Inviare un messaggio

In risposta a:
Politica

Lettera a Prodi, Fassino e Veltroni, da parte degli amici del Phorum Palestina e compagni

Sulla visita a Sharon: un documento da leggere subito e divulgare all’istante
sabato 21 maggio 2005 di Emiliano Morrone
All’On.le Romano PRODI
All’On.le Piero FASSINO
Al Sindaco Walter VELTRONI
Abbiamo appreso dalla stampa che avete in programma una visita in Israele, dove incontrerete ufficialmente il Primo Ministro Ariel Sharon. Riteniamo che questo incontro sia un atto politicamente inopportuno e moralmente deplorevole, per i seguenti motivi.
Ariel Sharon non è un leader politico qualsiasi: è direttamente responsabile dell’assassinio di migliaia di uomini e donne, la cui unica colpa era quella di essere (...)

In risposta a:

> La Palestina all’Onu: l’Europa divisa alla prova. Uno Stato palestinese all’Onu: l’Italia dica sì. Il documento.ra i firmatari Bersani, Vendola, Ovadia, Camusso, Beni, Raciti

mercoledì 28 novembre 2012


-  Uno Stato palestinese all’Onu: l’Italia dica sì
-  Tra i firmatari Bersani, Vendola, Ovadia, Camusso, Beni, Raciti
-  La Palestina all’Onu: l’Europa divisa alla prova
-  Al Palazzo di Vetro il voto sul riconoscimento richiesto da Abu Mazen
-  A favore 150 Paesi, tra i contrari gli Stati Uniti
-  La Francia per il sì, la Germania si astiene. L’Italia pure. Critico il Pd

-  di Umberto De Giovannangeli (l’Unità, 28.11.2012)

L’«intifada diplomatica» vivrà domani il suo momento della verità, quando l’Assemblea generale delle Nazioni Unite sarà chiamata a pronunciarsi sulla richiesta avanzata dall’Autorità nazionale palestinese (Anp) per il riconoscimento della Palestina come Stato «non membro» al Palazzo di Vetro. «Abbiamo i numeri necessari», anticipa a l’Unità - nel giorno in cui a Ramallah veniva riesumata la salma di Yasser Arafat alla ricerca di prove di un sospetto avvelenamento il capo negoziatore palestinese Saeb Erekat che, pressato, azzarda anche un numero: «Riteniamo di poter contare sul sostegno di 150 Stati (su 193)». Tra questi conta due membri permanenti del Consiglio di sicurezza (Russia e Cina), il Sudafrica, il Brasile, il blocco dei Paesi «non allineati», oltre quelli arabi e musulmani.

Le votazioni dell’Assemblea non sono soggette al veto dei membri del Consiglio di sicurezza e questo consente all’ambasciatore Ryad Mansour, osservatore permanente dell’Anp al Palazzo di Vetro di affermare: «Il prossimo 29 novembre prometto che avverrà un evento storico». «La modifica dello status palestinese a Stato non membro dell’ organizzazione internazionale spiega è un momento storico sia per le Nazioni Unite che per il nostro popolo. La soluzione dei due Stati, da una prospettiva Onu, diventerà una realtà». «Quello che stiamo facendo conclude è legale, democratico e multilaterale». Per Mansour «la prima priorità per Abu Mazen è negoziare, la seconda negoziare, la terza negoziare» per arrivare alla soluzione dei due Stati.

L’Europa si presenta in ordine sparso al voto. La Francia voterà in favore della concessione dello status di «Stato non membro per la Palestina all’Onu». Ad annunciarlo è il ministro degli Esteri, Laurent Fabius che ha ricordato la «posizione costante» di Parigi in favore del riconoscimento di uno Stato palestinese, fin dal discorso del 1982 dell’allora presidente, Francois Mitterrand. Il titolare del Quai d’Orsay, parlando davanti ai deputati in Assemblea nazionale, ha quindi annunciato formalmente che la Francia voterà «sì» alla risoluzione Onu sulla Palestina.

