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Democrazia in America ...

USA: ELEZIONI (e non solo). Jimmy CARTER scende in campo e "fa la predica" a George W. BUSH, con un libro: "I NOSTRI VALORI IN PERICOLO". Una recensione di Bernd Greiner, giornalista del "Die Zeit".

venerdì 3 novembre 2006 di Federico La Sala
[...] Carter mette a nudo con molta più determinazione di altri osservatori il nocciolo del conflitto. Non si tratta già di commistione fra politica e religione. Piuttosto gli evangelici, per amore della loro volontà di trovare spiegazioni, puntano alla sostanza della Costituzione repubblicana - in generale sulla divisione dei poteri e in particolare sull’indipendenza della giustizia [...]
Die Zeit, Hamburg, 26 ottobre 2006, n° 44
La democrazia lesa
L’ex presidente americano Jimmy Carter (...)

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> USA: ELEZIONI (e non solo). Jimmy CARTER scende in campo e "fa la predica" a George W. BUSH, con un libro: "I NOSTRI VALORI IN PERICOLO". Una recensione di Bernd Greiner, giornalista del "Die Zeit".

mercoledì 8 novembre 2006

L’America scarica Bush Democratici: «Ora via dall’Iraq»

Vittoria netta alla Camera, incerta al Senato. La Virginia come la Florida*

Barak Obama con Tammy Duckworth, candidata dell’Illinois«Signor presidente, abbiamo bisogno di una nuova direzione in Iraq». Così, senza mezzi termini, la democratica Nancy Pelosi- che sarà la prima donna a presiedere un ramo del parlamento statunitense oltre che l’ago della bilancia della prossima politica americana- ha detto nel suo primo discorso dopo la vittoria nelle elezioni di mezzo termine. Il "referendum sulla guerra in Iraq" - come tutti i giornali hanno chiamato il voto di Midterm di martedì - ha rivoltato le carte e colpito duramente i Repubblicani di Bush. Difendevano margini di 15 seggi alla Camera, dove si rinnovane tutti e 435 seggi, e di 6 seggi al Senato, dove i seggi in palio erano 33 su 100.

Non è ancora finita la conta dei voti ma è chiaro che l’Asinello - i Democratici - dopo 12 anni hanno riconquistato la maggioranza dei alla Camera. E lì ora Nancy Pelosi sarà in una posizione chiave, di controcanto del presidente, anche dal punto di vista mediatico. Lì, al Congresso, secondo i dati diffusi dalla catena televisiva Msnbc mentre lo scrutinio è quasi concluso e le proiezioni hanno ormai margini di dubbio ridottissimi, i Democratici avrebbero almeno 221 seggi su 435 (per la maggioranza ne bastavano 218). E sperano di avere espugnato anche la fortezza del Senato, dove però la sfida è sul filo di lana per due stati ancora incerti. Si tratta di due stati dove lo scarto tra i due schieramenti è minimo: il Montana e la Virginia.

In particolare la Virginia rischia di diventare quello che la Florida fu nelle elezioni di cinque anni fa: cioè un caso controverso e decisivo. Nello stato , dove era stato sperimentato anche il voto elettronico, potrebbe essere necessario il riconteggio delle schede.Il democratico Jim Webb sorpasserebbe il repubblicano George Allen di soli 7.800 voti al 99 percento dello scrutinio. Avendo lo stato 2,3 milioni di elettori, il vantaggio equivale per ora a un terzo di un punto percentuale. Non è previsto un riconteggio automatico in Virginia, a legge elettorale dello Stato consente al candidato giunto secondo a meno di mezzo punto di distanza dal primo di chiedere un nuovo conteggio delle schede, a spese delle amministrazioni locali. Attualmente - ma il conteggio è ancora in corso - la situazione sarebbe proprio questa. Se il margine invece dovesse aumetare a vantaggio di Webb ma sempre mantenendosi sotto all’1 per cento, il candidato perdente Allen potrebbe lo stesso chiedere un riconteggio ma a sue spese. Una volta avviata la procedura del riconteggio dura almeno una settimana e quindi farebbe slittare la proclamazione ufficiale del voto probabilmente fino al 27 novembre. Non solo. In Virginia si registrano la maggior parte delle contestazioni agli osservatori federali della correttezza delle votazioni e l’Fbi sta indagando su una serie di telefonate di intimidazione nei confronti di elettori, ai quali è stato intimato di rimanere a casa e non recarsi alle urne.

In Montana - l’altro stato pencolante -, il candidato democratico Jon Tester è in testa sul repubblicano in carica Conrad Burns ma ancora non è stato dichiarato un vincitore. Anche qui lo scarto, al 91 percento dello scrutinio, e di poco superiore ai 2mila voti. Sono stati invece aggiudicati ai Democratici seggi senatoriali che erano dei Repubblicani e dove si è concentata la sfida elettorale: in Ohio, Pennsylvania, Rodhe Island.

