Situazione sbloccata dopo il Partito democratico trova un accordo
per estendere "Maedicare", l’assistenza pubblica per i pensionati ai 55enni
Usa, compromesso al Senato
svolta per la riforma sanitaria di Obama
dal nostro corrispondente FEDERICO RAMPINI *
NEW YORK - Un compromesso raggiunto ieri sera al Senato di Washington potrebbe spianare la strada per l’approvazione della riforma sanitaria voluta da Barack Obama. Al centro dell’intesa c’è la controversa "opzione pubblica", cioè l’introduzione di una forma di assicurazione sanitaria offerta dallo Stato, in concorrenza con le assicurazioni private.
Finora questo nodo sembrava finora insormontabile, non solo per la decisa opposizione dei repubblicani ma anche per le divisioni in seno alla maggioranza democratica. La componente più moderata del partito democratico - sensibile anche alle pressioni della lobby assicurativa - è contraria a quella che viene demonizzata come una "statalizzazione" del sistema sanitario.
Ieri sera il capogruppo democratico al Senato, Harry Reid, ha annunciato che è stato raggiunto "un ampio accordo" in seno al partito di maggioranza per risolvere la disputa sul ruolo dello Stato. I dettagli dell’accordo non erano ancora noti ieri sera, ma secondo le prime indiscrezioni un punto centrale sarebbe questo: l’estensione del Medicare, un’assistenza sanitaria già oggi gestita dallo Stato e riservata agli ultra-65enni. Il progetto di riforma potrebbe offrire già a partire dall’età di 55 anni la possibilità di aderire al Medicare.
Il compromesso offrirebbe diversi vantaggi. Il Medicare, pur essendo sotto l’ombrello pubblico, è un sistema flessibile che consente il ricorso a medici e ospedali privati. Ha generalmente una buona reputazione fra i pensionati che già ne usufruiscono. Estenderlo ai 55enni darebbe di fatto l’opzione pubblica a una consistente fascia di "baby-boomers". Potrebbe essere un test iniziale, il primo passo verso un’estensione ad altre categorie di età. Non è però quell’opzione pubblica generalizzata, che vorrebbe la sinistra democratica per calmierare l’iperinflazione dei costi medici e delle tariffe assicurative.
Ieri intanto, sempre al Senato, un altro passaggio importante è stato la bocciatura (54 voti contro 45) di un emendamento repubblicano che puntava a vietare il rimborso delle spese di aborto nelle nuove regole assicurative previste dalla riforma. Una sorta di "cavallo di Troia" con cui il partito anti-abortista tentava di usare la riforma sanitaria per impedire l’interruzione di gravidanza alle donne più povere.
Se fosse passato l’emendamento infatti, solo le donne che chiedono il sussidio pubblico per assicurarsi, si sarebbero viste negare il diritto all’aborto. "Una maggioranza - ha detto la senatrice Dianne Feinstein, democratica della California - ha deciso che non è giusto vietare l’aborto a una donna solo perché la sua polizza sanitaria riceve un sussidio dal governo".
© la Repubblica, 9 dicembre 2009