Inviare un messaggio

In risposta a:
UNA CATTOLICA, UNIVERSALE, ALLEANZA "EDIPICA"!!! IL MAGGIORASCATO: L’ORDINE SIMBOLICO DELLA MADRE, L’ALLEANZA DELLA MADRE [GIOCASTA] CON IL FIGLIO [EDIPO], REGNA ANCORA COME IN TERRA COSI’ IN CIELO

DONNE, UOMINI E VIOLENZA: "Parliamo di FEMMINICIDIO". Dalla democrazia della "volontà generale" alla democrazia della "volontà di genere". L’importanza della lezione dei "PROMESSI SPOSI", oggi. Una nota di Federico La Sala

IL MAGGIORASCATO. La crisi epocale dell’ordine simbolico di "mammasantissima" ("patriarcato": alleanza Madre-Figlio).
martedì 8 gennaio 2013 di Federico La Sala
Foto. Frontespizio dell’opera di Thomas Hobbes Leviatano.
[...] l’esame della vicenda della monaca di Monza “alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue” una società basata sulla proprietà e sul maggiorasco e mostra di essere, senza alcun dubbio, un contributo critico di altissimo livello, degno di stare a fianco del Discorso sull’origine della disuguaglianza di Rousseau e della cosiddetta “accumulazione originaria” del Capitale di Marx (ma anche, se si (...)

In risposta a:

> DONNE, UOMINI -- La violenza contro le donne in una prospettiva storica - La norma ultima del patriarcato (di Alessandra Pigliaru)

giovedì 10 dicembre 2015

La norma ultima del patriarcato

Femminismi. Inizia il 27 novembre a Roma un convegno internazionale organizzato dalla Società italiana delle storiche dedicato alla «violenza sulle donne». Quattro sezioni per mettere a fuoco differenze e ripetizioni della violenza maschile. Alcune borse di studio saranno dedicate a Valeria Solesin, la ricercatrice uccisa al Bataclan di Parigi

di Alessandra Pigliaru (il manifesto, 25.11.2015)

«Anziché limitarsi a deprecare la violenza, invocando pene più severe per gli aggressori, più tutela per le vittime, forse sarebbe più sensato gettare uno sguardo là dove non vorremmo vederla comparire, in quelle zone della vita personale che hanno a che fare con gli affetti più intimi, con tutto ciò che ci è più famigliare, ma non per questo più conosciuto». A scriverlo è Lea Melandri in un volume del 2011 dal titolo Amore e violenza; è nell’annodarsi dei due termini infatti che coglie il fattore molesto della civiltà. Intercettare la questione della violenza maschile contro le donne può assumere allora caratteri diversi, condizionati certamente dall’osservatorio che si ha a disposizione e dalla intenzione di fare emergere i temi del discorso.

Molto è stato scritto sulle cause delle attuali recrudescenze della violenza maschile contro le donne, negli ultimi anni da parte anche di uomini che si sono interrogati - in gruppi o singolarmente - a partire da un posizionamento politico che inaugurasse la presa di parola pubblica a partire da sé sulla questione maschile, che resta complessa e pesante. Come è noto, il femminismo ha avuto una precisa centralità in tutto questo, così come nella decostruzione di un immaginario della violenza che ritiene la donna collusa in qualche modo con chi agisce violenza. Ciò nonostante, il pericolo di un certo discorso pubblico resta quello di consegnare l’intera faccenda a una retorica spettacolare che non consente di fare alcuno spostamento, sia politico che culturale.

Le antiche radici

Occorre allora molta forza per interrogare le radici della violenza maschile contro le donne, assumere la storia dei tanti nomi che la abitano. E farli parlare. In questo senso nasce l’idea del convegno «La violenza contro le donne in una prospettiva storica. Contesti, linguaggi, politiche del diritto (secoli XV-XXI)», pensato e promosso dalla Società Italiana delle Storiche (Sis), nata venticinque anni fa e da sempre impegnata nella promozione e diffusione della ricerca storica, didattica e documentaria nell’ambito della storia delle donne e della storia di genere. A Roma, il 27 e 28 novembre presso la Casa internazionale delle Donne, che sostiene l’incontro, si profilano due giorni intensi di scambi, con il patrocinio dell’Assessorato Patrimonio, Politiche Ue, Comunicazione e Pari Opportunità del Comune di Roma e della Regione Lazio, grazie al contributo del Centro di ricerca Gender History del Dipartimento di scienze umane e sociali dell’Università di Napoli «l’Orientale», del GRHis (Groupe de Recherche d’Histoire) dell’Università di Rouen e dell’Institut Universitaire de France e al sostegno della Biblioteca di storia moderna e contemporanea.

