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Cammino di liberazione ...

Finalmente il Parlamento italiano ha la sua Commissione antimafia. Presidente è Francesco Forgione. Napoli e la Calabria - le emergenze.

sabato 18 novembre 2006 di Federico La Sala
[...] Maria Falcone: «Ottima scelta, lo conosco da tempo e in questi anni ne ho saggiato le sue capacità di politico impegnato sul fronte antimafia. Personalità seria e preparata». Rita Borsellino: «Forgione conosce bene i vari volti della criminalità organizzata nel nostro Paese e rappresenta una garanzia per il rilancio della Commissione».[...]
«Un testo unico contro la holding Cosa Nostra»
di Enrico Fierro *
Finalmente il Parlamento italiano ha la sua Commissione antimafia. Presidente è (...)

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> Finalmente il Parlamento italiano ha la sua Commissione antimafia. Presidente è Francesco Forgione. Napoli e la Calabria - le emergenze.

mercoledì 21 marzo 2007

Francesco Forgione: «13 anni per riutilizzare i beni confiscati, così la lotta alla mafia è dura»

di Enrico Fierro *

Francesco Forgione, presidente della Commissione parlamentare antimafia, è a Polistena, Calabria, alla giornata della memoria e dell’impegno organizzata da «Libera». Osserva le migliaia di facce, tantissimi giovani, che affollano le strade di questo centro nel cuore della Piana di Gioia Tauro. «E ogni volta mi meraviglio di questi ragazzi e di queste ragazze che hanno fatto dell’impegno sociale contro le mafie una loro ragione di vita. Organizzano dibattiti, muovono coscienze».

Certo, Presidente, ma dalla politica arrivano invece segnali di arretramento nella lotta alle mafie.

«È vero, ma il compito della Commissione antimafia è proprio quello di dare risposte, di creare le condizioni perché la lotta alla mafia trovi suoi momenti di concretezza. Un esempio: è scandaloso quello che accade oggi in materia di sequestro dei beni mafiosi».

Cosa succede?

«Succede che dal sequestro al riutilizzo a fini sociali del bene passano ben 13 anni, un periodo scandalosamente infinito. Come Commissione antimafia presto consegneremo al Parlamento una relazione aggiornata sui beni mafiosi, la situazione che abbiamo trovato è allarmante. Ci sono terreni sequestrati e lasciati incolti, interi palazzi di valore che cadono a pezzi, beni assegnati che i comuni non riescono a gestire per mancanza di mezzi. Così rischiamo di perdere la battaglia contro le ricchezze accumulate illecitamente».

Che fare?

«Lo Stato e il governo devono far diventare questa questione una priorità. Prodi si era impegnato a costruire una struttura autonoma in grado di occuparsi esclusivamente dei beni sottratti alle mafie, il tempo è maturo perché si proceda in questa direzione. Ma c’è un altro dato allarmante e riguarda il sistema finanziario della criminalità organizzata. Noi continuiamo a sequestrare società e capitali per milioni di euro e i processi per riciclaggio in Italia sono solo 6, c’è qualcosa che non va».

Le mafie non riciclano più?

«Affatto, il dato allarmante è che c’è scarsa collaborazione delle banche, dei notai, delle società finanziarie. Per questa ragione il 18 aprile prossimo in Commissione ascolteremo il governatore della Banca d’Italia, Draghi. Vogliamo capire quali sono i canali che permettono alle organizzazioni mafiose di movimentare i capitali, di ripulire i soldi, perché questo è un problema che incide sulla democrazia italiana».

Siamo in Calabria, Presidente, lei si guarda intorno e cosa vede?

«Vedo una realtà oppressa da quella che è certamente la mafia più potente, più ricca, ma anche la più inesplorata. I suoi intrecci con la politica e con i livelli più occulti del potere sono un problema serio per la democrazia in questa regione. La Calabria vive una crisi della politica che è trasversale, tocca tutti i partiti e gli schieramenti. Credo che ci sia poco tempo, ma la politica qui deve sottoporsi ad un radicale processo di trasformazione, deve superare una gestione clientelare che ha raggiunto livelli non più sostenibili in questa realtà dove il concetto di trasparenza e di imparzialità della pubblica amministrazione è sconosciuto».

Su tutto, però, pesa l’omicidio di Fortugno, il vicepresidente del Consiglio regionale.

«Con quell’omicidio la ‘ndrangheta ha lanciato un messaggio fortissimo alla democrazia e alle istituzioni calabresi, e allora noi dobbiamo capire qual è il sistema di collusioni che c’è dietro quel delitto, qual è il livello di penetrazione della ’ndrangheta in settori come la sanità pubblica, capire quali rapporti sono maturati tra settori della politica e i capi di cosche importanti prima e dopo l’assassinio di Fortugno. Senza la verità su quell’omicidio sulla Calabria continuerà a gravare un’ombra pesantissima».

La vedova Fortugno, l’onorevole Laganà, si deve dimettere dalla Commissione antimafia?

«L’onorevole Laganà ha, come tutti gli altri parlamentari, il pieno diritto a partecipare alla Commissione antimafia. Mi ha già comunicato, dimostrando grande sensibilità istituzionale, che non parteciperà alle sedute in cui si parlerà dell’omicidio Fortugno e dell’inchiesta. Come Antimafia stiamo già lavorando alla definizione di una relazione sulla ’ndrangheta. Abbiamo acquisito migliaia di documenti, stiamo già facendo una prima istruttoria, poi andremo in Calabria. Sarà una relazione seria, sottratta alle speculazioni politiche, senza riguardi per nessuno».

Mafia e politica, a maggio si vota per comuni e province, una proposta ai partiti? «La mia idea, condivisa dall’intera Commissione, è che chi è rinviato a giudizio per associazione mafiosa, estorsione, racket, riciclaggio, non venga candidato».

* l’Unità, Pubblicato il: 21.03.07, Modificato il: 21.03.07 alle ore 8.34


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