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Politica

Lettera a Prodi, Fassino e Veltroni, da parte degli amici del Phorum Palestina e compagni

Sulla visita a Sharon: un documento da leggere subito e divulgare all’istante
sabato 21 maggio 2005 di Emiliano Morrone
All’On.le Romano PRODI
All’On.le Piero FASSINO
Al Sindaco Walter VELTRONI
Abbiamo appreso dalla stampa che avete in programma una visita in Israele, dove incontrerete ufficialmente il Primo Ministro Ariel Sharon. Riteniamo che questo incontro sia un atto politicamente inopportuno e moralmente deplorevole, per i seguenti motivi.
Ariel Sharon non è un leader politico qualsiasi: è direttamente responsabile dell’assassinio di migliaia di uomini e donne, la cui unica colpa era quella di essere (...)

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> I BAMBINI SONO LA META’ DELLA POPOLAZIONE DI GAZA --- intervista al dottor Izzeldin Abuelaish: “Il mondo deve aprire gli occhi!” (di Anne Gujon)

lunedì 19 novembre 2012

Izzeldin Abuelaish: “Il mondo deve aprire gli occhi!”

intervista a Izzeldin Abuelaish,

a cura di Anne Gujon

-  in “www.lavie.fr” del 18 novembre 2012 (traduzione: www.finesettimana.org)

Ho incontrato il dottor Izzeldin Abuelaish una prima volta all’ospedale Tel A Shomer a Tel Aviv, due settimane dopo la morte di tre delle sue figlie e di sua nipote uccise durante l’operazione Piombo fuso nel 2009. Questo dramma, vissuto in diretta alla televisione israeliana, aveva svegliato gli israeliani che fino ad allora sembravano come anestetizzati, davanti agli orrori di una guerra che ha fatto 1450 morti da parte palestinese, 13 morti in Israele.

All’epoca, quest’uomo parlava già di pace. Pareva quasi una stranezza, tanto l’odio sembra naturale in simili circostanze. “L’odio è una malattia, diceva allora. Un dottore cura le malattie. Io non voglio soffrire di questo e rifiuto che i miei figli ne siano malati.”

Quattro anni dopo, di nuovo le bombe cadono sulla striscia di Gaza. Izzeldin Abuelaish vive oggi a Toronto, in Canada, con la sua famiglia. È di passaggio a Parigi per promuovere il suo libro “Non odierò” e parlare della sua fondazione Daughters for life che promuove l’istruzione delle ragazze in Medio Oriente. E ancora una volta il dottore mi sorprende: lo immaginavo immerso nei suoi ricordi, abbattuto davanti a questa storia che sembra balbettare. Ed eccolo invece, certo in ansia, ma piuttosto combattivo.

Come si sente?

Mi sento triste e angosciato di fronte a ciò che sta succedendo. Ci sono molte ferite in quella regione del mondo. E invece di curarle non facciamo che aggravarle, le infettiamo e vi mettiamo sopra del sale. Questo mi fa veramente arrabbiare. Che cosa potremo fare per ricostruire, annullando i danni? Non parlo delle ricostruzioni materiali, ma delle ferite nelle menti, negli animi causate da tutto questo orrore. I palestinesi hanno sofferto molto e continuano a soffrire.
-  Anche gli israeliani sono feriti. Ma invece di dedicare energie nel curare queste piaghe, il governo israeliano aggiunge altre ferite: non fa che aumentare l’odio e allargare il fossato tra palestinesi e israeliani. Non è la prima volta: che cosa vogliono i leader israeliani? Hanno già fallito agendo in questo modo! La sicurezza di Israele è forse stata rafforzata dopo Piombo fuso? No. Perché non cambiano approccio? Tutto ciò che possono ottenere agendo così è l’aumento della paura.

Allora, secondo lei, perché il governo israeliano ricomincia?

Per orgoglio, per ignoranza. E perché la comunità internazionale non svolge il suo ruolo di arbitro. Deve alzare la voce e dire: basta, smettetela con il massacro. Se non si tratta il paziente mentre sta perdendo sangue, morirà. Dobbiamo reagire adesso. Questo nuovo picco di violenza è un test per la comunità internazionale. Siamo responsabili dei nostri atti.

Crede davvero che la comunità internazionale possa agire questa volta?

Ho appena incontrato Stéphane Hessel. Mi ha detto “Niente è impossibile in questa vita. L’Unione Sovietica era un impero, e oggi non esiste più!” Nessuno sa che cosa succederà domani. Il mondo può svegliarsi e rendersi conto di quale interesse avrebbe la comunità internazionale nel porre fine a questa ingiustizia. Permetterebbe di salvare gli israeliani da se stessi. O piuttosto di salvare il popolo israeliano dai suoi capi che portano avanti un processo di autodistruzione. Siamo in un momento chiave. Il mondo comincia ad aprire gli occhi e a guardare. Con internet e i social network il mondo è diventato un libro aperto. Non è mai stato così piccolo. Oggi la gente può farsi da sola un’opinione su ciò che avviene.

Ha notizie dei membri della sua famiglia che sono ancora a Gaza?

Li ho sentiti al telefono alcune ore fa. Erano vivi quando li ho chiamati, ma tutto può succedere. I palestinesi di Gaza sono la mia famiglia! È una grande famiglia. Ed è come se aspettassero la morte on line. Nessuno è al sicuro. Sa, i bambini sono la metà della popolazione di Gaza. Il mondo deve aprire gli occhi: non è una guerra tra combattenti ma una tragedia umana!


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