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DIFFERENZE DI GENERE E UmaNITA’. PER LA GIORNATA MONDIALE (2006), UN URLO DALL’ITALIA: NO AL "FEMMINICIDIO"!!! UN APPELLO a tutte le Istituzioni della Repubblica !!! PER UN IMPEGNO CONCRETO, PER UNA DONNA SOGGETTO DI DIRITTO E NON OGGETTO DI DIRITTI.... E I DATI DELL’ "ISTAT" SULLA VIOLENZA SESSUALE SUBITA DALLE DONNE, IN ITALIA !!!

domenica 22 luglio 2007 di Federico La Sala
APPELLO
Al Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano;
alla Signora Clio Bittoni;
al Presidente del Consiglio Romano Prodi;
alla Ministra per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini;
alla Ministra per la Famiglia Rosy Bindi;
ai Presidenti di Camera e Senato;
alle Parlamentari e ai Parlamentari;
alle Presidenti e ai Presidenti delle Regioni e delle
Provincie;
alle Giunte Regionali, Provinciali, Comunali;
ai Consigli Regionali, Provinciali, Comunali;
alle Consigliere ed ai (...)

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> DIFFERENZE DI GENERE E ...UmaNITA’: NO AL "FEMMINICIDIO"!!! UN APPELLO a tutte le Istituzioni e a tutta l’ITALIA !!! PER UN IMPEGNO CONCRETO, PER UNA DONNA SOGGETTO DI DIRITTO E NON OGGETTO DI DIRITTI. E I DATI DELL’ "ISTAT" SULLA VIOLENZA SESSUALE SUBITA DALLE DONNE, IN ITALIA !!!

venerdì 24 novembre 2006

La domanda “uomini perché uccidete le donne?” resta senza risposte. Perché?

di Maria Luisa Boccia (Liberazione, 18.11.2006)

Il 25 novembre, giornata mondiale sulla violenza contro le donne, vi saranno numerose iniziative, promosse per lo più da soggetti politici femminili e femministi. Il coordinamento delle parlamentari di Rifondazione comunista-Sinistra europea ha scelto per questa giornata di organizzare incontri in diverse città, facendo propria la domanda proposta da Liberazione un anno fa: uomini perché uccidete le donne? Perché esercitate violenza contro le donne, quelle a voi più prossime, quelle con le quali condividete la vita, nel privato e nel pubblico? Ci sembra infatti decisivo spostare l’attenzione su chi la violenza la esercita, per capirne le cause, recenti ed antiche, inscritte nei mutamenti del presente, profondamente incistate nell’immaginario collettivo maschile, radicate nella storia e nel simbolico patriarcale. Riproponiamo allora la riflessione di Angela Azzaro, della redazione del giornale e del gruppo femminista A/matrix, e di Franco Giordano, segretario di Rifondazione comunista.

Angela Azzaro chiama direttamente in causa gli uomini di sinistra perché rispondano, a partire da sé, alla domanda di Liberazione. Gli uomini uccidono le donne. Uccidono quelle che amano. O che dicono di amare. Le violentano, le picchiano. La prima causa di morte delle donne tra i 16 ed i 44 anni, nel mondo, in Europa e in Italia, è la violenza dei loro compagni. Non è un’emergenza di oggi, non è un residuo del passato. Crea sconcerto, paura, orrore. Si contano le vittime. Colore diverso. Classi sociali diverse. Culture diverse. Uguali perché donne. Da sempre, parlare di violenza, vuol dire parlare solo di loro. Da sempre sono solo loro ad essere oggetto di studio. Se ne parla però solo come vittime, sopratutto come vittime di violenza di strada, nello spazio urbano. Ma i dati dicono che le violenze, e le morti, sono altissime in famiglia; molto più basse fuori. Ma queste sono un tentativo di imporre un’ulteriore violenza alle donne: non essere libere di muoversi, di scegliere dove e come vivere.

Degli uomini poco o nulla si parla. O se ne parla non come uomini, ma come gli altri, i diversi: stranieri, preferibilmente oggi mussulmani e/o arabi, o devianti, malati, pervertiti. Poco o nulla ci si chiede perché gli uomini, in quanto uomini, sono violenti con le donne.

L’ha fatto Liberazione. Chiedendo ad uomini: perché? Perché, dopo la lunga e straordinaria rivoluzione compiuta dalle donne i vostri simili continuano ad uccidere le donne? Pensate che questo vi riguardi? Gli uomini che hanno risposto, lo hanno fatto spostando la domanda fuori di loro: hanno parlato in modo accorato, scandalizzato, anche intelligente, di sociologia, di culture, di misure penali e securitarie. Solo alcuni hanno parlato di identità sessuata. Ma finché gli uomini come genere, a partire dai nostri compagni di vita e di tante scelte politiche, non capiscono che da qui bisogna partire, dalla sessualità ed identità maschile, sarà difficile costruire un mondo dove le donne non muoiono più, non sono più picchiate, violentate, offese. Da uomini che non vogliono, non sanno né cambiare se stessi né vivere relazioni di differenza.

Per Franco Giordano la violenza esplode come reazione alla mutata soggettività femminile. Oggi più di ieri le donne si sottraggono alla funzione di rassicurazione e conferma dell’identità maschile. Da qui un diffuso senso di inquietudine e disorientamento. Un amplificarsi dei limiti che la spinta ad incarnare l’identità maschile produce negli uomini. Non potersi più rispecchiare nello sguardo femminile, per cercarvi conferma, appare come un torto, fa vacillare quello che appare un “diritto naturale” alla solidarietà dell’altro sesso. E l’aggressività si attiva come tentativo, disperato e disperante, di ristabilire un ordine di senso e di rapporti, di tipo gerarchico. Il bisogno di appropriazione e di controllo del corpo delle donne ne è l’espressione più forte, e sbocca spesso, troppo spesso, in violenza fisica. Ma la tendenza a ristabilire “di forza”, più e oltre che di diritto, un ordine che confermi e legittimi il bisogno maschile di rassicurazione, si esprime anche nella politica, nella cultura, nelle norme. Quanto più gli uomini continuano a non interrogare la propria identità sessuata, tanto più contribuiscono, colpevolmente, alla diffusione delle violenze contro le donne.

E la domanda «Maschi, perché picchiate, violentate, uccidete le donne?», non troverà risposte pertinenti. Anzi continuerà ad essere elusa. Si continuerà a parlare di altro.

Come si può spiegare infatti quello che accade senza capire cosa è cambiato nei rapporti tra i sessi?

Come si possono capire i nessi tra la violenza che colpisce le donne e le contraddizioni più forti del nostro tempo, se non mettendo al centro delle contraddizioni, dei conflitti, delle letture del presente i rapporti tra i sessi? Se non parliamo di relazioni di differenza come cuore del cambiamento da costruire? Sono domande che chiedono un cambiamento radicale della politica. Per il quale molte donne da tempo lavorano. E’ tempo che anche gli uomini si mettano al lavoro su questo. Per questo abbiamo voluto che negli incontri sulla violenza da noi organizzati fossero loro a prendere parola, a confrontarsi tra loro e con le donne su come costruire un mondo dove le donne non siano più picchiate, violentate, uccise, in quanto donne. Noi abbiamo contrastato in noi stesse complicità e paura. Ma non c’è modo di vincere sulla violenza senza che vi sia su questa parola e questo gesto maschile. Per questo sono importanti l’appello di uomini, e le iniziative che attorno ad esso si sono create, a cominciare dal seminario nazionale tenutosi a Roma il 14 ottobre.


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