Anche il Missouri, uno degli Stati più seguiti nella campagna elettorale a livello nazionale perché decisivo per il controllo Senato, è andato ai Democratici. A una donna, in particolare, un’altra donna sulla breccia dell’onda: Claire McCaskill. Il suo rivale Jim Talent ha riconosciuto la sconfitta. La McCaskill, favorevole alla ricerca sulle staminali e appoggiata dall’attore Michael J.Fox - quello di "Ritorno al Futuro" malato di Parkinson- ha ottenuto intorno al 49% dei voti, il suo avversario il 48% circa.

Non ce l’ha fatta invece a entrare alla Camera dei Rappresentanti il candidato democratico Tammy Duckworth, reduce della guerra in Iraq dove fu gravemente ferito e perse ambedue le gambe, divenuto famoso per la sua appassionata compagna contro la guerra che ha sempre definito «un grave errore». In base alle proiezioni televisive il seggio per cui Duckworth era in lizza nell’Illinois, in una circoscrizione alla periferia ovest di Chicago, è stato conquistato dal repubblicano Peter Roskam. E anche il Tennessee - uno dei cinque stati-chiave dove moto si era concentrata la battaglia elettorale, soprattutto a Nashville-è rimasto al repubblicano Bob Cocker. Mentre nello stato di New York è stata facilmente riconfermata la democratica Hillary Clinton. Molto dispiaciuta perché la figlia Chelsea non ha potuto votarla a Manhattan: il suo nome non risultava negli elenchi elettorali. Ha ottenuto comunque il 67% dei voti, contro il 31% dello sfidante repubblicano John Spencer, ribattezzato «mister nessuno».

Altra stella nascente della galassia democratica, mette piede per la prima volta nel Congresso degli Stati Uniti d’America, un musulmano: l’avvocato afroamericano Keith Ellison, 43 anni. Puntando sullo slogan «Islam non vuol dire fanatismo» ha ottenuto consensi anche nella comunità ebraica e cattolica e ha sbaragliato i due rivali - il repubblicano Alan Fine e l’indipendente Tammy Lee entrambi fermi al 21% dei consensi - ottenendo il 56% in Minnesota, grazie anche allo sponsor più prestigioso del momento: l’altro afroamericano Barak Obama, probabile candidato alla Casa Bianca nel 2009.

Governatori

Nelle elezioni di Midterm di martedì si rinnovavano anche i governatori di 36 stati dell’Unione. Prima del voto i governatori democratici erano 22, quelli repubblicani 28, oggi il rapporto si è rovesciato. I Democratici avrebbero strappato all’Elefantino repubblicano sei poltrone importanti: i seggi di governatore dell’Arkansas, del Colorado, del Maryland, del Massachusetts, di New York e dell’Ohio.

Non la California dove resta in carica il multiforme Arnold Schwarzenegger. Governatore repubblicano molto "anomalo", con una moglie della famiglia Kennedy - Maria Shriver - fervente ambientalista ma contrario ai matrimoni gay, ha commentato i dati che dovrebbero assicurargli la conferma con un largo margine rispetto al rivale democratico Phil Angelides con una fragorosa risata: «Adoro i sequel».

Nuovo governatore dello stato di New York e quindi anche della Grande Mela è Eliot Spitzer, ex procuratore generale famoso per le sue battaglie legali contro giganti dell’industria e della finanza "dai piedi sporchi" come la multinazionale del farmaco Glaxo accusata di vendere farmaci antidepressivi a bambini e adolescenti con effetti nocivi pesantissimi.

Referendum: vince il No ai matrimoni gay

Proprio sulla sua crociata di cui Schwarzenegger si è fatto alfiere contro i matrimoni gay si registra l’unica vera vittoria dei Repubblicani nei referendum popolari indetti in sette stati in contemporanea alle elezioni di Midterm. Stando ai risultati non ancora definitivi e alle proiezioni rese note dalle varie catene televisive americane, la proposta di definire legalmente «matrimonio» soltanto le unioni tra un uomo e una donna è stata approvata in Tennessee, Virginia, South Carolina, Wisconsin, Colorado, South Dakota e Idaho. Il divieto esplicito di unioni omosessuali era invece sottoposto al giudizio degli elettori in Arizona e, con il 69 per cento delle schede scrutinate, aveva ottenuto un 52 per cento di voti favorevoli: margine peraltro giudicato ancora troppo risicato dagli esperti per potersi considerare davvero sicuro.

* www.unita.it, Pubblicato il: 08.11.06 Modificato il: 08.11.06 alle ore 14.56


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