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DONNE, UOMINI E VIOLENZA: "Parliamo di FEMMINICIDIO". Dalla democrazia della "volontà generale" alla democrazia della "volontà di genere". L’importanza della lezione dei "PROMESSI SPOSI", oggi. Una nota di Federico La Sala

IL MAGGIORASCATO. La crisi epocale dell’ordine simbolico di "mammasantissima" ("patriarcato": alleanza Madre-Figlio).
martedì 8 gennaio 2013 di Federico La Sala
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> DONNE, UOMINI E VIOLENZA --- Una donna a Berlino (Martha Hillers). Sergio Romano risponde a Sergio lambiase.

martedì 19 gennaio 2016

Lo spregiudicato coraggio di una donna a Berlino

risponde Sergio Romano (Corriere della Sera, 19.01.2016)

      • Le violenze contro le donne in Germania fanno venire in mente gli stupri dei soldati alleati e in particolare dei soldati dell’Armata Rossa a Berlino, ma anche in altre città tedesche dopo la caduta del Terzo Reich. Un libro uscito in Germania negli anni Cinquanta in forma anonima Una donna a Berlino (in realtà, come poi si seppe, scritto dalla giornalista Martha Hillers, morta nel 2001) fotografò con nitidezza gli stupri dei russi nella capitale tedesca tra l’aprile e il giugno del 1945. Si dice che Stalin ne fosse al corrente, ma preferì voltarsi dall’altra parte. Come andarono veramente le cose?
        -  Sergio Lambiase

Caro Lambiase

Sembra che il maresciallo Zukov avesse promesso le donne di Berlino ai suoi soldati prima dello scontro finale per la conquista della città. Si parla da allora di 100.000 stupri nella capitale tedesca e due milioni, complessivamente, nelle zone della Germania occupate dall’Armata Rossa. Ma la sola documentazione disponibile è quella limitata degli ospedali, e le memorie personali sono solo parzialmente attendibili. Molte donne preferirono tacere, altre raccontarono ciò che era accaduto tacendo il proprio nome.
-  Il caso di Eine Frau in Berlin, pubblicato in Svizzera nel 1953, è particolarmente interessante. L’autrice aveva dato prova di uno spregiudicato coraggio. Esposta, come ogni altra donna di Berlino, al rischio di ripetute violenze, si era accasata con un ufficiale sovietico (dapprima un colonnello, poi un maggiore) che l’avrebbe protetta e sfamata: un rapporto che, alla fine, era diventato persino umano e affettuoso.

La prima edizione provocò critiche, risentimenti e reazioni moralistiche in molti ambienti tedeschi, quasi che la giovane donna fosse colpevole di alto tradimento. Ma il vero motivo di queste reazioni era la pessima figura che nel libro facevano molti uomini della città occupata. Vedevano ciò che stava accadendo, ma preferivano voltare le spalle per non rischiare la vita. Le donne, invece, dettero una straordinaria prova di coraggio e si dimostrarono subito indispensabili per almeno due compiti fondamentali: lo sgombero delle macerie e la ricerca del cibo. Alla fine di una guerra perduta furono le donne che vinsero la battaglia della sopravvivenza.

La seconda edizione del libro apparve in Germania nel 2003, due anni dopo la morte dell’autrice. Il suo nome era ormai noto, ma l’editore ne rispettò le intenzioni originali e mantenne l’anonimato. L’accoglienza fu completamente diversa e il libro restò per parecchie settimane nella lista di quelli maggiormente venduti. La Germania era ormai capace di guardare al suo passato con maggiore distacco. Esiste ora anche un film, realizzato nel 2009 con Nina Hoss, una brillante attrice cinematografica e teatrale nella parte della protagonista.

Quanto ai sovietici, caro Lambiase, la vicenda fu sempre causa di imbarazzo e disagio. Sostennero che erano tutte esagerazioni propagandistiche e che gli Alleati, comunque, avevano fatto altrettanto. Forse, ma non su quella scala.


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