La decisione di Parigi amplifica la prospettiva di una nuova spaccatura fra i Paesi Ue su un importante dossier di politica estera. Anche la Spagna, stando ad una anticipazione di El Pais on line, voterebbe a favore, così come l’Austria. La Gran Bretagna apre, ma ad una condizione. Due i caveat al suo sì: che l’Anp si impegni a riprendere subito, senza condizioni, i negoziati di pace con Israele e che l’Anp si astenga dal chiedere di entrare alla Corte Penale Internazionale e alla Corte Internazionale di Giustizia, istituzioni che potrebbero essere usate per mettere Israele sul banco degli imputati per crimini di guerra. Richieste queste che troverebbero ascolto nella dirigenza palestinese. Un’altra condizione è che la risoluzione dell’Assemblea Generale non richieda al Consiglio di Sicurezza di seguirne le mosse.

LE CONDIZIONI DI LONDRA

La svolta britannica è delle ultime ore e fa seguito a colloqui dell’altro ieri del ministro degli Esteri, William Hague con il presidente dell’Anp, Abu Mazen e con il collega francese Laurent Fabius. Abu Mazen ha chiesto a Londra di appoggiare la sua richiesta all’Onu invocando la speciale responsabilità della Gran Bretagna come ex potenza coloniale nei confronti della Palestina. Finora il Foreign Office aveva sempre opposto resistenza alla risoluzione, citando le obiezioni di Stati Uniti e Israele e il timore di danni a lungo termine nelle prospettive di negoziato. Un sì all’Onu di Londra, quindi, è condizionato a modifiche nella richiesta dell’Anp che domani verrà messa ai voti dell’Assemblea delle Nazioni Unite. Stati Uniti e Israele hanno prospettato pesanti rappresaglie in caso di approvazione della risoluzione e la posizione della Gran Bretagna è tesa a ridurre il rischio di queste minacce.

Sul fronte opposto, quello dei «no», ci sono gli Stati Uniti e, naturalmente, Israele che per bocca del suo ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman ha bollato come una «grave provocazione che non resterà senza conseguenze» l’iniziativa palestinese. L’azione unilaterale dell’Anp all’Onu perché lo status della Palestina sia portato da osservatore a Stato non membro è definito «un errore» dalla portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Victoria Nuland. «Non pensiamo che questo passo porterà il popolo palestinese più vicino a uno Stato» afferma. Per concludere: «Crediamo sia un errore e ci opponiamo». E l’Italia? Bocche cucite alla Farnesina, ma a quanto risulta a l’Unità l’opzione più accreditata in queste ore è quella dell’astensione, che sarebbe condivisa dalla Germania. Ma questa linea che non convince il partito democratico che con il suo responsabile Esteri, Lapo Pistelli insiste perché l’italia sostenga la richiesta di Abu Mazen.

L’Europa si presenta dunque divisa ad un appuntamento cruciale. E questo è di per sé l’indice di un fallimento politico. L’ennesimo sullo scacchiere internazionale.

Il documento

-  L’Italia sostenga la richiesta dell’Anp
-  l’Unità 28.11.12

QUATTRO ANNI FA, IN QUEI DRAMMATICI GIORNI CHE seguirono l’assedio di Gaza, lanciammo un appello dal titolo: «La questione morale del nostro tempo». Rappresentava il tentativo non solo di uscire dalla spirale della guerra, ma anche dai rituali dello schierarsi con le parti in conflitto per provare ad indicare una prospettiva diversa, capace di modificare il nostro sguardo su un conflitto che affonda le proprie radici nel cuore di tenebra dell’Europa e del suo Novecento.

