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UNA CATTOLICA, UNIVERSALE, ALLEANZA "EDIPICA"!!! IL MAGGIORASCATO: L’ORDINE SIMBOLICO DELLA MADRE, L’ALLEANZA DELLA MADRE [GIOCASTA] CON IL FIGLIO [EDIPO], REGNA ANCORA COME IN TERRA COSI’ IN CIELO

DONNE, UOMINI E VIOLENZA: "Parliamo di FEMMINICIDIO". Dalla democrazia della "volontà generale" alla democrazia della "volontà di genere". L’importanza della lezione dei "PROMESSI SPOSI", oggi. Una nota di Federico La Sala

IL MAGGIORASCATO. La crisi epocale dell’ordine simbolico di "mammasantissima" ("patriarcato": alleanza Madre-Figlio).
martedì 8 gennaio 2013 di Federico La Sala
Foto. Frontespizio dell’opera di Thomas Hobbes Leviatano.
[...] l’esame della vicenda della monaca di Monza “alle genti svela / di che lagrime grondi e di che sangue” una società basata sulla proprietà e sul maggiorasco e mostra di essere, senza alcun dubbio, un contributo critico di altissimo livello, degno di stare a fianco del Discorso sull’origine della disuguaglianza di Rousseau e della cosiddetta “accumulazione originaria” del Capitale di Marx (ma anche, se si (...)

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> DONNE, UOMINI E ... POPOLO DELLA TERRA: I MAPUCHE, LA PATAGONIA, E LA "BENETTON". Il filo di lana e quello spinato (di Patrizia Larese)

martedì 12 luglio 2016


Patagonia. Il filo di lana e quello spinato

      • Da venticinque anni la famiglia Benetton è il più grande latifondista straniero della Patagonia e dell’Argentina. Ha comprato un territorio immenso, quasi alla fine del mondo, per soli cinquanta milioni di dollari. Non è mai riuscita a comprare, però, la gente che lo abita da secoli. I Mapuche hanno resistito ai conquistadores spagnoli all’esercito argentino deciso ad impadronirsi del “deserto” e oggi resistono al colonialismo di imprese multinazionali insaziabili e decise a impossessarsi della terra e dell’acqua con qualsiasi mezzo, dalla repressione di uno stato compiacente alla manovra “culturale” che tende a considerare gli indigeno gente da museo. Quello dei Mapuche, però, è un popolo che non si lascia imbrogliare né piegare, come dimostra la leggendaria resistenza diventata vittoriosa due anni fa della famiglia di Rosa Nahuelquir e Atilio Curiñanco e quella opposta ancora nei primi giorni di luglio di quest’anno a uno sgombero inaspettato e di inaudita violenza. Un reportage racconta gli ultimi mesi di una lotta che dura da 130 anni

di Patrizia Larese (Comune-info, 10 luglio 2016)

      • No es meno raro el hecho de que se hable siempre del territorio y no de los habitantes , como si la nieve y la arena fueran más reales que los seres humanos”. (Jorge Louis Borges, Clarin, 1982)
        -  “Ė singolare il fatto che si parli sempre del territorio e non dei suoi abitanti, come se la neve e la sabbia fossero più reali degli esseri umani” (Jorge Louis Borges, Clarin, 1982)

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Arrivo verso le 20 al terminal dei pullman di Puerto Madryn, sono in anticipo per il bus che, dopo una notte di viaggio, mi porterà ad Esquel, ai piedi della Cordigliera delle Ande, nel cuore della Patagonia argentina, terra aspra, dura, affascinante e misteriosa. In queste zone è in atto da anni un conflitto legale tra la comunità Mapuche, una delle comunità native del Sud America, e la multinazionale Benetton per il recupero delle terre ancestrali. La multinazionale Benetton da più di venticinque anni possiede il 10% del territorio della Patagonia argentina, un’estensione paragonabile alla nostra Umbria.

Nel 2002 la famiglia mapuche Curiñanco-Nahuelquir intentò una causa legale contro i Benetton per “recuperare” 535 ettari a Santa Rosa di Leleque, località che si trova a circa 100km da Esquel e, dopo anni di sgomberi forzati, lotte legali, durante le quali è intervenuto a difesa dei nativi Pérez Esquivel, premio Nobel per la Pace 1980, la famiglia è riuscita a ritornare a vivere nelle terre degli antenati, rivendicando un diritto riconosciuto ai popoli nativi.

