Benedetto XVI all’Angelus: "Il mio pellegrinaggio sulle orme di Wojtyla". Sull’Aids nessun cenno di apertura sul profilattico: "Malati non siano discriminati"
Il Papa: "Stima e amicizia per il caro popolo turco"
CITTA’ DEL VATICANO - "Un saluto cordiale al caro popolo turco, ricco di storia e di cultura" è stato inviato oggi da Benedetto XVI in mondovisione dopo la preghiera dell’Angelus. "A tale popolo e ai suoi rappresentanti esprimo sentimenti di stima e di sincera amicizia", ha detto il Pontefice, che martedì prossimo inizierà ad Ankara la sua visita in Turchia.
Proprio mentre a Istanbul è in corso una manifestazione contro il viaggio, ai 50mila fedeli presenti in piazza San Pietro il Papa ha chiesto di accompagnarlo "con la preghiera, perché questo pellegrinaggio possa portare tutti i frutti che Dio desidera". "Con viva emozione - ha quindi aggiunto Papa Ratzinger - attendo di incontrare la piccola comunità cattolica, che mi è sempre presente nel cuore, e di unirmi fraternamente alla Chiesa ortodossa, in occasione della festa dell’apostolo sant’Andrea".
Il Papa ha richiamato anche la figura di chi lo ha preceduto: "Con fiducia mi pongo sulle orme dei miei venerati predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II; e invoco la celeste protezione del beato Giovanni XXIII, che fu per dieci anni delegato apostolico in Turchia e nutrì per quella nazione affetto e stima".
Quindi il Papa è tornato sulla questione dell’Aids, ma senza alludere in nessun modo alla presunta nuova posizione della Chiesa in materia di profilassi che qualche giorno fa alcune fonti davano allo studio. Ratzinger si è limitato a incoraggiare "le molteplici iniziative che la Chiesa sostiene in questo campo" e a rinnovare il suo auspicio che i malati non siano mai discriminati, e chiedere una "accresciuta responsabilità nella cura della malattia", ricordando che il prossimo primo dicembre ricorre la giornata mondiale contro l’Aids.