E’ la richiesta che Libera rivolgerà al premier Prodi dal palco degli Stati generali anti-Cosa nostra che si svolgono a Roma
Mafia, Don Ciotti al governo: "Ora l’agenzia che gestisca i beni"
"Aboliamo la parola emergenza. E’ ora di lavorare con continuità" A fine novembre l’associazione sarà ricevuta all’Europarlamento
di CLOTILDE VELTRI *
UN’agenzia governativa che rimetta in marcia, in modo efficace, la legge sulla confisca dei beni della mafia. Questo chiederà l’associazione Libera, con forza, al presidente del Consiglio Romano Prodi durante gli Stati generali dell’antimafia convocati a Roma a partire da oggi. "Colpire le mafie significa innanzitutto colpire i loro capitali", spiega don Luigi Ciotti, infaticabile padrone di casa della manifestazione. Ecco perché la creazione di questa Agenzia governativa - in grado di gestire, assegnandoli a enti e associazioni, i miliardi strappati dalle forze dell’ordine e dalla magistratura alla criminalità organizzata - è ormai irrinunciabile.
Partiamo dagli Stati generali che si svolgono per la prima volta. Cosa sperate di ottenere?
"Saranno tre giorni di lavoro, di confronto. Sono 16 i gruppi che affronteranno l’argomento mafia dalle diverse angolazioni. Ognuno in base alle proprie competenze, alle proprie esperienze, al proprio impegno. Perché noi, oltre ad essere responsabili dobbiamo iniziare a sentirci corresponsabili nell’offrire una risposta alla mafia".
A proposito di corresponsabilità. Organizzare gli Stati generali dell’antimafia a Roma e non, per esempio, in una città del Sud significa che tutti devono farsi carico del problema la cui soluzione non può essere delegata solo a una parte del paese?
"Roma è la città dove è nata Libera, ma è anche la capitale, la sede del parlamento e del governo. Noi vogliamo essere di stimolo alla politica alla quale chiediamo delle politiche contro la mafia, oltre che un segnale di ascolto".
Tra le risposte che vi aspettate c’è anche un rilancio della legge sulla confisca e la destinazione dei beni di mafia?
"Esatto. Il governo, tre anni fa, ha deciso di eliminare la figura del commissario che svolgeva un indispensabile lavoro di coordinamento a livello nazionale. Con tutta la stima che possiamo portare a istituzioni, prefetti, demanio e a quanti si sono spesi per far funzionare il meccanismo da quando non c’è più questa autorità nazionale, oggi occorre cambiare marcia".
Ovvero?
"Chiederemo al nuovo governo di dare vita a un’Agenzia governativa nazionale per rendere più efficace e veloce e incisiva la legge sulla confisca dei beni dalla fase del sequestro a quella della destinazione d’uso fino all’apertura delle attività da parte di enti pubblici, associazioni, cooperative. L’agenzia governativa - che dovrà tener conto delle competenze e delle istanze della società civile - è parte integrante del programma dell’Unione, credo sia ora di realizzarla".
Colpire i capitali delle mafie prima di tutto...
"Certo. A fine mese, il 29 e 30 novembre una delegazione di Libera sarà ricevuta al Parlamento europeo di Bruxelles. L’idea è di estendere l’azione di lotta oltre i confini italiani. D’altra parte basta vedere come la criminalità organizzata stia investendo nei paesi europei, in Germania, in quelli dell’Est, dove insomma, la guardia è più bassa. Se la mafia si globalizza anche la lotta alla mafia deve farlo, per questo andiamo a Bruxelles".
Impossibile non parlare di Napoli. Non crede che la città sia solo un emblema della situazione del sud Italia?
"Napoli è una città splendida, piena di spendida gente perbene. Detto questo bisogna fare un distinguo importante tra la violenza dovuta al degrado e quella dovuta alla criminalità mafiosa. Le due si combattono con strumenti diversi. La prima, che poi si trova in molte città e non solo a Napoli, va affrontata con una maggiore attenzione ai servizi sociali, alla scuola, al precariato. La seconda con i mezzi propri alla magistratura e alle forze di polizia e di investigazione. Sicuramente bisogna smetterla di parlare di emergenza. E’ una parola che va cancellata dal vocabolario. Bisogna invece insistere sulla necessità di azioni congiunte e continuative nel tempo. E’ solo la contemporaneità degli interventi che può creare una nuova cultura della legalità, un fermento..."
Tra le iniziative di Libera c’è anche la nascita di una linea di prodotti eno-gastronomici che provengono proprio dalle terre confiscate alla mafia.
"Vero. Tra l’altro stiamo per lanciare "I cento passi", un nero d’Avola che porta il nome del film di Marco Tullio Giordana. Il regista arriva oggi dritto dritto dall’America per partecipare agli Stati generali. Il nome e l’etichetta del vino - che stapperemo ad aprile - sono frutto del lavoro e della fantasia di una scuola di Torino. Per dire che, a Torino, non c’è solo il bullismo di cui si parla tanto in questi giorni. E poi a Roma abbiamo appena inaugurato la prima bottega della legalità, ai Fori imperali. Nel cuore della capitale si vendono i prodotti realizzati grazie ai beni confiscati alle mafie. Nel cuore di Roma..." (17 novembre 2006)