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DIFFERENZE DI GENERE E UmaNITA’. PER LA GIORNATA MONDIALE (2006), UN URLO DALL’ITALIA: NO AL "FEMMINICIDIO"!!! UN APPELLO a tutte le Istituzioni della Repubblica !!! PER UN IMPEGNO CONCRETO, PER UNA DONNA SOGGETTO DI DIRITTO E NON OGGETTO DI DIRITTI.... E I DATI DELL’ "ISTAT" SULLA VIOLENZA SESSUALE SUBITA DALLE DONNE, IN ITALIA !!!

domenica 22 luglio 2007 di Federico La Sala
APPELLO
Al Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano;
alla Signora Clio Bittoni;
al Presidente del Consiglio Romano Prodi;
alla Ministra per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini;
alla Ministra per la Famiglia Rosy Bindi;
ai Presidenti di Camera e Senato;
alle Parlamentari e ai Parlamentari;
alle Presidenti e ai Presidenti delle Regioni e delle
Provincie;
alle Giunte Regionali, Provinciali, Comunali;
ai Consigli Regionali, Provinciali, Comunali;
alle Consigliere ed ai (...)

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> DIFFERENZE DI GENERE E ...UmaNITA’. PER LA GIORNATA MONDIALE, UN URLO DALL’ITALIA: NO AL "FEMMINICIDIO"!!! UN APPELLO a tutte le Istituzioni della Repubblica !!! PER UN IMPEGNO CONCRETO, PER UNA DONNA SOGGETTO DI DIRITTO E NON OGGETTO DI DIRITTI.... E I DATI DELL’ "ISTAT" SULLA VIOLENZA SESSUALE SUBITA DALLE DONNE, IN ITALIA !!!

lunedì 27 novembre 2006

Storico appuntamento contro la violenza sessista 25 novembre, in piazza migliaia di donne

Migliaia di donne in marcia. «Il killer non bussa, ha le chiavi»

di Laura Eduati *

«Il killer non bussa... ha le chiavi». Ossia: se una donna muore assassinata il colpevole spesso non è un intruso, bensì l’uomo che ha libero accesso alla sua intimità e al suo amore. Urlano lo slogan centinaia di donne riunite nella piazza Torre Argentina di Roma, che nel corso della manifestazione invaderanno la strada e fermeranno il traffico. In mano, o sulla testa, portano casette di legno e di cartapesta per evidenziare che «la famiglia è il luogo del delitto». Altro slogan: “Bindi se l’è scordato, la famiglia è reato”.

Per la prima volta in Italia il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, conquista le piazze e le prime pagine dei giornali. A Bologna, Milano, Firenze, Palermo e Brescia le manifestazioni più visibili organizzate dai collettivi femministi e dai centri anti-violenza che da anni ricordano come nel 90% dei casi le donne siano vittime dei mariti, dei compagni, degli amici maschi. Molti uomini per solidarietà sfoggiano un nastro bianco sulla giacca, resuscitando l’iniziativa nata in Canada nel 1991 dopo l’omicidio a Montreal di 14 studentesse. Il Coordinamento giornaliste della Rai denuncia il sessismo dell’azienda.

Un gruppo di donne dei Verdi prende al volo l’occasione e scrive una durissima lettera contro Alfonso Pecoraro Scanio, accusandolo di usare le dirigenti per le foto-ricordo ma escludendole dalla segreteria. Sempre per la prima volta, la politica rilascia una girandola di dichiarazioni: «Le leggi vigenti devono essere rigorosamente applicate e, se necessario, adeguate» (Napolitano); «occorrono iniziative volte a diffondere una reale cultura della non violenza e del rispetto della dignità della donna» (idem); «Approvare la legge è una priorità» (Fassino); Vendola propone la creazione di un’authority rosa in Puglia che garantisca alle donne l’accesso alle cariche politiche; Viviana Beccalossi di An propone di equiparare lo stupro all’omicidio.

Riassumendo: la politica promette pene più dure e repressione. Ed è anche nell’ottica sanzionatoria che a breve la ministra per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini presenterà una normativa anti-violenza che prevede tra le altre cose un Osservatorio, la tutela delle vittime e campagne di sensibilizzazione per il rispetto dell’immagine e del corpo femminili.

Il modello, facile da intuire, è la legge sulla violenza domestica voluta da Zapatero ed entrata in vigore nel 2005. Una legge che però, scriveva ieri El Paìs, non dà i frutti sperati. La Violenza persistente, questo il titolo dell’editoriale, nel 2006 ha già ha provocato la morte di 60 donne. «Questi dati mostrano che il problema è molto più esteso e profondo di ciò che sembra», osserva il quotidiano da anni impegnato nella campagna. Una normativa non basta per cambiare la testa degli uomini incapaci di «assumere cambiamenti culturali irreversibili».

E’ ciò che sostengono i collettivi femministi e femminili. Come a Bologna, dove 2mila persone hanno dato vita ad un corteo vivace, con l’adesione del sindaco Cofferati e di tutti gli enti locali. «Pene più severe, stai scherzando?» interviene Betti di Sexy shock, il gruppo impegnato nella campagna di informazione macho free zone. «La battaglia è certamente culturale e va combattuta nelle scuole, negli uffici e negli spazi pubblici». Più consultori e meno vittimizzazione delle donne, «rappresentate purtroppo come soggetti deboli da tutelare e che invece devono imparare a darsi valore». Quello che viene chiamato empowerment. La serata bolognese si è molitplicata in dibattiti, proiezione di video, spettacoli teatrali, mostre e concerti.

Anche a Milano le donne di Usciamo dal Silenzio hanno mischiato politica e arte, con un palco nella Stazione Centrale alle 21 e la partecipazione di gruppi musicali e teatrali. A Brescia Arcilesbica e Arcigay hanno ricordato che la violenza maschilista colpisce spesso gli omosessuali e le lesbiche, come è accaduto a una coppia di Mazzano. «Siamo contente perché finalmente abbiamo visto che le donne si stanno riappropriando delle piazze, e non c’è la paura di usare la parola “patriarcato”», commenta il collettivo romano A-matrix. La rete femminile della Sinistra Europea El-fem ha annunciato che presenterà un appello al Parlamento europeo l’8 marzo per una direttiva più incisiva che stimoli l’eliminazione del machismo dal panorama europeo.

Giornata mondiale, si diceva. In Germania 800 palazzi pubblici hanno tenuto la bandiera a mezz’asta in segno di lutto, Berlino e decine di altre città hanno ospitato spettacoli teatrali, readings, cineforum e dibattiti. Ad Atene il partito aderente alla Sinistra Europea Synapsismos ha tenuto a battesimo eventi di strada e manifesti. In Perù, dove 18mila donne l’anno vengono violentate e 9 ogni ora subiscono violenza domestica, il collettivo 25 novembre critica aspramente il presidente Alan Garcia, per il quale la questione è strettamente privata e va risolta nelle case, punto. A Buenos Aires le donne hanno sfilato a Plaza de Mayo.

E a Ciudad de Juarez (Messico), ormai tristemente nota per l’assassinio di oltre 400 donne negli ultimi 13 anni - torturate, violentate, mutilate - gli esperti ormai parlano di “femminicidio sessuale sistemico”: vari uomini senza alcuna relazione tra di loro che si dedicano all’uccisione delle donne. Mica solo a Ciudad de Juarez, verrebbe da dire.

* Liberazione, 26.11.2006


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