Inviare un messaggio

In risposta a:
Democrazia in America ...

USA: ELEZIONI (e non solo). Jimmy CARTER scende in campo e "fa la predica" a George W. BUSH, con un libro: "I NOSTRI VALORI IN PERICOLO". Una recensione di Bernd Greiner, giornalista del "Die Zeit".

venerdì 3 novembre 2006 di Federico La Sala
[...] Carter mette a nudo con molta più determinazione di altri osservatori il nocciolo del conflitto. Non si tratta già di commistione fra politica e religione. Piuttosto gli evangelici, per amore della loro volontà di trovare spiegazioni, puntano alla sostanza della Costituzione repubblicana - in generale sulla divisione dei poteri e in particolare sull’indipendenza della giustizia [...]
Die Zeit, Hamburg, 26 ottobre 2006, n° 44
La democrazia lesa
L’ex presidente americano Jimmy Carter (...)

In risposta a:

> Democrazia in America... Jimmy CARTER scende in campo e "fa la predica" a George W. BUSH, con un libro: "I NOSTRI VALORI IN PERICOLO". Una recensione di Bernd Greiner, giornalista del "Die Zeit".

sabato 4 novembre 2006

LA CROCIATA PER I VOTI I TEOLOGI PROGRESSISTI CONTRO LA DESTRA RELIGIOSA

Scandalo evangelico indebolisce Bush

Il reverendo Haggard, leader di 30 milioni di fedeli repubblicani, pagava un gigolò

di Maurizio Molinari (www.lastampa.it, 4/11/2006)

NEW YORK. Oppositore delle nozze gay, in prima linea nel promuovere i valori cristiani in America e spesso ospite alla Casa Bianca, il reverendo Ted Haggard è uno dei volti di spicco della destra religiosa in America. Ma è stato obbligato alle dimissioni dalle rivelazioni di stampa sul fatto di aver avuto negli ultimi tre anni un amante a pagamento. La notizia assomiglia ad un terremoto nella galassia delle Chiese evangeliche degli Usa perché Haggard è il leader della «New Life Church» del Colorado, che con 14 mila fedeli è una delle maggiori organizzazioni della «National Association of Evangelicals», che somma 30 milioni di aderenti. Lo scandalo a sfondo sessuale potrebbe avere conseguenze negative per i repubblicani a pochi giorni dalle elezioni per il rinnovo del Congresso in quanto Haggard è uno dei leader spirituali ai quali la Casa Bianca si è rivolta per «consulenze sul come promuovere la fede in America». Haggard ha tenuto delle conferenze a membri dello staff presidenziale su temi come l’aborto e le nozze gay. A ciò bisogna aggiungere che il Colorado - assieme ad altri sette Stati - voterà martedì per approvare un emendamento contro le nozze gay che proprio Haggard aveva sostenuto con molta energia.

Ad accusare il reverendo evangelico - sposato e padre di cinque figli - è Mike Jones, un 49enne di Denver, che ha pubblicamente confessato di aver ricevuto denaro negli ultimi tre anni in cambio di ogni sorta di prestazioni sessuali. «Voglio solo fare un passo indietro e far capire a tutti che siamo tutti peccatori, che ognuno di noi ha commesso degli errori», ha detto il prostituto, dichiarandosi quindi a favore delle nozze gay perché «non c’è niente di male se due di noi vogliono sposarsi e vivere assieme una vita civile». Jones assicura di non essere spinto da «motivi politici», ma di essere rimasto molto contrariato quando, durante uno degli incontri avuti, ha scoperto che chi lo pagava si opponeva fermamente alle nozze gay. «Mi sono sentito offeso perché in pubblico affermava una cosa e poi dietro le quinte faceva sesso con me», ha aggiunto Jones.

