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Politica

Lettera a Prodi, Fassino e Veltroni, da parte degli amici del Phorum Palestina e compagni

Sulla visita a Sharon: un documento da leggere subito e divulgare all’istante
sabato 21 maggio 2005 di Emiliano Morrone
All’On.le Romano PRODI
All’On.le Piero FASSINO
Al Sindaco Walter VELTRONI
Abbiamo appreso dalla stampa che avete in programma una visita in Israele, dove incontrerete ufficialmente il Primo Ministro Ariel Sharon. Riteniamo che questo incontro sia un atto politicamente inopportuno e moralmente deplorevole, per i seguenti motivi.
Ariel Sharon non è un leader politico qualsiasi: è direttamente responsabile dell’assassinio di migliaia di uomini e donne, la cui unica colpa era quella di essere (...)

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> Palestina all’Onu, l’Italia voterà sìIl Governo italiano intende dare il proprio sostegno alla risoluzione per attribuire alla palestinese lo status di `Stato non membro osservatore’ delle Nazioni Unite. Lo riferiscono fonti di governo.

giovedì 29 novembre 2012

29/11/2012

-  Palestina all’Onu, l’Italia voterà sì
-  Israele: “Roma ci ha molto deluso”

Abu Mazen, cerca all’Onu il riconoscimento della Palestina come Stato osservatore non membro *

ROMA In aperta sfida agli Usa e alle minacce israeliane di recedere dagli Accordi di Oslo, il presidente dell’Anp, Abu Mazen, cerca oggi all’Onu il riconoscimento della Palestina come Stato osservatore non membro. La risoluzione, che darà un implicito seppur solo simbolico riconoscimento alla sovranità statuale palestinese, dovrebbe passare con un’ampia maggioranza: solo una manciata di Paesi, insieme a Israele e Usa, voteranno contro. Il voto arriverà nella tarda serata italiana.

A Ciosgiordania e a Gaza c’è un clima di festa, anche se molti riconoscono che la vittoria non cambierà la situazione sul terreno. Uno degli effetti più attesi è che consentirà ai palestinesi di chiedere al Tribunale Penale Internazionale di indagare su eventuali crimini commessi dalla leadership israeliana durante il pluridecennale conflitto israelo-palestinese. In Israele l’atmosfera è di rassegnazione. Il governo ha fatto sapere che non modificherà alcun accordo in ritorsione del voto, ma il premier, Benjamin Netanyahu, ha tenuto a precisare che «sul terreno non accadrà nulla, anzi la prospettiva di uno Stato si allontana».

Abu Mazen ha cercato di garantirsi quanti più voti possibili dalle consolidate democrazie europee: il risultato è la risoluzione avrà l’appoggio della maggioranza dei Paesi Ue, Francia e Spagna in testa, ma di fatto ha diviso i 27. I Paesi europei favorevoli saranno almeno 15 (Francia, Spagna, Danimarca, Irlanda, Portogallo, Austria, Lussemburgo, Cipro, Malta, Finlandia, Grecia, Belgio); la Repubblica Ceca, l’Olanda e la Bulgaria dovrebbero votare contro; la Germania ha annunciato che si asterrà, e anche la Gran Bretagna a meno che i palestinesi non si impegnino a evitare il ricorso al Tpi e tornino immediatamente al tavolo del negoziato.

Il Governo italiano intende dare il proprio sostegno alla risoluzione per attribuire alla palestinese lo status di `Stato non membro osservatore’ delle Nazioni Unite. Lo riferiscono fonti di governo. L’Ue, dal canto suo, ricorda che vuole uno Stato palestinese a pieno diritto nelle Nazioni Unite, ma che questo deve avvenire nel quadro di una soluzione del conflitto con Israele e quindi ha esortato le parti a riprendere da subito il negoziato.

«Siamo molto delusi dalla decisione dell’Italia - uno dei migliori amici di Israele - di sostenere l’iniziativa unilaterale dei Palestinesi alle Nazioni Unite». Non si è lasciato attendere il commento a caldo dell’ambasciatore israeliano a Roma Naor Gilon, secondo cui «tale iniziativa indebolisce le relazioni tra israeliani e palestinesi fondate sugli Accordi di Oslo». «Dopo quattro anni in cui i Palestinesi hanno rifiutato di tornare al tavolo negoziale - prosegue Gilon - assistiamo ora al tentativo palestinese di influenzare i risultati dei negoziati stessi per mezzo di istituzioni internazionali. Questa mossa, non soltanto non migliorerà la situazione sul terreno, ma aumenterà le preoccupazioni di un ritorno alla violenza e, soprattutto, allontanerà le prospettive di pace».

* LA STAMPA, 29/11/2012


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