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L’ipocrisia di alcuni detentori del potere mediatico televisivo non conosce limiti. Dopo "calciopoli", "dopo "vallettopoli", a quando "sanremopoli"?! Una riflessione - di COSMO DE LA FUENTE.

mercoledì 29 novembre 2006 di Federico La Sala
[...] In passato ho avuto modo di partecipare a ‘Domenica in’; ‘Discoring’,’Tandem’; ‘Che fai mangi’; ‘Premio regia televisiva’ e molte altre trasmissioni. In alcune, che non cito per ovvi motivi, ci sono entrato previa ‘bastonata’ e come me, altri. Chissà come mai fino a qualche tempo fa, a Roma come a Milano, esistevano degli strani personaggi che si facevano chiamare “managers”, i quali gravitavano intorno ad altrettanti strani lavoratori della tv con cui si dividevano i (...)

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> L’ipocrisia di alcuni detentori del potere mediatico televisivo non conosce limiti. Dopo "calciopoli", "dopo "vallettopoli", a quando "sanremopoli"?! Una riflessione - di COSMO DE LA FUENTE.

martedì 5 dicembre 2006

Soldi in cambio di foto compromettenti. Il manager delle star stupito: "Non sapevo nulla". L’inchiesta nata da una costola del processo che ha portato all’arresto di Emanuele di Savoia

Vallettopoli, Lele Mora si difende "Mi è passato sopra un caterpillar" *

ROMA - "Ho appreso la notizia dai giornali. Non ne sapevo nulla. Non ho ricevuto alcun avviso di garanzia. E’ come se mi stesse passando sopra un caterpillar. Ora parlerò con i miei avvocati e vedremo". Lele Mora tiene sulla scrivania del suo ufficio i quotidiani del mattino. In prima pagina c’è il suo nome. "Ricatti nello Star System". "Woodcock indaga sull’agente per le foto rubate ai vip". "Vallettopoli, nuova inchiesta".

Per un attimo il manager delle star perde la pazienza; non sopporta quei sospetti e men che meno si sente capace di reggere il peso del coinvolgimento in un’associazione a delinquere "finalizzata all’estorsione". Vorrebbe urlare che lui è innocente, che non è vero che ha intascato migliaia di euro per non pubblicare foto compromettenti.

Poi però riacquista la calma e, sconsolato, si trincera dietro una dichiarazione di circostanza: "Parlerò con i miei avvocati. Non ne sapevo nulla, anche se sono a disposizione dellamagistratura se mi vorrà interrogare". Con un neologismo forse un po’ criticabile, lo scandalo è stato già battezzato "vallettopoli" dal ruolo che ricoprono le clienti di Lele Mora. I bene informati dicono che la nuova indagine sul guru dell’immagine sia nata da una costola della clamorosa inchiesta su Vittorio Emanuele. Tant’è vero che in calce al fascicolo della procura c’è la firma dello stesso pm che mise le manette all’erede Savoia: John Woodcock, giudice requirente presso il Tribunale di Potenza.

L’inchiesta è alle fasi finali. Dopo aver ascoltato come testimoni i volti famosi della tv e del giornalismo (Simona Ventura, Michelle Hunziker e Aida Yespica), il pm ha tirato le somme e nel registro degli indagati, anche se la magistratura non conferma, sembra siano stati già iscritti Lele Mora, l’agente delle star, e il fotografo Fabrizio Corona, 32 anni, marito della modella Nina Moric, "paparazzo" d’eccezione e amico di Mora.

Esisterebbero intercettazioni in cui, fotografo e impresario, parlerebbero con troppa disinvoltura di un giro di ricatti contro personaggi famosi. C’è chi avrebbe pagato addirittura tra i 50 e i 60mila euro pur di evitare che le foto compromettenti finissero sulla scrivania di qualche periodico scandalistico. Venerdì scorso, il giudice Woodcock era nella questura di Milano ad interrogare quindici testimoni. E’ stata convocata Simona Ventura, "divorziata" dal manager Mora nel gennaio scorso per motivi mai chiariti; Michelle Hunziker per una serie di istantanee scattate quando era agli inizi della carriera. E poi Aida Yespica; Manuela Arcuri; le starlette Francesca Lodo e Ana Laura Ribas.

Ma lui, il pm John Woodcock, si trincera dietro un "no comment". Lele Mora dice di aver appreso dell’intera vicenda dai giornali. Lei cosa ne pensa? "Non so di cosa parla l’agente - risponde il magistrato - Del resto, siamo in un Paese meraviglioso e democratico, dove ognuno può dire quello che crede".

* la Repubblica, 5 dicembre 2006


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