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E’ tutto finito? La lezione di Antonino Caponnetto: "Nessuno di noi, e io meno di chiunque altro, puo’ dire che ormai tutto e’ finito" (Una preghiera laica ma fervente)!!!

RESTITUITEMI IL MIO URLO!!! IL GIORNO DELLA MEMORIA E LA DIGNITA’ DELL’ ITALIA. IL TRUCCO DELLO SPECCHIETTO DELLE ALLODOLE FUNZIONA ANCORA E LA CARTA DI IDENTITA’ DI TUTTI GLI ITALIANI E DI TUTTE LE ITALIANE E’ RIDOTTA IN POLTIGLIA .... DALLA CINA UNA GRANDE LEZIONE!!!

L’aver dimenticato l’importanza della Parola ci sta portando direttamente nelle fauci della guerra civile e al suicidio culturale, politico e sociale.
venerdì 1 febbraio 2008 di Federico La Sala
[...] ITALIA! La questione del NOME racchiude tutti i problemi: appropriazione indebita, conflitto di interessi, abuso e presa di potere... in crescendo! Sonnambuli, ir-responsabili e conniventi, tutti e tutte (sia come persone sia come Istituzioni), ci siamo fatti rubare la parola-chiave della nostra identità e della nostra casa, e il ladro e il mentitore ora le sta contemporaneamente e allegramente negando e devastando e così, giocati tutti e tutte, ci sta portando dove voleva e vuole (...)

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> UCCIDERE LA DEMOCRAZIA: ELEZIONI E "MISTERO" delle SCHEDE BIANCHE. LA "NOTTE" DEL "BROGLIO DEI BROGLI" E’ "SCESA" QUANDO E’ STATO (ED E’ ANCORA !!!) "PERMESSO" A UNA PERSONA E A UN PARTITO L’AB-USO DELLA “PAROLA”: ITALIA !!! Istituzioni e cittadini, tutte e tutti - conniventi e sonnambuli !!! Una lettera del 27 gennaio 2002.

martedì 28 novembre 2006

Il giornalista è finito nel mirino dei pm di Roma titolari dell’inchiesta. Ha denunciato presunti brogli nel film-documentario "Uccidete La democrazia"

Elezioni, Deaglio indagato per diffusione di notizie false

Il direttore di Diario: "E’ uno sbarramento al giornalismo d’inchiesta". Pisanu: ’’Chi gli ha dato credito ora si vergogni’’ *

ROMA - Enrico Deaglio è indagato dalla procura di Roma per diffusione di notizie false, esagerate e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico nell’ambito dell’inchiesta aperta sui presunti brogli elettorali denunciati nel film-documentario "Uccidete La democrazia". Lo ha annunciato lo stesso direttore di Diario. "Sono stato indagato - ha spiegato - sulla base del fatto che è impossibile manipolare elettronicamente i dati ufficiali". Insieme a lui, è finito sotto inchiesta l’altro autore, Beppe Cremagnani.

L’iscrizione di Deaglio nel registro degli indagati della procura di Roma è stata disposta dai pubblici ministeri Salvatore Vitello e Francesca Aloi nel corso dell’interrogatorio del giornalista.

Il codice. "Chiunque pubblica o diffonde notizie false, esagerate o tendenziose, per le quali possa essere turbato l’ordine pubblico, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con l’arresto fino a 3 mesi o con l’ammenda fino a 309 euro". E’ quanto prevede l’articolo 656 del codice penale.

L’accusa. I pm della procura di Roma che lo avevano convocato oggi pomeriggio per chiedergli spiegazioni circa il contenuto del ’docufilm’, hanno deciso di incriminare il giornalista sostenendo che la proclamazione degli eletti è basata esclusivamente sui dati pervenuti alle Corti di Appello e alla Cassazione e non su quelli che finiscono nei computer del Viminale. "Ma il mio film non si occupava di questo - spiega Deaglio -, ma della ’notte dei misteri’".

La trama. Il film realizzato da Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani, anche lui interrogato, sostiene questa tesi: durante la notte del 10 aprile scorso qualcuno avrebbe forzato il software del Viminale in modo da far calare, attribuendole alla Casa delle Libertà, le schede bianche. Dai primi accertamenti i pm romani hanno però ribattuto che quei dati hanno solo valore ’’ufficioso’’.

Nessun sequestro. ’’Non pensavo che mi avrebbero accusato, mi sembra un’ipotesi da anni Sessanta’’, ha detto Deaglio, uscendo dall’ufficio del pm Salvatore Vitello. "Mi hanno comunque detto - ha aggiunto - che il film non verrà sequestrato". Ad assistere Deaglio sarò l’avvocato Caterina Malavenda. Deaglio ha continuato: "Sento quanto accaduto come uno sbarramento al giornalismo d’inchiesta. Mi si contesta di aver messo in dubbio, turbando l’ordine pubblico, la legittimità del risultato elettorale. Io mi aspettavo un intervento ma non in questo senso, bensì per ricostruire ciò che è successo".

Il centro-destra. E le reazioni del centro-destra non si fanno attendere. "Spero che tutti coloro che hanno dato credito a questa ignobile iniziativa, compresi purtroppo alcuni avversari politici, trovino il tempo e il modo di vergognarsene", dice l’ex ministro degli Interni, Giuseppe Pisanu. ’’In un Paese serio ora il signor Deaglio chiederebbe scusa al presidente Berlusconi e a Pisanu. E nello stesso momento dovrebbe chiedere scusa agli italiani Romano Prodi che ha immediatamente e scandalosamente dato credito a pure invenzioni propagandistiche, che ora giustamente sono considerate atte a turbare l’ordine pubblico’’. Lo afferma Sandro Bondi, coordinatore nazionale di Fi.

"Era un film, non un documentario... E’ come accusare Moretti per aver fatto ’Il Caimano’... Un conto è fare un film, un altro è la realtà". E’ la battuta sarcastica di Roberto Calderoli, coordinatore delle segreterie della Lega nord.

’’Chi è il mandante di Deaglio? E’ questo che deve appurare la Procura di Roma", afferma Maurizio Gasparri, dell’esecutivo di An che chiede per il giornalista "una sospensione cautelativa dalla professione’’. Sempre da An Ignazio La Russa, ricorda come il suo partito non aveva insistito per una verifica, ma "adesso occorre fare chiarezza ricontando tutte le schede nel giro di 40 giorni".

"Siamo noi che continuiamo a chiedere il riconteggio delle schede. Su questo pseudo-inchiesta di Deaglio il ridicolo supera la decenza", afferma l’esponente azzurro Enrico La Loggia. ’’Non poteva finire in maniera diversa, era chiaro’’, aggiunge Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi.

"I fatti parlano da soli. Mi sembra che non ci sia più nulla da aggiungere su questa vicenda". Questo il commento del leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, all’indagine aperta su Enrico Deaglio per diffusione di notizie false.

* la Repubblica, 28 novembre 2006


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