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Medicina

Chemioterapia, un dilemma

sabato 28 ottobre 2006 di Emiliano Morrone
Iniziamo un dibattito sulle terapie per le patologie neoplastiche, rivolto al mondo scientifico e ai lettori. Pubblichiamo, in allegato, un lavoro in pdf del dott. Giuseppe Nacci, per leggere il quale è sufficiente cliccare sull’icona in basso. Ci auguriamo, quindi, di offrire la possibilità di discutere democraticamente su questioni delicate, senza per questo suscitare allarmismi o confondere le idee. Mon siamo un giornale di informazione scientifica. Per qualsiasi domanda o richiesta di (...)

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> Chemioterapia, un dilemma

sabato 14 marzo 2009

http://www.mednat.org/cancro/chemio_nonrisolve.htm

Sulla Chemioterapia si sa già tutto: Essa ha un’azione deleteria e devastante sull’intero organismo. La chemioterapia si regge su un assioma, anzi su un paradosso: "Ciò che fa venire il cancro, lo guarisce", guardate a che assurdità si è arrivati. Nella chemioterapia, la ciclofosfamide non è altro che un iprite chelata che viene introdotta nell’organismo, causa sui tessuti delle reazioni di Feulgen liberando quattro molecole di acido cloridrico. Quindi come si può pensare di curare il cancro con l’acido cloridrico ? Lo I.S.S. (Ist. Sup. Sanita’) afferma in questo articolo, http://www.mednat.org/cancro/chemio.pdf, che la "ciclofosfamide" (pag. 6,10,20,22,23,30) e’ una sostanza CANCEROGENA eppure viene utilizzata per la Chemio terapia... anche qui lo si conferma: http://www.cdc.gov/niosh/ipcsnitl/nitl0689.html

a pag.90 è riportato quanto segue:

La sorveglianza sanitaria Nonostante il problema dell’eventuale inserimento dei chemioterapici antiblastici nell’Allegato VIII del DL.vo 626/1994 o della loro classificazione 1 o 2 secondo il DL.vo 66/2000 sia ancora irrisolto, è generalmente riconosciuta la necessità di considerarli e trattarli come agenti cancerogeni (vedi capitolo sulle linee guida). Alla luce di quanto riportato e pur considerando tutti i limiti riferiti appare chiaro il ruolo indispensabile di azione preventiva che ha la sorveglianza sanitaria nei confronti di operatori esposti a chemioterapici antiblastici. I limiti descritti delle metodiche di monitoraggio biologico, relativi sia alla sensibilità che alla specificità, rendono poco attuabile il ricorso ad esse al solo scopo di formulare il giudizio di idoneità. Pertanto i test precedentemente descritti dovrebbero essere utilizzati con cautela, e comunque sempre in associazione con altre informazioni derivanti da raccolte anamnestiche mirate che vadano ad indagare i vari organi e apparati considerati a rischio ed eventuali effetti mutageni sulla riproduzione. La sorveglianza sanitaria deve tenere conto che i farmaci antiblastici, in particolare gli agenti alchilanti, sono composti citotossici potenzialmente cancerogeni e possono causare effetti negativi sulla riproduzione in soggetti professionalmente esposti. Sono stati inoltre descritti, in pazienti sottoposti a terapia antiblastica, effetti irritativi e allergici a carico della cute, delle mucose oculari e dell’apparato respiratorio, perdita di capelli e peli, nausea, cefalea, vertigini, epatopatie ad impronta citolitica. Durante la sorveglianza sanitaria dovrebbero essere valutate quelle condizioni fisiologiche e/o patologiche, temporanee o permanenti, che potrebbero rappresentare situazioni di aumentata suscettibilità individuale:
-  gravidanza e allattamento;
-  talassemie, emoglobinopatie, carenza da G6PD eritrocitaria ;
-  anemie, leucopenie e piastrinopenie di ogni origine;
-  immunodeficienze congenite o acquisite;

Mi interesso di tumori e ho pubblicato il libro "Gli sconvolgenti effetti terapeutici della SEMPLIFICAZIONE DEL PENSIERO tumori e casi clinici. Adesso un mio articolo: http://www.nienteansia.it/news-utenti/viewart.php?idart=112


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