Gli incontri a luce rosse avvenivano almeno una volta al mese, venivano pagati da 100 a 200 dollari ed iniziarono nel 2003 attraverso un sito Internet dove venne contattato da un uomo che si faceva chiamare «Art», di cui scoprì la vera identità solo grazie alla tv. Jones ha aggiunto che il suo amante consumava metanfetamine per rendere più intenso il rapporto. Haggard, 50 anni, ha affidato ad un comunicato della mega-chiesa la smentita della relazione omosessuale, ammettendo però di aver acquistato da Jones la droga: «Ero tentato, ma non l’ho mai usata», ha detto. Ma di fronte all’impatto delle rivelazioni ha scelto le dimissioni, lasciando nello sconforto i fedeli con una decisione che potrebbe pesare nelle urne del Colorado - e non solo - proprio sull’approvazione dell’emendamento costituzionale contro le nozze gay proposto da George W. Bush.

Le polemiche all’interno delle comunità evangeliche sono una brutta notizia per i candidati repubblicani che proprio su questi voti contano per risalire nei sondaggi molto negativi. Con l’obiettivo di riguadagnare terreno è sceso in campo Bush, dando inizio ad una maratona nei collegi più a rischio. Nei prossimi quattro giorni visiterà almeno cinque Stati e ieri, parlando a Springfield in Missouri, ha lanciato un duro attacco ai democratici accusandoli di «non essere patriottici» e di non essere in grado di garantire la sicurezza nazionale se dovessero controllare il Congresso. «I democratici hanno votato contro le leggi che consentono di interrogare i terroristi, contro i programmi di intelligence per sorvegliare Al Qaeda e contro il Patriot Act» ha accusato Bush, sottolineando come tali scelte testimoniano che «non possiedono un piano per sconfiggere il terrorismo». «Se voi democratici avete in mente come battere Al Qaeda allora ditelo», ha aggiunto il presidente con tono irridente, imputando a leader come Nancy Pelosi di «limitarsi a criticare duramente ciò che decidiamo senza proporre alcuna valida alternativa».


Elezioni Usa, i neocon scaricano Bush

A tre giorni dalle elezioni di medio termine molti prendono le distanze

(www.lastampa.it, 4/11/2006).

ROMA. Quando mancano tre giorni alle elezioni di medio termine negli Stati Uniti, senvra esserci una corsa a prendere le distanze da George W. Bush e dalla sua amministrazione. Tre importanti esponenti «neocon» e le stesse Forze armate hanno duramente criticato il presidente e il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld per come hanno gestito la guerra in Iraq.

A fare platealmente marcia indietro rispetto alle posizioni favorevoli all’invasione espresse nel 2003 sono stati David Frum, un tempo estensore di discorsi per il presidente George W. Bush, il negoziatore del controllo sugli armamenti della presidenza Reagan, Kenneth Adelman, ma soprattutto il falco dei falchi Richard Perle. Intervistato da ’Vanity Fair’, Perle ha detto che con il senno di poi avrebbe detto no alla guerra e avrebbe proposto di pensare a un altro modo per rovesciare Saddam Hussein.

Anche le Forze armate hanno espresso grande preoccupazione per l’andamento della missione. Lunedì sui giornali delle quattro armi comparirà un articolo in cui si chiedono apertamente le dimissioni del capo del Pentagono. «È arrivato il momento che Rumsfeld se ne vada», è il titolo del pezzo. Il vicepresidente Dick Cheney, in un’intervista rilasciata alla «Abc», ha difeso l’operato dell’amministrazione. «Chiaramente ci sono stati dei problemi», ha ammesso Cheney, «ma la strategia di fondo è quella giusta» e una vittoria dei democratici martedì prossimo, ha avvertito, invierebbe alla guerriglia irachena il messaggio che la sua strategia sta pagando.

I dati positivi di ieri sul calo della disoccupazione negli Stati Uniti sono una boccata d’ossigeno per i repubblicani che ora sembrano decisi a puntare sui temi economici per tentare una difficile rimonta. Il primo a sfruttare l’onda è stato il presidente George W. Bush che ieri nel Missouri ha esaltato gli effetti della sua politica fiscale. «La gente lavora negli Stati Uniti, i tagli alle tasse hanno funzionato», ha detto.


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: