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Chi siamo noi, in realtà?! Chi educa chi?!

ITALIA. PAESE IMPAZZITO: BULLISMO ... GENERALE E DI STATO. Una questione antropologica e "teologico-politica"!!! Collodi (e Calvino ce lo ha ben detto e ripetuto!!!) aveva già gettato l’allarme: "la bulimia esistenziale nel Paese dei Balocchi" (Michele Serra) trasforma in "asino" (oggi, in "toro" -"bull") e non è dei "Pinocchio", ma degli adulti ... e di "Geppetto" e "Maria", che non sanno ancora "come nascono i bambini"(Freud) ... e "come si diventa ciò che si è" (Nietzsche)!!!

"C’era una volta. - Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori. - No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno"!!!
domenica 19 novembre 2006 di Federico La Sala
[...] Ognuno di noi sperimenta su se stesso, e più ancora sui figli, se ne ha, l’enorme difficoltà di introdurre, in questo meccanismo rotto, un calmiere, un contrappeso etico. Se l’aggressività dei minori ci spaventa più di quanto è fisiologico, questo dipende, io credo, dal fatto che la paura si manifesta per causa loro, ma non è paura di loro: è la paura - profondissima - di avere perduto in gran parte gli strumenti per affrontarla. E’ la paura di avere reso inarticolato il linguaggio (...)

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> PAESE IMPAZZITO: BULLISMO ... GENERALE E DI STATO. Una questione antropologica e "teologico-politica"!!!

domenica 4 febbraio 2007

Bullismo in crescita, il germe della violenza

di Davide Madeddu *

Simone di andare a scuola non ne voleva più sapere. A casa non parlava, in classe anche meno. Per lui, tredici anni, un fisico molto esile per un metro e mezzo di altezza, gesti semplici e normali - come superare il cancello, varcare il portone d’ingresso della scuola - diventavano un supplizio. Sapeva che nell’andito avrebbe incontrato i suoi «aguzzini». I "bulli" con cui doveva fare i conti ogni giorno. Coetanei che lo «prendevano in giro» e gli davano «calci e pugni e schiaffi in testa». Simone, che per uscire dall’incubo ha cambiato scuola, non è che una delle tante vittime della violenza tra gli adolescenti.

Le cronache d’altronde sono ricche di episodi che comprendono aggressioni fisiche, casi di violenza sessuale e psicologica, telefonini usati come armi per filmare angherie e crearsi una claque. È quello che gli studiosi chiamano «bullismo». Un fenomeno che gli studi e le statistiche danno in forte crescita soprattutto negli ultimi due anni.

I dati elaborati dalla Società italiana di pediatria sono eloquenti. Quasi otto ragazzi delle scuole medie su dieci hanno conosciuto da vicino atti di bullismo, o perché ne sono stati vittima, o perché lo hanno subito i loro amici.

«Negli ultimi due anni la Società italiana di pediatria ha effettuato uno studio sugli adolescenti che frequentano le scuole medie - spiega Maurizio Tucci, responsabile comunicazione della Sip e responsabile dello studio - ebbene oltre il 70 per cento del campione ha detto di avere avuto a che fare con questo fenomeno come protagonisti o spettatori».

Un fenomeno che, come spiega il responsabile dello studio, continua a crescere in maniera vertiginosa. «Rispetto all’anno scorso c’è la percentuale è lievitata di almeno dieci punti percentuale - prosegue - un dato, a nostro avviso, allarmante e pericoloso che fa sicuramente riflettere, soprattutto perché sono veramente pochi coloro che dicono di essere pronti a chiedere aiuto agli adulti». Il fenomeno non riguarda solamente le scuole medie ma anche gli altri gradi. «Il nostro studio riguarda le scuole medie - prosegue -ma questo fenomeno si registra già dalle scuole elementari e alle superiori».

Dati confermati anche da quelli elaborati dall’Osservatorio nazionale per l’infanzia che segna una crescita esponenziale del fenomeno dal 2001 a oggi. «Se i dati vengono posti a confronto con quelli di altri paesi - si legge nel rapporto - ne emerge a primavista un quadro sconfortante,dato che risultano assai più elevati ad esempio quasi doppi rispetto a quelli ottenuti nel Regno Unito».

Fernando Nonnis, antropologo, docente all’università di Cagliari nei corsi di specializzazione post laurea per anni si è dedicato allo studio del fenomeno. «Non possiamo certo dire che il bullismo sia una novità - spiega - certo però possiamo invece confermare che il fenomeno sia in crescita e che sia cresciuto anche il livello di comunicazione».

