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Per l’Italia di Gioacchino da Fiore e di Dante !!!

MATEMATICA E ANTROPOLOGIA, ALTRO CHE MISTERO. GALILEO GALILEI E’ GALILEO GALILEI ... E LA TRASCENDENZA CRISTIANA NON E’ LA TRASCENDENZA "DELL’ENTE ...CATTOLICO-ROMANO", DEL VATICANO!!! Cerchiamo di "non dare i numeri": il "Logos" non è un "Logo", e la "Charitas" non è la "caritas"!!!

domenica 31 dicembre 2006 di Federico La Sala
HAI VINTO, O GALILEO! L’elogio "laicista" di Piergiorgio Odifreddi diventa per Michele Smargiassi (seguendo De Santillana) un "Hai vinto, Vaticano"!!!
Aristotele fu un uomo, vedde con gli occhi, ascoltò con gli orecchi, discorse col cervello. Io sono un uomo, veggo con gli occhi, e assai più che non vedde lui: quanto al discorrere, credo che discorresse intorno a più cose di me; ma se più o meglio di me, intorno a quelle che abbiamo discorso ambedue, lo mostreranno le nostre ragioni, e non (...)

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> "MATEMATICA E MISTERO". GALILEO GALILEI E’ GALILEO GALILEI ... E LA TRASCENDENZA CRISTIANA NON E’ LA TRASCENDENZA "DELL’ENTE ...CATTOLICO-ROMANO", DEL VATICANO!!! Cerchiamo di "non dare i numeri" ... Teologia della scienza platonica - il Deus "charitas" (Agape, Amore) spacciato come "Deus caritas est"!!!

sabato 5 aprile 2008

INTERVISTA.

Siamo il culmine dell’evoluzione di un cosmo pensato da Dio su basi matematiche. Parla il premio Templeton Michal Heller

Una teologia dell’universo

-  «Il nostro cervello è la realtà più complessa e pensa seguendo gli schemi utilizzati dal Creatore mentre dava forma al mondo.
-  Il rapporto fra scienza e religione sarà un punto nodale del dibattito nel prossimo futuro»

di LUIGI DELL’AGLIO (Avvenire, 05.04.2008)

Per creare l’Universo e il mondo, Dio ha pensato strutture matematiche. Questa idea-chiave parte dal filo­sofo e scienziato Gottfried Leib­niz (1646-1716), ed è confermata due secoli dopo da Albert Ein­stein. Ma Michal Heller, il cosmo­logo e pensatore polacco cui è stato assegnato il mese scorso il Templeton Prize (il ’Nobel della teologia’), la rilancia, e formula una deduzione: «Il mondo è ma­tematico perché Dio pensa in maniera analoga al nostro pen­siero matematico». Heller, che è sacerdote, e professore all’Uni­versità di Cracovia, è stato sem­pre animato dal desiderio di co­struire un ponte tra fede e scien­za. Nel 1969 partecipava ai pri­missimi incontri tra teologi, filo­sofi e scienziati, promossi dall’al­lora arcivescovo di Cracovia, Ka­rol Wojtyla, dai quali prendeva vi­ta il leggendario Center for Inter­disciplinary Studies. Per aggirare i divieti delle autorità comuniste, per lungo tempo gli intellettuali e religiosi polacchi di questo grup­po si riunivano al riparo di case private. Solo grazie all’amicizia del futuro pontefice e al suo auto­revole intervento, Heller potè an­dare all’estero e discutere con al­tri scienziati e teologi nei conve­gni internazionali.

Professore, la conoscenza sugge­risce che esiste una relazione tra la Mente creatrice di Dio e la mente investigatrice dell’uomo. Può parlarci di questa relazione?

