L’OSSERVATORE ROMANO *
Al Presidente della Repubblica Italiana
Un cordiale e rispettoso saluto
A sei mesi dalla sua elezione alla suprema Magistratura dello Stato italiano, lunedì 20 novembre 2006 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano verrà in Vaticano per una visita ufficiale al Santo Padre Benedetto XVI. "L’Osservatore Romano" porge a Sua Eccellenza il Presidente Napolitano un cordiale e deferente saluto e un vivo augurio di successo nel compimento della sua alta missione.
Questo primo incontro ufficiale fra Sua Santità e il Capo dello Stato italiano si inserisce in una pluridecennale tradizione di reciproche visite, scambiate fra il Sommo Pontefice e il Presidente della Repubblica Italiana. Esse manifestano i molteplici e peculiari legami, che congiungono la Santa Sede e l’Italia, e contribuiscono a consolidare i loro rapporti, a vantaggio della Chiesa, della Nazione italiana e della comune azione nel contesto della Comunità internazionale.
In primo luogo, nessuno può negare debita rilevanza al fatto che nella città di Roma ha la sua sede il Pastore Supremo della Chiesa universale e che nell’Urbe lo Stato della Città del Vaticano costituisce il presidio visibile della sovranità ed indipendenza della Santa Sede in vista della sua missione spirituale universale. Ciò è stato solennemente sancito dai Patti Lateranensi e trova concreta, quasi quotidiana attuazione in diverse forme, grazie al fedele adempimento degli impegni internazionalmente assunti dallo Stato italiano nel 1929. Anche grazie a ciò, il Romano Pontefice può esercitare il suo ministero di fondamento visibile dell’unità della Chiesa e di guida spirituale non solo per i cattolici di tutto il mondo, ma anche per tanti uomini che anelano alla pace e alla giustizia.
Inoltre, come ha ricordato lo stesso Presidente Napolitano davanti al Parlamento il giorno del suo insediamento, riprendendo le parole del telegramma augurale inviatogli da Benedetto XVI, i valori umani e cristiani "sono patrimonio del popolo italiano" e vi è un "profondo rapporto storico tra la cristianità e il farsi dell’Europa". Da qui discende il dovere dello Stato di riconoscere la "dimensione sociale e pubblica del fatto religioso", che si deve esprimere nell’impegno a sviluppare "concretamente la collaborazione, in Italia, tra Stato e Chiesa cattolica in molteplici campi in nome del bene comune".
Su tali basi la Santa Sede e l’Italia possono poi continuare a operare congiuntamente a livello internazionale, mediante un sempre più efficace impegno a favore della pace, dello sviluppo, della comprensione fra i popoli e le culture, del rispetto dei diritti umani e, in primo luogo, della libertà religiosa, nonché con una fattiva attenzione e solidarietà verso quelle regioni del mondo che sono tuttora colpite dai flagelli della guerra, della violenza terroristica, della fame, della sete e delle epidemie.
Sono queste le grandi motivazioni ideali che animano la prima visita del Presidente Napolitano a Benedetto XVI. In essa si può ravvisare un evento ricco di buoni auspici sia per la Chiesa sia per lo Stato, entrambi chiamati a servire e a promuovere il bene della persona umana in tutte le sue dimensioni.
L’Osservatore Romano - 19 Novembre 2006