Blog di Sandro Magister -07 novembre 2006
Tettamanzi a scuola di grammatica, dal professor Alici
Nel dar conto su "Avvenire" del 4 novembre di un seminario dell’Azione Cattolica Italiana assieme agli istituti Paolo VI, Bachelet, Toniolo e alla rivista "Dialoghi", il presidente nazionale dell’ACI, Luigi Alici, ha detto chiaro che cosa intende per valori "non negoziabili".
Come si sa, quello dei valori non negoziabili è un terreno minato, in politica. Specie a sinistra e a proposito della triade vita-famiglia-scuola martellata da Benedetto XVI e dal cardinale Camillo Ruini.
Da bravo filosofo, Alici ha spiegato la questione con chiarezza cartesiana, o meglio, tomista.
Il presidente dell’ACI ha affermato anzitutto come "accanto a valori negoziabili (ad esempio valori economici o sociali, che accettano per principio una negoziazione degli interessi), si può parlare di valori non negoziabili almeno a due livelli: prima di tutto per indicare una forma originaria di morale naturale, che costituisce una specie di patrimonio dell’umanità, di cui si alimentano l’ethos condiviso e la civiltà giuridica; in secondo luogo per attestare un nucleo di principi ’identitari’, che includono anche il credo religioso, cui si aderisce con un atto di fede, connotato in forme comunitarie e quindi con una ricaduta pubblica".
Nel primo caso, quello della morale naturale, "l’appello ai valori non negoziabili (come vita, famiglia ed educazione) non è necessariamente confessionale e chiama in causa l’esercizio critico della ragione umana". In questo senso "non negoziabile" non significa "non argomentabile". Al contrario: "La tutela di questi valori esige un impegno argomentativo costante per credenti e non credenti".
Nel secondo caso, quello del credo religioso, i valori non negoziabili "debbono poter essere liberamente testimoniati nella vita pubblica, e per questo domandano riconoscimento e rispetto reciproco".
Alici ha però messo in guardia dal separare i due livelli: "Quando infatti perdiamo la consapevolezza di un legame originario tra il disegno creatore di Dio e la nostra ragione umana, esponiamo il vissuto religioso al pericolo di un arbitrio irrazionalistico, in cui può attecchire il germe dell’intolleranza e della violenza".
In queste ultime parole c’è un’eco evidente della lezione di Benedetto XVI a Ratisbona.
Custodire e raccordare il doppio livello naturale e di fede dei "valori non negoziabili" è per Alici la "grammatica di base" del dialogo tra Chiesa e società.
In tale prospettiva, il presidente dell’ACI ha assicurato che, dopo la collaborazione con "Scienza & Vita" e l’attivazione di un’area specifica dedicata a "Famiglia e Vita", l’Azione Cattolica intende "continuare su questa strada il suo servizio alla società e alla Chiesa, cercando di raccogliere e rilanciare la ’questione antropologica’, emersa con forza al convegno ecclesiale di Verona".
Con nelle righe finali questo scatto di orgoglio:
"E’ il nostro modo di stare dalla parte della vita, nonostante qualche improvvida e inspiegabile uscita giornalistica abbia voluto sostenere il contrario".
L’allusione è all’accusa scagliata contro l’Azione Cattolica di Milano - e indirettamente contro il cardinale Dionigi Tettamanzi - di battere la fiacca sul terreno della bioetica: accusa espressa a Verona e poi in un’intervista a "la Repubblica" del 27 ottobre dal presidente del Movimento per la Vita di Milano, Paolo Sorbi.