Contro ogni pretesa "teocratica" (in fondo, atea e astuta!!!), "resistere, resistere, resistere": "solo Dio è sapiente" (Socrate), "solo Dio è buono"(Gesù)!!! (fls)
GESU’ PER PRIMO FU UN VERO RELATIVISTA!!!
di Giancarlo STORTI GAJANI (docente universitario - Politecnico di Milano) *
Leggo con preoccupazione l’intervento di Domitia su Metro del 15 novembre a proposito del relativismo (e mi metto quindi in gioco, citando l’autrice). Affermare che l’etica sia appannaggio esclusivo della Chiesa, con la "C" maiuscola, è sbagliato, aberrante, e antioccidentale. Lo dico da cristiano, quindi da persona non disposta a rinunciare alla dialettica. Da cristiano non cattolico: sono valdese (e temo che la "C" dell’intervento fosse la "C" di cattolico, non di Chiesa), un popolo che oggi non solo non avrebbe alcun diritto a dire la sua, ma avrebbe forse cessato di esistere in una delle tante crociate, mosse in nome della Chiesa con la "C" maiuscola, se il relativismo, anche etico, non fosse diventato proprio in quei tempi una delle conquiste del pensiero occidentale.
A partire da Galileo, se non si fossero messi in gioco i "principi etici" in modo dialettico, e cioè senza affermare che "il bene e il male" sono cosa assoluta, non ci sarebbe stata alcuna scienza così come noi la conosciamo. Forse non crederemmo ancora in una Terra piatta, ma, molto peggio, avremmo dovuto aspettare l’autorizzazione per pensarla diversamente (anche la forma della Terra rientrava nell’etica un tempo). Il relativismo è forse la maggiore conquista del pensiero occidentale, e, contrariamente a quanto alcuni anche importanti esponenti di varie Chiese credono, la forza fondamentale del cristianesimo deriva proprio dal relativismo di Cristo contrapposto al dogmatismo assoluto dei Farisei, contro i quali Cristo non risparmia alcuna fatica dialettica.
Questa posizione spaventa, come tutte le posizioni che richiedono grande responsabilità: dover continuamente discriminare tra ciò che possiamo accettare come "bene" e ciò che dobbiamo rifiutare in quanto "male" costa sicuramente più tempo e fatica, rispetto a chi pensa di poter demandare queste scelte ad altri: la Chiesa, ma anche il partito, chi ha potere, il branco o chi urla più forte.
Le scelte di minor fatica, come sperimentiamo ogni giorno, sono raramente quelle giuste, ed è nostro dovere discutere tutto, ma proprio tutto, anche e soprattutto la Bibbia (lo dico da cristiano) e ciò comporta prendersi la responsabilità degli errori che si fanno, e non cercare capri espiatori (il diavolo, il fato, i sindacati, i politici, le cattive compagnie).
Il vero responsabile delle brutture dei giorni nostri non è il relativismo, ma la mancanza di voglia, o di capacità di discutere anche le cose minime, tipica di coloro che preferiscono usare una tavola della legge (con guerre e pene di morte annesse) piuttosto del cervello che ci è stato donato.
* metro- milano, 23.11.2006