L’agenzia “El Bolsonil 12 novembre 2014 pubblicò il verdetto della sentenza:

      • “...l’Istituto Nazionale degli Affari Indigeni (INAI) consegnerà i documenti ufficiali del rilevamento territoriale dove si riconoscono i diritti della comunità Santa Rosa/Leleque. Secondo la notizia di ieri, l’INAI - nell’ambito della legge di rilevamento territoriale- “ ha riconosciuto la comunità Mapuche possessore del territorio reclamato da più di dieci anni nei confronti dell’azienda multinazionale Benetton”.

Rosa Nahuelquir e Atilio Curiñanco affermarono: ”Oggi lo Stato argentino ammette che siamo una comunità pre-esistente, riconoscendo il possesso di questo territorio nell’ambito della legge n° 26.160 applicata in diversi punti del paese. Questi anni di residenza e resistenza sul territorio non sono stati vani

La storia dei coniugi Curiñanco ha portato all’attenzione della cronaca mondiale la condizione in cui versano i popoli nativi in Centro e Sud America. Le organizzazioni internazionali e locali che si occupano della difesa dei diritti umani, i mezzi di comunicazione, i partiti politici hanno iniziato ad interessarsi delle problematiche che coinvolgono le popolazioni indigene: dai conflitti per il recupero delle terre ancestrali al razzismo, alla richiesta di riconoscimento di uguali diritti.

Da anni è in atto “il risveglio indigeno”, un fenomeno che riguarda il ritorno di molte comunità all’affrancamento della propria identità, alla rivendicazione della propria cultura tradizionale e delle terre avite. Gli indigeni reclamano il proprio diritto come abitanti originari e sollevano il velo delle violenze che hanno subìto.

La storia della conquista da parte degli Europei è disseminata di stragi, deportazioni, stermini delle tribù Mapuche, Tewelche, Seikman, Yamana, Ona e molte altre e purtroppo è tuttora in atto una colonizzazione da parte di multinazionali straniere e ricchi latifondisti.

La storia di queste terre risale alla fine del 1800 quando, durante la Campañia del Desierto (1878-1895), furono sottratte ai popoli nativi. La Campaña del Desierto fu una campagna militare sanguinosa guidata dal generale Julio Argentino Roca (1847-1914) che conquistò i territori a sud della provincia di Buenos Aires, uccidendo e deportando come schiavi le popolazioni che vivevano in pace nelle regioni patagoniche. Roca è celebrato ancora oggi sulle banconote da 100 pesos, nei testi scolastici e con monumenti, a lui sono state dedicate piazze e strade in tutto il Paese.

Per comprendere la complessità della lotta dei popoli indigeni occorre ricordare il trattamento che le tribù native hanno sofferto a partire dalla fine del 1800 e rivedere la storia dell’Argentina. Dopo la Conquista del Deserto, l’Argentina diventò una grande potenza agricola a scapito delle popolazioni indigene. Le terre in questione furono donate dal Presidente Uriburu a proprietari inglesi, come forma di pagamento per le armi che avevano fornito per la Campaña del Desierto. Gli Inglesi, in seguito, trasferirono questi territori alla società ‘The Argentine Southern Land Company Ltd’, conosciuta anche con la sigla TASLCo, fondata nel 1889 e creata per realizzare attività commerciali in Patagonia. La Company aveva sede a Londra ed uffici a Buenos Aires per poter amministrare le proprietà dei latifondisti inglesi nel Paese sudamericano.

La TASLCo ottenne così quasi un milione di ettari nel nord della Patagonia, 10 estancias (fattorie) di quasi 90.000 ettari ciascuna per lo sviluppo della ferrovia che servì per esportare la produzione del bestiame. La Company sfruttò queste terre per quasi un secolo producendo, importando ed esportando bestiame senza pagare dazi o altri tipi di tasse.