Per Nonnis, che per conto del ministero dell’Istruzione ha studiato il fenomeno tra Sardegna, Campania e Sicilia, ad alimentare il fenomeno c’è anche l’indifferenza. «Che interessa anche i docenti». «Davanti a certi comportamenti non basta indignarsi o dare le colpe alla famiglia, è necessario studiare l’intero contesto - dice -. La famiglia ideale esiste solamente nei programmi della Moratti. Chi sta a scuola deve fare i conti con la quotidianità e i problemi e quindi deve intervenire concretamente».

Anche perché, come aggiunge l’antropologo «la famiglia felice, unita che collabora con i docenti perché i ragazzi hanno problemi, esiste nella pubblicità dei biscotti e nei programmi della Moratti, non nella realtà». Un esempio? «I fatti di cronaca che si sono registrati i giorni scorsi sono una prova - aggiunge - e non devono essere sottovalutati». E le cronache dei giorni scorsi parlano di adolescenti che fanno sesso in classe e si fanno riprendere dagli altri alunni. Undicenni che filmano le violenze compiute su una coetanea. O ancora "baby gang" che picchiano altri adolescenti per rubare sotto lo sguardo vigile delle telecamere incorporate nei videofonini. Eppoi ci sono gli altri episodi: quelli del sesso all’ora di ricreazione o in classe ripreso con i telefonini e messo in rete. Quello che è successo all’istituto tecnico commerciale di San Benedetto del Tronto, dove una quattordicenne e un quindicenne hanno fatto sesso sulla cattedra, filmati dai compagni, i quali hanno poi scaricato il video su internet. Episodio su cui indaga oggi la magistratura.

Un fenomeno considerato preoccupante anche da Gaetano Dragotto, il procuratore generale di Ancona che all’inaugurazione dell’anno giudiziario non ha nascosto la sua preoccupazione per i casi di«devianza minorile, violenze di gruppo, diffusione di materiale pedopornografico», e per il «ripetersi di omissioni di denuncia per reati perseguibili d’ ufficio commessi in ambito scolastico».

Fenomeni preoccupanti dove, come spiega Emilio Lupo, psichiatra e presidente nazionale di Psichiatria democratica anche la società e il mondo degli adulti hanno la loro fetta di responsabilità. «L’uso dei telefonini e, nel caso particolare, della nuova tecnologia - spiega- fa vedere e vivere la vita ai giovani come se fosse un grande gioco o videogioco». Telefonini che diventano alla fine lo strumento di comunicazione degli adolescenti. «È come se uno comunicasse - aggiunge -i filmati e la violenza per dare una risposta ai propri problemi». Un contesto in cui gli adolescenti, a sentire Lupo, diventano vittime e carnefici. «Come la società della comunicazione ti brucia tutto, così succede per la violenza: ti brucia tutto senza che tu ti assuma le tue responsabilità. La violenza diventa la risposta ai problemi».

Come uscire da questa situazione? «Secondo me si può fare a tutti i livelli, coi ragazzi bisogna parlare e non bisogna essere funzionale alla loro fretta, parlarci, fare conoscere - spiega -. Molto spesso a loro è proprio sconosciuto il dialogo. Naturalmente poi questa fretta coinvolge anche gli adulti e la qualità e il livello di comunicazione ne risente molto». Non a caso lo psichiatra cita l’esempio del pranzo e dei fast food. «Se andiamo a vedere sta scomparendo la condivisione, anche quella di mangiare tutti assieme a tavola, c’è la fretta, sempre fretta. Come nei videogiochi».

Quindi? «È necessario fare capire ai giovani l’importanza delle cose. Prendiamo l’esempio dei mezzi di trasporto. Se tu vuoi far diventare un buon cittadino, non devi dirgli che lui deve avere la possibilità di salvaguardare la metropolitana o la scuola perché lo fanno tutti,ma perché è per il bene della società e non è una cosa fine a se stessa». Non è tutto. «Ai ragazzi si deve spiegare che il rispetto dei senza fissa dimora, degli immigrati non è una cosa fine a se stessa ma è il bene della società. Di una società civile».

La psicologa Francescato: "E’ l’anticamera degli ultrà"

* l’Unità, Pubblicato il: 04.02.07, Modificato il: 04.02.07 alle ore 20.14


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