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Chi siamo noi, in realta?

COME IN CIELO COSì IN TERRA: LIBERARSI IN VITA. Elémire ZOLLA: il problema della "CONOSCENZA RELIGIOSA". Una "presentazione" di Emanuele Trevi - a c. di Federico La Sala

giovedì 30 novembre 2006
Elémire Zolla
L’avventura di uno gnostico che collezionava segreti
Ritratto di un grande cultore del sapere, vorace divoratore di libri e di esperienze, capace di articolare e connettere in una «mappa dell’immaginale» imprevedibili costellazioni di senso. Parlava del suo metodo come di un processo di indagine nel quale si ritrovano congiunti il protagonista, l’oggetto e il mezzo della conoscenza, lungo un percorso di trasformazione interiore Una giornata di convegno alla Casa delle (...)

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> COME IN CIELO COSì IN TERRA: LIBERARSI IN VITA. --- Zolla e il conflitto con «l’altro». Il destino dei nativi americani e le barriere tra gli uomini (di E. Trevi).

martedì 12 gennaio 2021

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Zolla e il conflitto con «l’altro»

Il destino dei nativi americani e le barriere tra gli uomini

di Emanuele Trevi [2012] *

Al metodo, alle intenzioni, alle altissime ambizioni spirituali dell’opera di Elémire Zolla, scomparso dieci anni fa, un libro come I letterati e lo sciamano fornisce la migliore delle introduzioni. Ma è importante dissipare fin dall’inizio un equivoco, che potrebbe essere imputato allo stesso sottotitolo dell’opera, ovvero L’indiano nella letteratura americana dalle origini al 1988. Il fatto è che questo libro, pubblicato la prima volta nel 1969 e subito tradotto in inglese e francese, tutto è tranne che un ennesimo contributo a quel fin troppo rigoglioso genere di prosa accademica che si definisce «critica tematica».

      • [Foto] Elémire Zolla - «I letterati e lo sciamano. L’indiano nella letteratura americana dalle origini al 1988» - Marsilio (pp. 447, €24)

Non che ci sia nulla di male, in sé e per sé, nella critica tematica, che come ogni tipo di scrittura annovera pochi autentici capolavori e una selva di tediose esercitazioni firmate dagli epigoni. Per praticarla, bisogna chiudersi in biblioteca, e rintracciare quello che appunto si definisce un «tema» (l’adulterio, o l’epopea napoleonica, o, nel nostro caso, la vita e il destino dei pellerossa americani) in un certo numero di opere letterarie, somme o minori che siano. Se ne ricava, nel migliore dei casi, qualcosa come un frammento di tradizione, o la storia di un fantasma, di un’ossessione culturale. Tutt’altra è la posta in gioco, però, nelle ricerche di Zolla, nelle quali il sapere non è mai il fine, ma lo strumento di un’autentica gnosi.

A differenza di quanto pensano certi male informati rappresentanti del laicismo, ma anche del cattolicesimo contemporanei, la gnosi e lo gnosticismo non sono delle parolacce. Si può parlare di un processo di conoscenza gnostico quando il soggetto, l’oggetto, e il metodo impiegato coincidono, al termine di una lunga disciplina interiore, foriera di metamorfosi e illuminazioni imprevedibili. La storia delle scienze esatte, a ben vedere, contiene altrettanti esempi di gnosi di quella del misticismo o dell’alchimia.
-  Per chi muove alla ricerca della verità da tale ardua prospettiva, la distinzione dei saperi è del tutto irrilevante. Semmai, dovrà fare i conti con un’infinità di fallimenti, e una rarità dei materiali davvero preziosi, che un normale storico della cultura nemmeno sospetta.
-  Ecco perché quella che Zolla racconta in I letterati e lo sciamano è, in massima parte, la cronaca di una disfatta intellettuale, che si intona perfettamente al genocidio perpetrato dagli uomini bianchi ai danni dei nativi americani. Fin dai primi esploratori, l’incontro con i cosiddetti «selvaggi» produce un immenso processo di mistificazione e banalizzazione. «Ridicoli quando amici, detestabili quando ostili» sono gli indiani agli occhi dei conquistatori, secondo l’efficace, terribile sintesi di Zolla. E il bello è che, mentre questa lunghissima vicenda si svolge, la storia ideologica e culturale dell’Occidente registra una vertiginosa serie di mutamenti ideologici, metamorfosi della sensibilità, nascite di nuovi saperi e nuovi metodi di ricerca.