Nel 1975, la “Great Western”, società con sede in Lussemburgo, acquista il pacchetto azionario della TASLCo che in quel tempo era passata nelle mani di impresari argentini. In questi passaggi è contenuta una doppia violazione della Costituzione argentina, la quale vieta donazioni per più di 400 mila ettari e, al contempo proibisce la vendita degli stessi terreni a fini di lucro da parte di chi ha precedentemente goduto delle donazioni. Nel 1982, al tempo della Guerra delle Malvinas, gli azionisti durante una riunione decidono di cambiare la ragione sociale in “Compañia de Tierras del Sur Argentino” e integrano la classe dirigente con un 60% di direttori argentini.

Dopo la Guerra delle Malvinas, la legislazione argentina esige la nazionalizzazione delle imprese straniere.

Nel 1991, tramite la “Edizioni Holding International N.V.”, la famiglia di Luciano Benetton acquista il pacchetto azionario della Compañia per soli 50 milioni di dollari diventando il maggior azionista ed il più grande latifondista straniero in Argentina. Un affare perfetto: oggi un ettaro è valutato intorno ai 2 milioni di pesos.

In questa corsa al “land grabbing”(arraffa terra) i popoli nativi subiscono continuamente l’espropriazione dei territori ancestrali, impedimenti e divieti per il libero accesso alle sorgenti di acqua dolce.

La lista dei latifondisti stranieri è molto lunga ma la famiglia Benetton occupa il primo posto con 900.000 ettari, pari a 4.500 volte la superfice di Buenos Aires, seguita dai miliardari Douglas Tompkins (morto nel dicembre 2015) che fece la sua fortuna con il marchio sportivo ‘The North Face’ ed ‘Esprit’, proprietario di circa 500.000 ettari; Ward Lay, il re delle patatine fritte, proprietario dell’omonima compagnia, l’inglese Charles Lewis, magnate della catena Hard Rock Café possiede 8.000 ettari nella zona del Lago Escondido, tra San Carlos de Bariloche ed El Bolsón, ma proibisce agli indigeni l’accesso al lago; Ted Turner, il fondatore del network multimediale CNN, parte della sue terre circa 45.000 ettari si trovano all’interno del Parco Nazionale Nahuel Huapi, dove scorre uno dei fiumi incontaminati della Patagonia. Da quando questi territori sono di sua proprietà, l’accesso al fiume è stato limitato.

Henry Kissinger, l’ex-segretario di Stato, rimase stregato dalle incantevoli distese patagoniche che acquistò a prezzi favorevoli. Ed ancora gli attori Christopher Lambert , Silvester Stallone, Jeremy Irons, Tommy Lee Jones, Bruce Willis, John Travolta. Altri divi di Hollywood: Richard Gere, Robert Duvall, Matt Damon che hanno acquistato terre nelle province nord di Tucuman, Salta e Jujuy. Alcuni Paperoni nazionali, dal noto presentatore tv Marcelo Tinelli all’uomo più amato dopo Maradona, il calciatore Gabriel Batistuta, detto Batigol, posseggono immensi territori in questa regione leggendaria alla fine del mondo diventata un paradiso per miliardari. Grandi gruppi vinicoli francesi, spagnoli e italiani si sono stabiliti a Mendoza, ai piedi della Cordigliera delle Ande, dove la terra ed il clima sono favorevoli per la cultura della vite. Bill Gates, uno degli uomini più ricchi del mondo, è proprietario di miniere di oro e argento.

Da alcuni anni anche la Cina ha iniziato a espandere la sua presenza in Sud America investendo non solo nelle miniere e nel petrolio ma anche nei prodotti agroalimentari soprattutto colture di soia diventando uno dei più grandi investitori in Argentina. Ha fatto molto discutere il caso dei 200 mila ettari di terra nella regione di Río Negro acquistati dall’impresa cinese di alimenti Beida Yuang per coltivare soia, grano e colza.

In un articolo di BBC Mundo del 2011 si legge che da un’indagine eseguita dalla FAO (Food and Agriculture Foundation), l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa della povertà nel mondo, e da più di 40 associazioni raggruppate nella Coalizione Internazionale delle Terre (CIT Coalición Internacional de Tierras), si evince la grande preoccupazione per il fenomeno di land grabbing che coinvolge non solo l’Argentina ma ben 17 Paesi dal Centro al Sud America. Un responsabile tecnico della Commissione delle Relazioni Politiche della Società Rurale Argentina ha confermato in un’intervista sempre a BBC Mundo che non esistono dati precisi sulle terre vendute o in vendita a stranieri. Mapuches

continua nel post successivo


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