Si avviò una carovana. Si nutriva di culture e di storie che la guerra intendeva cancellare, di resistenza nonviolenta a dispetto della chiamata alle armi, di relazioni fra territori e persone nell’intento di valorizzare luoghi e saperi che nell’intreccio del Mediterraneo hanno costruito straordinarie civiltà niente affatto in conflitto. Una rete fittissima di esperienze che hanno interagito con la «primavera araba» dopo la quale niente è più come prima. Oggi la storia sembra ripetersi, quasi a voler abbattere i ponti di dialogo costruiti a fatica nel contesto dei grandi cambiamenti di questo tempo. Di nuovo assistiamo impotenti al dilagare della guerra. Le popolazioni civili vedono aggiungersi nuove sofferenze e nuove distruzioni, tanto in Palestina dove nuovi lutti si aggiungono ad una interminabile lista del dolore, quanto in Israele dove un numero pur minore di vittime non attenua lo stato di tensione e di paura. Per entrambi, l’insicurezza e l’incertezza del domani avviliscono l’esistenza ed offuscano le menti. Ora che i bombardieri tacciono e la tregua sembra reggere, dobbiamo sapere che i problemi sono immutati e che il campo della belligeranza si è fortificato, che i sondaggi di opinione danno in crescita i falchi ottusi e le tendenze estreme. I proclami di guerra e di odio hanno contaminato il linguaggio quotidiano, costringendo in una posizione minoritaria la ragionevolezza e il buonsenso, mentre tutti noi diventiamo vittime collaterali. Eppure siamo consapevoli che la guerra non porta da nessuna parte, tanto è vero che gli ultimi conflitti nel Vicino Oriente si sono risolti in un vano e catastrofico esercizio di potenza, deteriorando situazioni già intollerabili, impoverendo di umanità e di intelletto popolazioni già provate e allontanando l’orizzonte di pace e serenità per una vita dignitosa. E che il dialogo è l’unica alternativa alla guerra.

In queste ore, con un nuovo appello vorremmo essere vicini a tutti, gettare una pietra nello stagno che ci ha trasformato in impotenti spettatori o in agguerriti tifosi.

Noi sappiamo che nel diritto, nella legalità internazionale e nelle sue molteplici convenzioni, esiste uno spazio di vita e di dignità per tutti. Sappiamo anche che il Mediterraneo è uno spazio non solo geografico ma anche culturale e politico nel quale costruire una prospettiva di incontro e convivenza fra i popoli. Così come sappiamo, infine, che «la pace dei coraggiosi» continua a rappresentare l’unica scelta possibile per una vita in sicurezza, per la dignità, la crescita umana e culturale di entrambi i popoli. Per questo siamo a chiedere la convocazione di una nuova conferenza internazionale per la pace che riparta da dove i colloqui si sono interrotti. Chiediamo all’Italia e all’Europa di sostenere, presso l’Assemblea generale delle Nazioni Unite la richiesta di Abu Mazen a nome di tutto il suo popolo per il riconoscimento dello Stato palestinese entro i confini del 1967, come contributo a rafforzare la pace in tutta una regione oggi segnata dall’instabilità, dal soffocamento violento delle istanze di libertà e di democrazia. Questo passaggio aiuterà altresì le nuove democrazie nel mondo arabo ad evolversi verso un vero stato di diritto e getterà le basi per una proficua cooperazione regionale e mediterranea, nel quale le grandi risorse umane e materiali siano valorizzate a favore della vita e dello sviluppo umano.

Con il nostro appello intendiamo dare vita ad un presidio permanente contro la guerra a favore della pace in Palestina e Israele, sulla base della legalità internazionale. Ci rivolgiamo a tutti, in modo particolare a tutti i giovani, senza distinzione di fede o nazionalità, che hanno ereditato un mondo dilaniato dalla guerra e depauperato da scelte politiche insensate, perché il nostro Mediterraneo riacquisti il suo splendore.
-  (Per adesioni: mezzalunafertile.wordpress.com)

Moni Ovadia, Ali Rashid, Fausto Raciti, Paolo Beni, Antonio Bassolino, Pierluigi Bersani, Mercedes Bresso, Susanna Camusso, Nandino Capovilla, Raya Cohen, Andrea Cozzolino, Rosario Crocetta, Leonardo Domenici, Vasco Errani, Stefano Fassina, Lorenzo Floresta, Roberto Gualtieri, Antonio Liaci, Federica Martiny, Davide Mattiello, Gennaro Migliore, Michele Nardelli, Matteo Orfini, Antonio Panzeri, Gianni Pittella, Alessandro Portinaro, Enrico Rossi, Pasqualina Napoletano, Nichi Vendola.


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: