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Italia: Eu-ropa

"CONTROMAFIE": GLI STATI GENERALI (Roma, 17-19 nov.) ... E CAROVANA. Mafia Cartoon: un’iniziativa di "LIBERA" e di don CIOTTI. FINALMENTE LE AZIONI DELLA MAFIA VANNO NELLE MANI DELLE "STELLE" ... DELLE "STRISCE" !!!

sabato 18 novembre 2006 di Federico La Sala
[...] L’iniziativa è di Libera, l’associazione di don Luigi Ciotti, e raccoglie le meglio matite "ribelli" non solo italiane, ma anche straniere che, in una sorta di afflato corale, sbeffeggiano la mafia, le mafie, tratteggiandone i difetti, mettendone in evidenza le manie, ma anche le prepotenze, i paurosi silenzi, la tragedia tutta. Ci sono ElleKappa e Vauro e poi Altan e Bucchi, Giannelli e Biani, Caviglia, Bozzetto, Paz, Zapiro. Ma anche molti, moltissimi disegnatori e vignettisti (...)

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giovedì 16 novembre 2006

Verso gli “Stati generali dell’antimafia” a Roma il 17/19 novembre

Se si parlasse di mafia almeno quanto si parla di Cogne

di Gian Carlo Caselli (Liberazione, 15.11.2006)

Sarebbe assurdo. Nessuno chiede che si parli sempre e soltanto di mafia. Ma basterebbe che le si dedicasse almeno lo stesso tempo del delitto di Cogne, e non saremmo qui a constatare che della mafia si parla unicamente quando non se ne può fare a meno: dopo l’arresto di Provenzano in Sicilia (ma con predilezione per gli aspetti folkloristici...); dopo l’omicidio Fortugno in Calabria; dopo l’arresto di una giudice ancora in Calabria; mentre infuria la mattanza di camorra in Campania. E anche quando se ne parla, il taglio - spesso - è quello degli “approfondimenti” che aggiungono poco o nulla, dei pregiudizi ben mascherati, dei personaggi di riguardo da imbozzolare... Fino ad oggi, ad esempio, ben pochi italiani sanno che il senatore Andreotti, con sentenza definitiva ed irrevocabile della cassazione, è stato ritenuto responsabile del delitto di associazione a delinquere con “Cosa nostra”, delitto prescritto ma provato e commesso (mica poco!) fino alla primavera del 1980.

Dunque, occorre cambiare strada. E’ l’obiettivo degli “Stati generali dell’antimafia”. Una tre giorni di “idee, percorsi e proposte per un rinnovato impegno” contro le mafie che si svolgerà a Roma il 17/19 novembre. Più competenze, esperienze e saperi per ragionare insieme; tracciando una mappa strutturale, non schiacciata sul contingente (l’emergenza di turno), che sappia cogliere le radici e l’essenza delle mafie; che sappia organizzare il contrasto a tutti i livelli con continuità, senza oscillazioni che ogni volta costringano a ricominciare da capo o quasi.

La mafia (in tutte le sue articolazioni, nazionali ed internazionali) è un fenomeno complesso. Per ciò stesso occorrono tante medicine, tante cure. Le “manette” sono necessarie, ma guai a cedere all’illusione repressiva. Sono altrettanto necessarie l’educazione alla legalità, la promozione seria (non parolaia) di incisive attività economico-sociali, l’occupazione. Solo così si può sperare di ridurre il grande mare del consenso mafioso, che è alimentato proprio dalla mancanza di risposte adeguate a bisogni, esigenze e diritti fondamentali di larghi strati di popolazione, soprattutto giovanile. Nello stesso tempo si deve respingere l’illusione sociologica. Se la disoccupazione sparisse d’incanto, non per questo mafie e delinquenza urbana (l’intreccio è forte soprattutto per la camorra) automaticamente svanirebbero.

Anche in zone di piena occupazione, infatti, si registrano fenomeni di delinquenza. Perché va sempre più estendendosi una “economia della delinquenza”, che riguarda oltre alle grandi mafie (capaci di spostare grandi capitali da un continente all’altro), anche la microcriminalità, che ricicla i suoi guadagni in appartamenti, esercizi commerciali ecc. Di qui l’assoluta necessità di un nuovo impulso all’aggressione delle ricchezze illegali (anche creando un’apposita Agenzia per la gestione dei beni confiscati ai mafiosi che sia in grado di operare non con criteri burocratici, ma con un organico disegno “politico” di impoverimento dei mafiosi). Quel che gli “Stati generali” si propongono di mettere in evidenza è che troppi ancora rifiutano di ammettere che le mafie sono una grande questione nazionale. Una metastasi che dalle regioni di “storico” insediamento (e controllo) si è diffusa un po’ dovunque attraverso il riciclaggio. Un condizionamento della politica e uno zavorramento dell’economia del Paese. In definitiva, un azzoppamento della democrazia, svuotata di effettività in alcuni suoi passaggi essenziali.

Certo, è anche necessario smetterla di predicare bene e razzolare male. Ciò significa recuperare questione morale e senso della legalità. Se prevale la tesi che “così fan tutti”, se i condoni a raffica penalizzano chi rispetta le regole, se nessuno di quelli che contano paga davvero (anche quando vien trovato con le mani nel sacco), se leggi “ad personam” cancellano precise responsabilità, se siamo spietati con gli altri, mentre per noi pretendiamo clemenza: ecco l’eclissi della questione morale e della legalità. Un buio che irrobustisce la mala pianta mafiosa. Un lusso che non ci possiamo permettere.


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