L’orizzonte, ampio di approcci, è suddiviso in sedici interventi che si dipaneranno in quattro sessioni, ciascuna dedicata a questioni cruciali. Introduce le due giornate Laura Schettini, storica e componente del direttivo della Sis: «l’idea forte di questa iniziativa è che la violenza contro le donne non è un atto impulsivo o “primitivo” né un’emergenza, ma ha una lunga storia e solo ricostruendo i contesti e le dinamiche sociali in cui si insedia, i linguaggi che adotta, i processi (dai nazionalismi ai sistemi patrimoniali) di cui è espressione e puntello sapremo individuare le strategie culturali (prima ancora che politiche) per sradicarla durevolmente».

Nel corso della storia allora, in che modo si trasforma la relazione tra i sessi? Come è cambiato l’impatto socio-culturale della violenza maschile? La prima sessione, presieduta da Alessandra Gissi, ricercatrice di Storia Contemporanea presso il Dipartimento di scienze umane e sociali dell’Università di Napoli «L’Orientale», è dedicata a violenza e politica. Il contributo di Lucia Ferrante si concentra sulla violenza di genere a Bologna nella prima età moderna, tra sfera pubblica e sfera privata, attraverso il caso della nobile Antonia Sanvitale che denunciò il marito, il senatore Aurelio dell’Armi, per averla malmenata dopo averlo scoperto in flagrante adulterio. Sempre in età moderna si muove il contributo di Maria Macchi su violenza domestica e la pratica del gratuito patrocinio, in particolare attraverso le storie di quelle donne che, recatesi presso la confraternita di S. Girolamo, decisero di separarsi dal coniuge violento. Ci si sposta di qualche secolo grazie all’intervento di Beatrice Pisa che racconta la storia del primo centro antiviolenza costituitosi nel 1976 a Roma e aperto a tutte, grazie al Movimento Liberazione della Donna all’interno della sede occupata di via del Governo Vecchio 39. Insieme all’asilo antiautoritario, al consultorio self-help e a una serie di iniziative si cominciava a confrontarsi con l’esperienza dei rape-center americani.

Il lavoro di Susan Brownmiller sulla demistificazione della «cultura solidale con lo stupro» è invece al centro della relazione di Susanna Mantioni. Si conclude con l’alfabeto della violenza e la retorica del femminicidio nei media, analizzato da Cristina Gamberi.

Rompere la norma

Al binomio violenza e famiglia attraverso l’analisi e la comparazione di fonti e documenti di archivi pubblici e privati, punta la seconda sessione presieduta da Antonella Petricone, componente di Befree, cooperativa sociale contro tratta, violenza e discriminazioni, impegnata da anni nei servizi antiviolenza: «parlare di violenza e di famiglia oggi, significa affrontare la violenza attraverso la sua vera lente, la lente di una connivenza a più livelli subdola e insidiosa. Significa avere il coraggio di nominare ciò che un tempo era considerato “naturale” - prosegue Petricone - e parte integrante delle relazioni tra i sessi e che oggi si traduce in violenza. Significa rompere una norma, un codice, un costume tradizionale e assumersi la responsabilità di parlare e di fare della parola il proprio strumento di consapevolezza».

Grazie all’intervento di Andrea Borgione, la sessione comincia all’insegna della violenza maritale a Torino nell’Ottocento, per proseguire con uno studio di Christel Radica che, attraverso la lettura dei codici penali, si interroga sui casi di violenza sessuale contro le bambine e i bambini nella Firenze dell’Ottocento. A cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento, Martina Starnini codifica alcuni documenti psichiatrici, perizie e cartelle cliniche, del manicomio senese di San Niccolò. Seguendo Enza Pelleriti ci si sposta infine nel sud dell’Italia, rinvenendo nelle carte della polizia siciliana postunitaria una trama di storie e conflitti inerenti le violenze familiari tra consuetudine e legge.