«Per rispondere in breve, posso dire che il nostro cervello si è for- mato come prodotto di una lunga evoluzione dell’Universo o, per u­sare la metafora di Leibniz, come effetto dell’azione di Dio che pen­sava l’Universo. Nel cervello uma­no, l’evoluzione dell’Universo ha raggiunto il suo punto focale, cioè la capacità di riflettere su se stes­so e di interpretare la Mente di Dio, presente nella struttura del­l’Universo ».

Lei invita a riscoprire l’idea-chia­ve di Leibniz: per creare l’Univer­so, Dio ha pensato strutture ma­tematiche. Ma le leggi matemati­che come si integrano con quello che lei chiama il ’Grande Miste­ro’?

«Non è possibile risolvere il Gran­de Mistero. Einstein, una volta, l’ha detto chiaramente: non po­tremo mai svelare e comprendere questo Mistero. Ma io faccio un piccolo passo in più: il mondo ’è matematico’ perché Dio pensa in maniera analoga al nostro pen­siero matematico». In un Universo creato, come si giustificano gli eventi casuali?

«Non è facile definire il caso. La definizione più ovvia è che l’e­vento casuale è un evento di bas­sa probabilità che si verifica no­nostante abbia una bassa proba­bilità di verificarsi. Per stabilire se un fatto ha molte o poche proba­bilità di avvenire, si ricorre al cal­colo delle probabilità. Ma co­munque il calcolo delle probabi­lità è una splendida struttura ma­tematica e, in quanto tale, è parte della Mente di Dio. Quelli che noi chiamiamo eventi casuali si col­locano nel progetto dell’Univer­so ».

Lei sostiene che l’Universo ha un progetto, che l’Universo ’non può spiegarsi da solo’. Ma ha de­finito ’errore teologico’ la teoria dell’intelligent design.

«C’è un motivo preciso. Si è fatto un abuso dell’espressione ’dise­gno intelligente’. L’hanno adope­rata quanti affermano che esiste opposizione tra Dio e il caso. Io preferisco l’espressione ’Mente di Dio’».

Come giudica la recente tenden­za a negare all’uomo una posi­zione al vertice dell’evoluzione della vita?

«Se osserviamo le specie viventi in base alla semplicità di organiz­zazione, allora non c’è dubbio che un’ameba batte l’homo sa­piens. Ma, se ci basiamo sul crite­rio della complessità, è il cervello umano la struttura più complessa dell’Universo. Ed è proprio nella complessità del cervello umano che l’evoluzione dell’Universo raggiunge il suo traguardo».

Per lanciare un ponte tra scienza e fede, lei propone una ’teologia della scienza’. Di che cosa si trat­ta?

«Da un lato abbiamo un metodo scientifico che descrive l’Univer­so com’è visto dalla scienza. Se si segue questo metodo, i limiti del metodo scientifico sono i limiti dell’Universo. Pertanto tutto ciò che trascende l’investigazione empirica trascende l’Universo della scienza. La teologia pensa invece che l’Universo è quello creato da Dio. Grazie all’Universo, i teologi comprendono tutto ciò che è stato creato da Dio. È dun­que evidente che l’Universo delle scienze e l’Universo della teologia differiscono l’uno dall’altro. La differenza deriva dal fatto che i metodi di queste due discipline rispecchiano le loro diverse visio­ni della realtà. Il metodo della teologia riesce a ’vedere’ nell’’u­niverso materiale’ alcuni aspetti che non appartengono all’Uni­verso delle scienze. E l’’Universo materiale’, così come è contem­plato dalla teologia, è più ricco dell’Universo visto da una pro­spettiva puramente scientifica».

E come s’imposta, in queste con­dizioni, una teologia della scien­za?

«Proprio a questo punto emerge la possibilità di fare teologia della scienza. Come riflessione teologica sulle scienze, la teologia della scienza può investigare le conseguenze del fatto che le scienze empiriche investigano un Universo creato da Dio. La teologia della scienza dovrebbe essere una parte integrante e autentica della teologia, con tutte le peculiarità metodologiche di una disciplina teologica».


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