Ma la diagnosi rimane pessima, e mentre la civiltà indiana sparisce a colpi di massacri, epidemie e deportazioni, le generazioni che si susseguono continuano a mancare l’incontro con le inestimabili ricchezze religiose e filosofiche che i vinti non cessano, con orgoglio e disperazione, di tramandarsi. Fino a che - il caso è tutt’altro che infrequente - intere sapienze millenarie non ricadono sulle spalle di un solo testimone, un vecchio sdentato che, scampato casualmente alla distruzione della sua tribù, continua a mormorare le sue nenie incomprensibili senza più un allievo capace di intenderne il potere e farle proprie. Nemmeno la nascita dell’etnologia scientifica sarà veramente capace di rompere definitivamente questa specie di infausto sortilegio. Zolla non smette di ripeterlo a ogni snodo cruciale del suo libro: non solo il razzismo, ma anche la «benevolenza» e la «fraternità sentimentale» sono false strade per accostarsi all’assoluta alterità, al nobilissimo universo psichico dell’indiano. Serve ben altro: ciò che Dante definiva «un intelletto d’amore». Questa disposizione d’animo è un vero miracolo, capace di aprire porte che sembravano per sempre serrate.

Alla vana curiosità, all’accumulo inutile delle notizie, alla profonda ignoranza di ogni pregiudizio, l’intelletto d’amore sostituisce un comprendere basato sul rispetto, sulla capacità di identificazione, sul sentimento della profonda unicità della vita umana nel suo cammino verso la consapevolezza. Ed è così che la storia raccontata da Zolla, pur così cupa nella sua sostanza, può soffermarsi sulle eccezioni, dando il giusto rilievo a tutte quelle imprese di conoscenza in cui il singolo sembra capace di riscattare il peso dell’ottusità collettiva, di imprimere una nuova direzione all’inerzia del risaputo e del mal compreso. Di questi eroi solitari Zolla schizza dei penetranti, indimenticabili ritratti.
-  Come quello di Mary Austin (1868-1934), vissuta a lungo vicina agli indigeni della California meridionale, che nel 1923 pubblicò un saggio sul Ritmo americano, pieno di intuizioni rivelatrici sul potere psichico e terapeutico della prosodia poetica. O quello di John Neihardt, mediocre scrittore in proprio, che però ebbe la fortuna di incontrare quel grande sciamano e sublime narratore chiamato Alce Nero, trascrivendone le memorie in un libro destinato a una fama imperitura.

E non manca un bilancio attento ed equanime dei libri di Carlos Castaneda, prima venerato santone della controcultura, e poi sottoposto a un’odiosa e ingiusta demolizione accademica. Verrebbe voglia, chiuso il libro, di sapere cosa avrebbe scritto Zolla di alcune opere americane più recenti nelle quali i rapporti tra l’uomo bianco e l’indiano vengono raccontati con nuove tecniche e punti di vista, da Mason & Dixon di Pynchon al ciclo dei Sette sogni di William Vollmann. Ma i grandi libri non hanno bisogno di aggiornamenti; per meglio dire, sono i loro lettori ad aggiornarli. E tutto da meditare, e da discutere con libertà e coraggio, è il più duro degli ammonimenti di Zolla, sulla scomoda e imbarazzante somiglianza tra il più turpe razzismo e i nobili e vaghi dogmi dell’ottimismo progressista e della correctness . È una sfida alla mediocrità, questa, che ancora aspetta menti capaci di raccoglierla e rilanciarla.


Per celebrare la ricorrenza

La biografia e l’opera omnia

Dieci anni esatti dopo la scomparsa del pensatore, l’editore Marsilio ha dato inizio alla ripubblicazione dell’opera omnia di Elémire Zolla, con la curatela di Grazia Marchianò. Tra i titoli in libreria, oltre a I letterati e lo sciamano. L’indiano nella letteratura americana dalle origini al 1988 (pp. 447, € 24), anche Uscite dal mondo (pp. 464, € 24) e inoltre Il conoscitore di segreti (pp. 544, € 24), una ampia «biografia intellettuale» che la stessa curatrice Marchianò ha dedicato a Zolla: in questo volume, in particolare, trovano posto sia una sezione biografica, sia una seconda parte, antologica, che raccoglie una selezione ad hoc di testi zolliani.

*

Fonte: Corriere della Sera, 25 luglio 2012


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