Napolitano in visita dal Papa: ruoli distinti ma collaboriamo *
Storico incontro tra il papa Benedetto XVI e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano : è la prima volta che un presidente dell’ex Pci incontra un Pontefice in Vaticano. Già dalle prime battute si capiva che sarebbe satato un colloquio molto cordiale: seduti alla scrivania della biblioteca privata pontificia il presidente Napolitano ha chiesto: «Questa è anche la sua stanza di lavoro?». «Adesso no - ha spiegato il Papa - in passato lo era per i papi, fino a Pio X». Dopo aver raccontato altri particolari, Benedetto XVI ha aggiunto: «È molto meglio cosi», non non potrei lavorare in un ambiente così principesco«. «Anche io al Quirinale», gli ha risposto sorridendo il presidente.
Venticinque minuti di faccia a faccia nel quale il presidente e sua Santità si sono ripromessi che la «collaborazione» tra Stato e Chiesa «possa continuare a svilupparsi concretamente». Giacché «Chiesa e Stato, pur pienamente distinti - ha detto il Papa - sono entrambi chiamati, secondo la loro rispettiva missione e con i propri fini e mezzi, a servire l’uomo». «La libertà, che la Chiesa e i cristiani rivendicano, non pregiudica gli interessi dello Stato o di altri gruppi sociali e non mira a una supremazia autoritaria su di essi, ma - ha detto il Papa - è piuttosto la condizione affinchè, come ho detto durante il recente convegno ecclesiale di Verona, si possa espletare quel prezioso servizio che la Chiesa offre all’Italia e a ogni Paese in cui essa è presente». I cattolici, ha sottolineato Sua Santità, offrono nella politica il loro «apporto specifico»,che «viene dato principalmente dai fedeli laici, i quali, agendo con piena responsabilità e facendo uso del diritto di partecipazione alla vita pubblica che hanno alla pari di tutti i cittadini, si impegnano con gli altri membri della società a costruire un giusto ordine nella società».
«Nella loro azione - ha insistito il Pontefice - essi poggiano sui valori e principi antropologici ed etici radicati nella natura dell’essere umano, riconoscibili anche attraverso il retto uso della ragione». «Così - ha continuato il Papa - quando s’impegnano con la parola e con l’azione a fronteggiare le grandi sfide attuali, rappresentate dalle guerre e dal terrorismo, dalla fame e dalla sete, dalla estrema povertà di tanti esseri umani, da alcune terribili epidemie, ma anche dalla tutela della vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento alla morte naturale, e dalla promozione della famiglia, fondata sul matrimonio e prima responsabile dell’educazione, non agiscono per un loro interesse peculiare o in nome di principi percepibili unicamente da chi professa un determinato credo religioso: lo fanno, invece, nel contesto e secondo le regole della convivenza democratica, per il bene di tutta la società e in nome di valori che ogni persona di retto sentire può condividere».
Il Capo dello Stato dal canto suo ha avuto parole di elogio per Ratzinger: «Ci toccano e ci confortano i suoi messaggi sulla pace, ci colpisce la forza della sua denuncia del flagello della fame». Il Presidente ha esplicitamente citato gli appelli "risoluti e limpidi" del pontefice come quello «affinchè cessi la violenza che ancora dilania la vicina e cara terra del Medioriente». Molto, in tema di pace internazionale e di lotta alla fame «può fare l’Europa unita», «parlando con una voce sola e riconoscendosi in grandi valori condivisi, che riflettono il ruolo storico e la sempre viva lezione ideale del Cristianesimo», ha aggiunto il presidente della Repubblica. Quindi Napolitano ha spiegato che «il nostro principale assillo è rinsaldare l’unità della Nazione e la coesione della società italiana: per tale compito sappiamo di poter contare, Santità, sulla sua speciale sensibilità e sollecitudine». Poi ha sottolineato: «Mai dovrebbe la politica spogliarsi della sua componente ideale e spirituale, della parte etica e umanamente rispettabile della sua natura».
*www.unita.it, Pubblicato il: 20.11.06 Modificato il: 20.11.06 alle ore 13.40