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Dossier-aggio...

EMERGENZA SPIONAGGIO. SATIRA PREVENTIVA di Michele Serra

domenica 5 novembre 2006 di Federico La Sala
[...] Chi ha cominciato a spiare chi, per primo? Impossibile saperlo. È una specie di catena di Sant’Antonio, con agenti segreti che frugando nei cassetti di un ministero scoprono dossier su loro stessi e le loro famiglie, spioni che mentre si chinano a raccogliere un indizio vengono a loro volta frugati nella tasca dei pantaloni da un secondo spione, ignaro del fatto che un terzo misterioso figuro, alle sue spalle, gli sta toccando il culo (i famosi servizi deviati), e così via fino a (...)

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sabato 18 novembre 2006

Tutte le strane coincidenze della notte dell’11 aprile

di Oreste Pivetta *

Hanno ucciso la democrazia? Probabilmente no, anche se si dovrebbe discutere a lungo sui limiti, sulla sostanza... La democrazia, magari in forme traballanti, è viva. Ma che muoia non si può escludere. Con le armi, con i botti, con i proclami radiofonici? No. Inquieta nel film di Beppe Cremagnani e di Enrico Deaglio, regia di Ruben Oliva, l’idea che possa accadere senza che nessuno ci avverta, nel pieno rispetto delle forme, silenziosamente, con grazia tecnologica. Uccidete la democrazia. Memorandum sulle elezioni di aprile (che non vedrete in tv, ma il dvd con il libro che l’ha ispirato, Il broglio di un anonimo Agente italiano lo troverete in edicola da venerdì 24 novembre) è la storia di una ipotesi che potrebbe essere realtà. Con un cadavere, l’arma del delitto, il movente. Nessuno però che si penta. Il cadavere sta appunto all’inizio del film, appena dopo le immagini di una corte di giustizia americana dove un cittadino qualunque, tal Clinton Curtis, programmatore elettronico della Florida, il 13 dicembre 2004, appena chiuse le presidenziali, racconta come un voto lo si possa manipolare. «Non se ne sarebbero mai accorti», confessa Curtis. Che aggiunge, rispondendo a un giudice circa l’eventualità di brogli: «Sì, quando gli exit polls differiscono in maniera sostanziale dal risultato finale, vuol che l’elezione è stata truccata..».

Chi guarda questa scena ripiomba tra gli incubi dell’11 aprile, quando, dopo aver ascoltato exit polls che offrivano garanzie di vittoria al centrosinistra, era stato costretto a subire l’onda di ritorno del centro destra, numeri su numeri che chiudevano la forbice delle ore 15 e allineavano sugli stessi destra e sinistra. Il film rende le emozioni di quelle ore, quasi scandite dalle mosse degli uomini del potere in corso: il via vai dei Cicchitto e dei Bondi, persino di Previti, il volo su Roma dell’uomo di Arcore, il battere dei tacchi anche di un ministro degli Interni che non sente il dovere di respingere la convocazione di Berlusconi a Palazzo Grazioli, invece di rimanere a sorvegliare il Viminale. Il controcanto è di una folla inquieta che si sente tradita. La prima domanda, il primo dubbio sono del conduttore di Popolare Network, Massimo Rebotti, quando Pisanu annuncia il calo delle schede bianche: «A questo punto il sospetto di brogli è legittimo».

La seconda parte del film è la spiegazione: la campagna elettorale e il nuovo sistema elettorale, l’informatizzazione del voto (grazie al figlio di Pisanu e a una società americanam, Accenture, che lavorava in Florida e che Clinton conosce bene), il comizio di Berlusconi a Roma, i guai giudiziari di Previti, quelli con la mafia di Dell’Utri, quelli futuri dell’azienda Mediaset, la "scena" che obbliga il capo della destra a cercar di vincere, ad ogni costo.

Il sospetto che qualcosa di strano sia accaduto viene dal crollo delle schede bianche: in 5 anni da un 1.600.000 a 445 mila, dal 4,2% all’1,1%. Crollo che conduce a un percentuale uniforme: la Calabria ad esempio da 157 mila a 53 mila. Le schede bianche che finiranno in una busta sigillata insieme con le schede nulle, che diventano, «fantasmi, numeri senza proprietari...».

Torna in scena il nostro programmatore americano, Curtis Clinton. Deaglio lo raggiunge. E lì davanti a un computer portatile imbastisce in pochi minuti un programmino che si mangia le schede bianche e le risputa colorate, esattamente come il "mandante" pretende. Da schede bianche a voti della coalizione tal dei tali. Possibile: basta risolvere qualche problemino di matematica, poi le macchine consentono tutto, basta un bravo programmatore e qualche aiuto, qualcuno che inserisca il programma nel sistema, al centro, e non è detto che debba conoscere il significato dell’operazione. Ma restano i voti sulle schede... Una volta che i voti li hai trasmessi non li vedi più. E le procedure si possono chiudere? In qualsiasi momento.

Il film si chiude con il solito Berlusconi che grida allo scandalo dei brogli e un vecchio proverbio... «La gallina che canta...». Però, perché Berlusconi non ha vinto? Perché Pisanu non lo ha seguito fino alla fine? Vecchio fiuto democristiano, spiega Gola profonda il bravissimo Elio De Capitani): Pisanu ha capito che il gatto s’agitava, ma era un gatto morto.

* www.unita.it Pubblicato il: 17.11.06 Modificato il: 17.11.06 alle ore 8.53


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