Dopo la madre del fotoreporter, oggi anche la moglie chiede il rilascio con un messaggio bilingue. Su Al Jazeera
Appello in italiano e arabo per Torsello "Mio marito prega con voi, liberatelo" *
ANCONA - Secondo appello dei familiari per la liberazione di Gabriele Torsello, il fotoreporter italiano rapito in Afghanistan. Dopo quello della madre trasmesso ieri sera sia dal Tg2 che da Al Jazeera, oggi la moglie del freelance ha lanciato un appello in italiano e arabo durante la manifestazione ad Ancona in occasione della fine del Ramadan, organizzata dall’Unione delle comunitą islamica in Italia (Ucoii).
"Al Salam aleikum. Gabriele č un fotoreporter italiano sequestrato 16 giorni fa in Afghanistan - questo il testo dell’ appello letto in italiano dalla moglie Silvia e in arabo dal presidente dell’Ucoii, Mohamed Nour Dachan, davanti alle televisioni e ai giornalisti - dove č andato a dare voce a chi non ha voce, voleva parlare della vita quotidiana della gente, e la sofferenza del popolo, della vita degli afgani. Gabriele stima il popolo afgano, ha lavorato tanti anni in Kashmir e da due anni sta lavorando per l’Afghanistan. Gabriele - prosegue il testo - č una persona pulita e trasparente, č un uomo vero che vuole fare il suo lavoro, č un fotoreporter. Vi preghiamo con tutto il cuore di liberarlo perchč possa tornare nella sua famiglia".
"Gabriele ha scritto a mamma Vittoria che ama l’Afganistan e il popolo afgano. Gabriele - prosegue il testo - ama tanto il mondo islamico tant’č che ha abbracciato la fede islamica. Nessuna madre, nessun padre, nessuna moglie e nessun figlio vorrebbero che il loro congiunto si trovasse in questa situazione - conclude - Ciao Gabriele, ti aspettiamo", ha concluso la moglie, aggiungendo in arabo il saluto ’Che Dio sia con voi’.
Ad Ancona ci sono, oltre alla moglie Silvia, il padre Marcello, il figlioletto di 4 anni Gabriele e tre cugini del fotoreporter. L’appello dovrebbe essere trasmesso questa sera dall’ emittente araba Al Jazeera insieme ad un altro appello, pronunciato da Dachan a nome dell’Ucoii e dei musulmani d’Italia. (28 ottobre 2006)
* www.repubblica.it, 28.10.2006