La terza sessione, presieduta da Stefania Catallo, responsabile della Biblioteca «Marie Anne Erize» del Centro antiviolenza romano di Tor Bella Monaca, si muove sul crinale spinoso della violenza subita e agita dalle donne. Due e molto diversi sono i contributi individuati per l’occasione di dibattito: il primo è quello di Benedetta Borello e Simona Feci intorno alle carte processuali del Tribunale criminale del governatore di Roma di primo Seicento, all’epoca del giurista Prospero Farinacci. Chiara Stagno invece si muove tra violenza agita e subita nei contesti mafiosi della Sicilia tra anni Settanta e Ottanta del Novecento.

L’ultima sessione, presieduta da Federica Di Sarcina, esperta in politiche europee di pari opportunità, entra nel merito di politiche e diritti. Laura Elisabetta Bossini fa il punto sulla reazione delle istituzioni al problema della violenza contro le donne, analisi e confronto delle proposte di legge nella prima fase del dibattito italiano tra il 1979 e il 1983. Carmen Trimarchi interviene, in una prospettiva storica, sulla risoluzione Onu n. 1820 del 2008 contro le violenze sessuali durante i conflitti bellici. Ilaria Boiano si interroga sul cambiamento del discorso giuridico tra femminismo e processo penale, attraverso l’analisi e la decostruzione di alcune norme internazionali e italiane.

Sulle politiche europee di contrasto alla violenza di genere interviene Maria Grazia Rossilli, concentrandosi sul ventennio 1997-2015. Concludono il convegno Chiara Pavone ed Elisabetta Serafini che propongono una mappatura di alcuni progetti scolastici sulla violenza di genere che hanno avuto corso nel territorio romano. È infatti nella scuola che alcune iniziative possono avere un efficace precipitato, avendo a disposizione un laboratorio permanente di scambio e confronto relazionali. «Certo - segnalano Pavone e Serafini - il rischio è che la sola riflessione sulle “vittime” di violenza reiteri una loro rappresentazione come soggetto “debole”, “da tutelare”, quando invece bisognerebbe insistere - a maggior ragione a scuola - sui meccanismi “culturali” che hanno costruito e continuano a costruire “subalternità”. Nelle classi, più di una violenza che terrorizza, si deve provare a decostruire ciò che l’ha resa pensabile».

Una vita stroncata

In apertura del convegno verrà ricordata Valeria Solesin, la giovane studiosa ventottenne che ha perso la vita al Bataclan lo scorso 13 novembre durante gli attentati di Parigi; dottoranda alla Sorbonne, stava preparando una tesi sul lavoro delle donne e sulla conciliazione di vita familiare e lavorativa. Nel sito dell’Associazione (www​.societadellestoriche​.it), in cui si possono leggere ulteriori dettagli, viene scritto in proposito: «La forza degli ideali e della ragione è più forte di quella dell’odio e non sarà incrinata dalla violenza». Isabelle Chabot, presidente della Sis, dettaglia che «è un modo per significare che il filo della conoscenza non si spezza. La decisione di intitolare a Valeria le tre borse di studio per la partecipazione al convegno è stata molto spontanea. Non tanto, o non solo, per associare la sua scomparsa al tema del convegno - Valeria è stata comunque vittima di una violenza maschile estrema - quanto per affermare con immediatezza una continuità ideale tra lei, giovane studiosa la cui carriera è stata stroncata sul nascere, e altre giovani ricercatrici che potranno partecipare al convegno grazie alle borse messe a disposizione dalla Sis. Abbiamo anche subito pubblicato sul sito i riferimenti bibliografici dei due articoli di Valeria e di un suo paper inedito che avrebbe presentato a un convegno l’anno prossimo perché la comunità scientifica possa conoscere e diffondere i suoi studi». Questo l’intendimento che ha il suono di un monito, accorato e responsabile, per raccontare Valeria Solesin e tutti i nomi di chi non è riuscita a sopravvivere, in questo che non è davvero il migliore dei mondi possibili e che ha bisogno di tutto il lavoro, la cura e la generosità di cui si è capaci.


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: