IL «PRIDE» IN ISRAELE NON E’ UN LUSSO
di Gianni Rossi Barilli (Il Manifesto, 11.11.2006)
Caro Serra, che delusione. Leggendo su Repubblica la tua «amaca» del 10 novembre abbiamo scoperto che la questione delle identità sessuali è un lusso superfluo laddove, come in Israele, ci sono problemi molto più gravi.
Ma come? Non siamo perfino stati capaci di organizzare una sanguinosa quanto inutile guerra per andare a liberare le donne afghane dal peso del burqa? Forse intendevi solo dire che la questione delle identità (omo)sessuali, che si manifesta con l’esibizione di lustrini e paillettes, è un lusso superfluo. E allora faresti meglio ad andare a raccontarlo alla quantità incalcolabile di persone omo e transessuali che sono state perseguitate in nome di ragioni religiose, etniche, politiche e belliche nel corso dei secoli. E che lo sono tuttora nella gran parte dei paesi del mondo, incluse ampie zone del Medio Oriente. Le nostre paillettes, caro Serra, mettono per l’appunto in questione le dittature religiose e politiche che giustificano le guerre. E la liberazione delle identità sessuali oppresse mette in questione quel dominio maschile che da che mondo è mondo agisce le guerre, con il loro contorno di macerie e di vittime innocenti.
Quindi poter tenere pacificamente il «pride» a Gerusalemme, anziché uno sfizio partorito da menti frivole e «vagamente sadiche», sarebbe fare bingo. E affermare una buona volta che il valore della pace passa necessariamente attraverso il riconoscimento e il rispetto dell’altro. Il lusso e la frivolezza della democrazia, casomai, consiste nel consentire a opinionisti dalla mente torpida di reiterare pregiudizi vecchi come il cucco, spacciandoli per punti di vista liberali, dalla comoda postazione delle loro amache. Continuando serenamente a sentirsi progressisti.