prudenza, per paura di una causa, secondo un indagine dell’Ordine dei medici di Roma e dell’Università Federico II di Napoli. Un problema che cerca di arginare l’accordo di qualche giorno fa fra sindacati e governo che punta a fissare i limiti del risk managment, ovvero la gestione del rischio.

Secondo Medmal Claims Italia nel giro di un anno, c’è stato un aumento dell’8% del tasso di rischio clinico ogni 100 medici, mentre il costo assicurativo medio per medico è salito del 23,86% per un totale di 4.569 euro a professionista: quasi mille euro in più in soli 12 mesi. In Ostetricia, dove il posto letto in termini di Rc vale la cifra record di 6.739 euro, la copertura assicurativa per ogni singolo nato ha pesato 196,30 euro sulle casse della struttura (31,36% in più).

E per chi lavora in Ostetricia e Ginecologia, Ortopedia, Chirurgia, diventa sempre più difficile assicurarsi. "Si sta spostando la colpa sull’operato dei colleghi, dimenticando quali sono i veri problemi della Sanità: i posti letto diminuiti, le risorse scarse e mal distribuite, i pronto soccorso pieni di chirurghi sottopagati - dice Marco d’Imporzano, presidente del Società scientifica ortopedia e presidente del collegio italiano chirurghi (Siot) - . La commissione Affari sociali sta lavorando a una legge e sarà obbligatorio avere una polizza. Ma il problema è che l’assicurazione deve essere calmierata. Il governo dovrebbe imporre delle tariffe all’Ania. Non è possibile pagare 7.000 euro l’anno o molto di più. Come può un giovane assistente guadagnare 2.000 euro al mese e pagarne 5.000 l’anno di assicurazione?".

Intanto diminuisce il numero di professionisti in alcuni settori della sanità. Ed esistono interventi ad alto rischio dove diventa sempre più difficile trovare un medico pronto a metterci le mani. Su questo punto l’accordo sindacati-governo raccoglie una serie di proposte e la richiesta di specifiche norme in materia, per ridefinire la responsabilità professionale dei medici e dei sanitari. Fra i punti sul tavolo c’è anche l’introduzione di una norma che preveda la responsabilità del legale rappresentante dell’ente per le aziende che non rispettano le norme contrattuali sulla copertura assicurativa e sul patrocinio legale e la predisposizione di un contratto unico di assicurazione, valido su tutto il territorio nazionale.

Ogni anno il costo dei risarcimenti per malasanità oscilla tra 850 a 1400 milioni di euro. La conseguente crescita esponenziale delle cause legali porta a un incremento dei risarcimenti che "pesano" una media di 25-40 mila euro ciascuno. I premi assicurativi, a carico dei professionisti e delle strutture sanitarie, diventano insostenibili, ma contemporaneamente si assiste a un abbandono, da parte delle compagnie assicurative che considerano non redditizio il settore.

Fin qui i problemi dei medici e delle assicurazioni, ma resta comunque quello delle tante famiglie vittime di presunta malpractice. Ad aiutarle c’è da tempo il Tribunale del malato e numerose associazioni che difendono i diritti dei pazienti. "Il problema non è che gli errori medici non vengono accertati e quindi risarciti nel caso di condanna del medico o della struttura di appartenenza - conclude Losappio - . Il fatto è che i giudizi, obiettivamente complessi, sono molto lunghi, soprattutto, nelle ipotesi frequenti in cui gli imputati sono numerosi, come nei casi di colpa di un’intera équipe".

* la Repubblica, 26 luglio 2012


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