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DIFFERENZE DI GENERE E UmaNITA’. PER LA GIORNATA MONDIALE (2006), UN URLO DALL’ITALIA: NO AL "FEMMINICIDIO"!!! UN APPELLO a tutte le Istituzioni della Repubblica !!! PER UN IMPEGNO CONCRETO, PER UNA DONNA SOGGETTO DI DIRITTO E NON OGGETTO DI DIRITTI.... E I DATI DELL’ "ISTAT" SULLA VIOLENZA SESSUALE SUBITA DALLE DONNE, IN ITALIA !!!

domenica 22 luglio 2007 di Federico La Sala
APPELLO
Al Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano;
alla Signora Clio Bittoni;
al Presidente del Consiglio Romano Prodi;
alla Ministra per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini;
alla Ministra per la Famiglia Rosy Bindi;
ai Presidenti di Camera e Senato;
alle Parlamentari e ai Parlamentari;
alle Presidenti e ai Presidenti delle Regioni e delle
Provincie;
alle Giunte Regionali, Provinciali, Comunali;
ai Consigli Regionali, Provinciali, Comunali;
alle Consigliere ed ai (...)

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> DIFFERENZE DI GENERE E ...UmaNITA’. PER LA GIORNATA MONDIALE, UN URLO DALL’ITALIA: NO AL "FEMMINICIDIO"!!! UN APPELLO a tutte le Istituzioni della Repubblica !!!

giovedì 22 febbraio 2007

Le donne rassegnate alla violenza

di CHIARA SARACENO (La Stampa, 22.02.2007)

Il rischio di subire un qualche tipo di violenza da un uomo - a casa o fuori - sembra far parte della normalità femminile. Quasi una donna tra i 16 e i 70 anni su quattro ha subito violenza sessuale.

Spesso prima dei 16 anni, anche se solo per una minoranza (5% di tutte le donne, pari a circa un milione) si è trattato di stupro o tentato stupro. Quasi una donna su 5 ha subito violenze fisiche. E il 40% ha subito violenze di tipo psicologico (minacce, insulti, restrizioni della libertà e così via). Nell’anno precedente all’intervista le donne che hanno sperimentato qualche tipo di violenza sono state oltre il 5%, con una particolare concentrazione tra le giovanissime e le giovani. La maggior parte delle violenze subite sono state di tipo sessuale, seguite da quelle fisiche. E sono avvenute sia all’interno delle pareti domestiche e da parte di appartenenti alla cerchia familiare e affettiva, sia all’esterno. Sono i dati che emergono da una ricerca svolta dall’Istat nel 2006, utilizzando i criteri condivisi a livello internazionale per definire i diversi tipi di violenza.

Certo, questi dati includono anche le violenze «lievi», lo schiaffo o la tirata di capelli «occasionale». Ma non includono le molestie verbali, le telefonate oscene, l’essere seguite per strada, gli atti di esibizionismo, che pure contribuiscono non poco alla sensazione di accerchiamento e generale insicurezza che la maggior parte delle donne ha sperimentato una o più volte nel corso della propria vita proprio perché donna. La maggioranza delle vittime, inoltre, ha subito più episodi di violenza. Ciò è avvenuto con più frequenza quando l’aggressore è il partner o ex partner. Partner ed ex partner sono anche i maggiori responsabili di stupri e tentati stupri, oltre che di violenze fisiche. E le violenze subite nella sfera domestica sono in maggioranza gravi. Come testimoniato da altri studi oltre che dalla cronaca nera, per le donne non vi è davvero uno spazio sicuro, né pubblico né privato, quando è abitato anche da uomini, cioè quasi sempre. E lo spazio privato, delle relazioni private e intime è spesso il più rischioso.

Si tratta per lo più di violenze non denunciate, anche le più gravi. È questo, forse, il dato che colpisce di più. Oltre il 91% degli stupri non è denunciato. Per gli altri tipi di violenza, sessuale, fisica o psicologica, le percentuali di mancata denuncia sono ancora più alte. E se l’aggressore, specie sessuale, è il partner (marito, fidanzato, convivente) le denunce si riducono ulteriormente, anche oggi, non solo nel passato. Non si tratta solo del timore di ritorsioni. Piuttosto sembra vi sia un’accettazione più o meno rassegnata che la violenza fa parte, può fare parte, delle relazioni uomo-donna. Solo il 18% delle donne che ha subito violenza sessuale in famiglia, infatti, considera tale violenza un reato (di più se è un ex marito o ex partner a farla). Il 44% lo considera qualche cosa di sbagliato ma non penalmente rilevante e il 36% una sorta di fatalità.

D’altra parte, la stessa famiglia non sembra fornire indicazioni utili a cogliere la gravità ed eventuale pericolosità della violenza subita. Il tasso di denuncia è basso, infatti, anche tra chi si è confidata con i famigliari, mentre sale sensibilmente (quasi al 50%) tra chi si è rivolta a qualche operatore istituzionale - medico, avvocato, poliziotto, assistente sociale. Ma sono poche a farlo. E più di un terzo delle donne non ne parla con nessuno.

È questo il danno secondario prodotto dalla violenza (maschile), specie privata, familiare: molte donne la considerano vuoi inevitabile, vuoi uno scotto da pagare; quando addirittura non se ne attribuiscono la colpa. Comunque da tacere. Tra le vittime di questo danno collaterale possiamo certamente mettere la moglie che subisce le violenze quotidiane del marito, o gli perdona quelle occasionali, ma anche la ragazzina costretta a farsi toccare dai compagni, e anche quella che cede al desiderio del suo ragazzo di riprendere un momento di intimità, salvo scoprire che per lui si tratta di un trofeo da esibire su Internet. Anche questo silenzio delle vittime mostra quanto sia ancora lunga la strada della parità tra uomo e donna


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