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Per il dialogo e la pace: Eu-ropa !!!

ITALIA e CHIESA CATTOLICA. Oggi, 20 novembre 2006, l’incontro tra il nostro Presidente della Repubblica e Papa Benedetto XVI, tra Giorgio Napolitano e Joseph Ratzinger. Dalla "Voce di Fiore" un buon-auspicio: che "DUE SOLI" (Dante) illuminino il cielo della nostra Terra!!!

lunedì 20 novembre 2006 di Federico La Sala
[...] Sicuramente nel colloquio tra papa e presidente (accompagnato dalla moglie Clio) ritornerà il tema, tanto caro a Karol Woytjla, delle radici cristiane dell’Europa, che inutilmente il papa recentemente scomparso si sforzò di far inserire nella costituzione europea. Alla questione Napolitano dedicò, nel maggio scorso, alcune righe del suo messaggio d’insediamento. Per dire che "si deve laicamente riconoscere la dimensione sociale e pubblica del fatto religioso e lo svilupparsi concreto (...)

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> ITALIA e CHIESA CATTOLICA. Oggi, 20 novembre 2006, l’incontro tra il nostro Presidente della Repubblica e Papa Benedetto XVI, tra Giorgio Napolitano e Joseph Ratzinger. Dalla "Voce di Fiore" un buon-auspicio: che "DUE SOLI" (Dante) illuminino il cielo della nostra Terra!!!

lunedì 20 novembre 2006

Il discorso di Benedetto XVI

CITTA’ DEL VATICANO - Questo il testo integrale del discorso di papa Benedetto XVI in occasione della visita ufficiale del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano.

"Signor Presidente della Repubblica, Le sono vivamente grato per questa Sua visita, della quale Ella oggi mi onora, e rivolgo il mio cordiale saluto a Lei e, attraverso di Lei, a tutto il Popolo italiano, i cui rappresentanti - nello scorso mese di maggio - L’hanno chiamata a ricoprire la suprema carica dello Stato. Desidero, in questa solenne circostanza, rinnovarLe personalmente le mie vive felicitazioni per l’alto incarico conferitoLe. Estendo il mio saluto anche agli illustri Membri della Delegazione che L’accompagna. Nello stesso tempo vorrei anche manifestare di nuovo, nei confronti di tutti gli Italiani, quella gratitudine che già ho avuto modo di esprimere durante la mia visita al Quirinale, il 24 giugno 2005. Essi, infatti, fin dalla mia elezione mi dimostrano quasi quotidianamente, con calore ed entusiasmo, i loro sentimenti di accoglienza, di attenzione e di sostegno spirituale nell’adempimento della mia missione.

Del resto, in questa sentita vicinanza al Papa trova una significativa espressione quel particolare legame di fede e di storia, che da secoli lega l’Italia al Successore dell’apostolo Pietro, il quale ha in questo Paese, non senza disposizione della Divina Provvidenza, la sua sede. Per assicurare alla Santa Sede ’l’assoluta e visibile indipendenzà e ’garantirLe una sovranita’ indiscutibile pur nel campo internazionalé, col Trattato Lateranense si è costituito lo Stato della Città del Vaticano. In forza di tale Trattato, la Repubblica italiana offre a diversi livelli e con diverse modalità un prezioso e diuturno contributo allo svolgimento della mia missione di Pastore della Chiesa universale. La visita in Vaticano del Capo dello Stato italiano mi è, pertanto, gradita occasione per far giungere il mio deferente pensiero a tutte le istanze dello Stato, ringraziandole per la loro fattiva collaborazione a vantaggio del ministero petrino e dell’opera della Santa Sede".

"La Sua odierna visita, Signor Presidente, non è solo la felice conferma di una ormai pluridecennale tradizione di reciproche visite, scambiate fra il Successore di Pietro e la più alta Carica dello Stato italiano, ma riveste un importante significato, perché consente una particolare sosta di riflessione sulle ragioni profonde degli incontri che avvengono fra i rappresentanti della Chiesa e quelli dello Stato. Esse mi sembrano chiaramente esposte dal Concilio Vaticano II, che nella Costituzione pastorale ’Gaudium et spes’ afferma: ’La comunita’ politica e la Chiesa sono indipendenti e autonome l’una dall’altra nel proprio campo. Tutte e due, anche se a titolo diverso, sono a servizio della vocazione personale e sociale delle stesse persone umane. Esse svolgeranno questo loro servizio a vantaggio di tutti in maniera tanto più efficace quanto meglio coltiveranno una sana collaborazione tra di loro, secondo modalità adatte alle circostanze di luogo e di tempò (n. 76)".

"Si tratta di una visione condivisa anche dallo Stato italiano, che nella sua Costituzione afferma anzitutto che ’lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani’ e ribadisce poi che ’i loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi’ (art. 7). Questa impostazione delle relazioni fra la Chiesa e lo Stato ha ispirato anche l’Accordo che apporta modificazioni al Concordato Lateranense, firmato dalla Santa Sede e dall’Italia il 18 febbraio 1984, nel quale sono state riaffermate sia la indipendenza e sovranità dello Stato e della Chiesa sia la "reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese (art. 1). Mi associo volentieri all’auspicio formulato da Lei, Signor Presidente, all’inizio del Suo mandato, che questa collaborazione possa continuare a svilupparsi concretamente. Sì, Chiesa e Stato, pur pienamente distinti, sono entrambi chiamati, secondo la loro rispettiva missione e con i propri fini e mezzi, a servire l’uomo, che è allo stesso tempo destinatario e partecipe della missione salvifica della Chiesa e cittadino dello Stato. E’ nell’uomo che queste due società si incontrano e collaborano per meglio promuoverne il bene integrale".

"Questa sollecitudine della comunità civile nei riguardi del bene dei cittadini non si può limitare ad alcune dimensioni della persona, quali la salute fisica, il benessere economico, la formazione intellettuale o le relazioni sociali. L’uomo si presenta di fronte allo Stato anche con la sua dimensione religiosa, che ’consiste anzitutto in atti interni volontari e liberi, con i quali l’essere umano si dirige immediatamente verso Diò (Dignitatis humanae, 3). Tali atti ’non possono essere ne’ comandati, né proibitì dall’autorità umana, la quale, al contrario, è tenuta a rispettare e promuovere questa dimensione: come ha autorevolmente insegnato il Concilio Vaticano II a proposito del diritto alla libertà religiosa, nessuno può essere costretto ’ad agire contro la sua coscienza’ né si può ’impedirgli di agire in conformita’ ad essa, soprattutto in campo religiosò (ibid.). Sarebbe però riduttivo ritenere che sia sufficientemente garantito il diritto di libertà religiosa, quando non si fa violenza o non si interviene sulle convinzioni personali o ci si limita a rispettare la manifestazione della fede che avviene nell’ambito del luogo di culto. Non si può infatti dimenticare che ’la stessa natura sociale dell’essere umano esige che egli esprima esternamente gli atti interni di religione, comunichi con altri in materia religiosa e professi la propria religione in modo comunitariò (ibid.)".

ANSA » 2006-11-20 13:08


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